Tracce di farmaci e cosmetici perfino nelle acque delle Svalbard
Uno studio coordinato dal CNR ha rilevato la presenza di inquinanti difficili da immaginare intorno all’arcipelago del Mar Glaciale Artico. La provenienza? Anche da molto lontano L'articolo Tracce di farmaci e cosmetici perfino nelle acque delle Svalbard proviene da Montagna.TV.

Le isole Svalbard costituiscono un arcipelago remoto, dove vivono più orsi polari (circa 3500) che persone (gli abitanti sono circa 2.900). Si trovano tra i 74° e gli 81° di latitudine nord nel Mar Glaciale Artico,approssimativamente a metà strada tra la Norvegia continentale (a cui appartengono) e il Polo Nord. Rappresentano le terre abitate più a nord del pianeta. La maggior parte delle isole sono coperte da ghiaccio permanente, ma il paesaggio è caratterizzato da montagne che superano i 1700 metri, ghiacciai, e fiordi profondi.
Per la loro posizione remota l’arcipelago è un importante centro di ricerche scientifiche condotte da numerosi istituti internazionali che spaziano dal clima, alla geologia, alla biologia marina, all’astronomia. E proprio uno studio coordinato dall’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche, con la partecipazione dell’Università di Roma Sapienza e dell’istituto norvegese Sintef Ocean, ha rilevato la presenza di farmaci e prodotti per la cura personale nelle acque del fiordo artico Kongsfjorden, alle isole Svalbard. Le conseguenze sul lungo periodo che paventano i ricercatori è che sono a rischio di sopravvivenza gli organismi acquatici che vivono in questo peculiare ecosistema marino.
La ricerca
Lo studio pubblicato sulla rivista Science of The Total Environment, si aggiunge a una ricerca sui sedimenti artici condotta nel 2024. È stata rilevata la presenza di antibiotici, antipiretici, ormoni, antinfiammatori, antiepilettici, stimolanti, disinfettanti, caffeina e repellenti per insetti, sia in mare che nelle acque reflue. “Questi composti hanno mostrato un’elevata persistenza nell’ambiente marino, acutizzata dalle condizioni artiche che rallentano i processi di degradazione naturale”, afferma Jasmin Rauseo, ricercatrice del Cnr-Isp. “Eseguendo una valutazione del rischio ecologico, abbiamo scoperto che la miscela di questi contaminanti può compromettere la salute degli organismi acquatici a diversi livelli della catena trofica, alterando le funzionalità del sistema endocrino e ormonale, con un potenziale aumento della resistenza agli antibiotici”.
Ma da dove provengono questi inquinanti? “La distribuzione spaziale e temporale dei composti – prosegue la ricercatrice- ci ha fatto capire che non provengono solo dalle emissioni locali (vista la mancanza di adeguati sistemi di trattamento delle acque reflue) ma anche il loro trasporto oceanico e atmosferico contribuisce alla confluenza di questi contaminanti nel fiordo”. Secondo i ricercatori la stabilità ambientale dei contaminanti è favorita dalle basse temperature e dalla scarsa luce solare.
I rischi
“Queste evidenze mostrano il potenziale rischio a lungo termine per gli ecosistemi artici e, conseguentemente, per le popolazioni locali”, aggiunge Luisa Patrolecco, ricercatrice del Cnr-Isp responsabile del gruppo di ricerca. “L’Artico sta attualmente affrontando sfide ambientali legate alla presenza di nuovi inquinanti, nei confronti dei quali non sono state ancora adottate misure di contenimento a livello mondiale. Da qui l’urgenza di intensificare i programmi di monitoraggio, dando priorità a studi che possano contribuire a promuovere politiche globali per limitare la contaminazione dei mari artici, salvaguardandone la loro biodiversità, così unica e fragile”.
Un recente polo del lusso
Negli ultimi anni le Svalbard sono diventate una destinazione turistica, che attrae visitatori desiderosi di esplorare i paesaggi artici, effettuare escursioni con gli sci, e avvistare la fauna selvatica, le balene e naturalmente gli orsi polari. E quasi a dispetto di un ambiente così affascinante ma severo si assiste al crescere del numero di alberghi e ristoranti sempre più lussuosi. Oggi ci sono sei hotel. Uno di questi, un boutique hotel di 88 camere, è situato ai piedi di un pozzo minerario da tempo dismesso. Fa riflettere la rapida evoluzione di questa remota regione del nostro pianeta, da distretto minerario inospitale a polo turistico di lusso. Dove si possono assaporare delizie gastronomiche accompagnate da champagne e si può contare su una cantina di 15 mila bottiglie. Ma dove ormai nemmeno quelle acque polari si salvano dalla presenza di farmaci e cosmetici.
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