Manuel Agnelli e la reunion degli Afterhours dopo 20 anni
La reunion degli Afterhours, Manuel Agnelli spiega come nasce l'idea

Manuel Agnelli riporta sul palco gli Afterhours per una reunion che sa di festa, a vent’anni da “Ballate per piccole iene”, con un tour.
Certe volte le idee migliori nascono da quelle che sembrano operazioni di routine. Succede anche nella musica, dove le ristampe, soprattutto per i dischi iconici, sono spesso occasioni per guardarsi indietro e celebrare un passato che ha lasciato il segno.
È proprio da lì che è partito tutto, da una proposta di Universal. Era il ventennale di Ballate per piccole iene, uno degli album più significativi della scena alternativa italiana, e l’etichetta ha chiesto a Manuel Agnelli e compagni di pensare a una ristampa, magari con un po’ di promozione.
Manuel Agnelli e la reunion degli Afterhours
Qualcosa di ordinario, insomma. E invece no. Perché Manuel Agnelli non è tipo da “promozione blanda”, come lui stesso ha detto con quella franchezza che lo contraddistingue. Così è nata l’idea della festa. E da quella festa, inevitabilmente, è nato il tour.
Una reunion vera, sentita, necessaria. Non solo per i fan, che aspettavano da anni questo momento, ma anche per la band stessa, che dopo un lungo silenzio ha sentito il bisogno di ritrovarsi. Non è solo nostalgia, e non è neppure un’operazione commerciale. È qualcosa di più profondo, che ha a che fare con il desiderio di riprendere in mano un linguaggio che per troppo tempo era rimasto sospeso. E quando si parla degli Afterhours, quel linguaggio ha significato molto per più di una generazione.
Il disco che ha fatto scattare la scintilla, Ballate per piccole iene, è ancora oggi un riferimento potente. Uscito nel 2005, è stato il primo lavoro interamente in italiano dopo anni in inglese, un passaggio netto, deciso, che ha permesso ad Agnelli e agli altri di parlare con un’intimità e una crudezza nuove. È stato l’album della svolta, quello che ha consacrato gli Afterhours anche al grande pubblico, senza tradire la loro anima ruvida e poetica. Riascoltarlo oggi, a vent’anni di distanza, è come riaprire una ferita ancora viva. I testi non hanno perso un grammo della loro forza, e le sonorità restano taglienti, viscerali, necessarie.
Il ritorno sul palco è quindi una scelta naturale, quasi obbligata. Perché la musica, quando è vera, non invecchia. Cambia pelle, magari, si carica di nuove sfumature, ma resta lì, pronta a esplodere di nuovo. E così Manuel Agnelli ha raccolto la sfida. Non per inseguire il passato, ma per metterlo in dialogo con il presente. Il tour sarà l’occasione per rivedere quella chimica che solo gli Afterhours sanno sprigionare dal vivo, ma anche per fare i conti con tutto quello che è successo nel frattempo, dentro e fuori dal palco.
Non è detto che ci sarà un nuovo disco, almeno non subito. Però questa reunion ha già un sapore speciale. Perché non nasce per caso, né per dovere. Nasce da un’urgenza, da un impulso emotivo che solo chi ha vissuto certe notti nei club, certi testi gridati sotto il palco, può davvero capire. Gli Afterhours tornano, e lo fanno a modo loro. Con stile, con cuore, con quella rabbia lucida che non hanno mai smesso di avere. E questa sì, è una festa che vale la pena vivere.