INTERVISTA | Palazzo Rosa: vi raccontiamo il nostro condominio fatiscente e psichedelico

Abbiamo incontrato i Palazzo Rosa, un duo nato a Sassari negli anni Dieci del ventunesimo secolo. Luca Dore (voce e chitarra) e Alessandro Budroni (voce, pianoforte, armoniche, chitarra) si muovono dentro le soffitte e gli scantinati della musica d’autore. I protagonisti dei loro brani devono spesso salvarsi da un destino avverso, dallo spaesamento e dalla miseria, […] L'articolo INTERVISTA | Palazzo Rosa: vi raccontiamo il nostro condominio fatiscente e psichedelico proviene da Blog della Musica.

Apr 10, 2025 - 16:31
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INTERVISTA | Palazzo Rosa: vi raccontiamo il nostro condominio fatiscente e psichedelico

Abbiamo incontrato i Palazzo Rosa, un duo nato a Sassari negli anni Dieci del ventunesimo secolo. Luca Dore (voce e chitarra) e Alessandro Budroni (voce, pianoforte, armoniche, chitarra) si muovono dentro le soffitte e gli scantinati della musica d’autore. I protagonisti dei loro brani devono spesso salvarsi da un destino avverso, dallo spaesamento e dalla miseria, da donne violente o vedove protettive, da minacciose pleuriti e città vuote. Palazzo Rosa è un luogo fatiscente e psichedelico al contempo, angusto sì, ma ricco di vita e di personaggi appassionati. Ecco il loro racconto nell’intervista…

Il progetto musicale dei Palazzo Rosa cerca di sposare la Linea rosa del cantautorato, desiderosa di non abbandonare il discorso sul racconto del sociale, ma guardato di sbieco, intriso di ironia e di amore per il grottesco. Le sonorità richiamano al gusto artigianale del costruire canzoni, per vestirle non con abiti à la page ma con tutto quello che si trova nell’armadio di un condominio degli anni ‘70. Per questo, nell’ultimo lustro di concerti live, hanno sparso, nell’aria di piccoli locali e snack bar, essenza di naftalina e vino rosso a favore di tutti i loro affezionati seguaci. Il loro album di esordio, appena uscito per “La stanza Nascosta Records” è “Tanto vale”.

Come e quando è avvenuto il vostro incontro umano e artistico?

Oggi il cuore pulsante di ogni quartiere è il parcheggio del supermercato. Ma una volta era la piazza, con la scuola, la chiesa, le panchine. Noi siamo nati e cresciuti lì, sul finire del Novecento, tra il centro e la periferia di Sassari, città da sempre a grande vocazione musicale, in tutti i generi.

Abbiamo avuto anche noi la nostra band giovanile, con canzoni dai testi criptici e atmosfere cupe; davvero strano che gli Aldebaran non abbiano sfondato.

Dopo abbiamo subìto un fermo biologico musicale che si è protratto per dieci anni, e alla fine siamo rinati come Palazzo Rosa, in formato duo.

Palazzo Rosa: qual è il significato di questo nome?

In ogni città il Palazzo Rosa è un edificio che tutti notano, anche perché il rosa sgargiante interrompe la monotonia dei colori, e alla fine tutti lo ricordano. Da noi è sede della ASL, ma in altri posti è un hotel, o un edificio stile liberty; in altre ancora era il bordello più importante della città.

E poi siamo affascinati da questo alone psichedelico anni ‘70 che sprigiona il nome stesso.

Come mai avete optato per una pubblicazione digitale in due parti?

A farci muovere nella direzione della pubblicazione digitale in due diverse parti è stata la natura stessa delle canzoni e dei personaggi di cui parlano: i primi cinque protagonisti infatti conducono vite ciondolanti, sempre in bilico, proprio come nello swing.

Gli ultime cinque invece emergono dalle cantine del palazzo, si agitano fra le tubature, le loro storie pretendevano un suono più ruvido.

Ecco il motivo di questa somministrazione controllata dei brani: tenere  distinte, fino all’incontro nella versione “fisica”, le due anime del Palazzo Rosa.

Quanto conta per voi, ancora, il supporto fisico, in questo caso il cd, in un lavoro artistico?

Abbiamo vissuto il periodo in cui si mettevano da parte i soldi per comprare i dischi, nella fattispecie siamo stati grandi consumatori di CD, che negli anni Novanta costavano tantissimo, ma ci ripagavano anche di decenni di musicassette.

Oggi è il periodo in cui metti da parte i soldi per fare un CD.

In tutti questi anni abbiamo suonato in posti bellissimi e meno belli, abbiamo tenuto duro, abbiamo portato in giro i nostri brani, mescolandoli a cover ed evergreen, e alla fine abbiamo iniziato a crederci.

Per fortuna sulla nostra strada è arrivata La stanza nascosta records, che ci ha sostenuto e incoraggiato a portare a termine il traguardo.

Come è nato “Tanto Vale”?

Alla fine, i personaggi che affollavano il Palazzo Rosa erano diventati tanti e sempre più arroganti. Pretendevano udienza per le loro storie, volevano che venissero messe nero su bianco, e trasformate in canzone.

Da buoni amministratori di questo condominio fatiscente, abbiamo raccolto le loro lamentele e le abbiamo infilate una per una dentro l’album, ricco di domiciliati, vedove, jazzisti, e protetto dall’alto da Madame Latrouche.

Parliamo degli incontri fortunati che poi sono confluiti in questo progetto discografico…

In primis Salvatore Papotto, bassista e produttore, e Claudia Erba del Verbatim Ufficio stampa per tutto il lavoro fatto per il nostro progetto, per la cura nella produzione e per la diffusione capillare che tante soddisfazioni ci sta regalando.

E poi i musicisti che ci hanno aiutato nella realizzazione: i batteristi Fabrizio Murgia e Paolo Succu, il bluesman Vittorio Pitzalis, il violinista Peppino Anfossi, il clarinettista Paolo Cartamantiglia. Siamo onorati di averli come nostri ospiti. Speriamo che anche per loro sia così…

Infine ci teniamo a ringraziare PF Foto, Patrizia Peigottu e Francesca Saba, per il servizio fotografico, e la regista Irene Franchi che insieme a Roberto Cadeddu hanno creato il videoclip di Città vuota, il nostro primo singolo.

Guarda il video di “Città Vuota” del duo Palazzo Rosa

La filosofia del “Tanto vale” sembra avere un fondo di amarezza…

Tanto vale sembra un atto di rinuncia o, peggio, l’accettazione dell’ennesimo sopruso.

In realtà dire Tanto vale può essere l’inizio di una rivalsa col destino, la prima possibilità di uscire da una situazione intricata o da un presente stagnante.

Come si fa ad essere ironici senza scadere nel sarcasmo?

L’ironia è un’arma abbastanza potente, ma rispetto al sarcasmo contiene una maggiore dose di pietà. Noi ridiamo dei nostri protagonisti sfortunati, ma siamo comunque affezionati e partecipi del loro disagio.

L’importante è che all’orecchio di chi ascolta arrivi l’impatto di questa commedia dolce-amara che è per noi il senso della vita stessa.

Una playlist di 5 brani per voi irrinunciabili?

Ok, ci limitiamo a 5 brani del cantautorato italiano che sono stati uno sprone allo scrivere canzoni:

Alessandro:

  • 1 La sera dei miracoli –   Dalla
  • 2 Niente di nuovo – M. Gazzé
  • 3 La noia – V. Rossi
  • 4 Summer on a solitary beach –   Battiato
  • 5 Altrove – Morgan

Luca:

  • 1 Il parco della luna –   Dalla
  • 2 Incontro –   Guccini
  • 3 Amore che vieni, amore che vai – De André
  • 4 Magic shop – Battiato
  • 5 Io e te –  Jannacci

Il cantautore più sottovalutato e quello più sopravvalutato degli ultimi 10 anni?

Non vogliamo offendere nessuno, ma diciamo che fra i nuovi cantautori ci sono grandissimi artisti. Alcuni ci arrivano meno, tipo Mannarino (è solo questione di gusti personali); in altri casi (per esempio Biagio Antonacci) la definizione di cantautore è una forzatura, che non giova nemmeno all’artista, nella fattispecie una delle tante star della pop-music.

Fra i più sottovalutati, ce ne sono almeno due che meriterebbero di raccogliere molto di più: Max Manfredi e Andrea Laszlo de Simone.

A quale interprete femminile affidereste un vostro brano?

I brani di questo disco, ma i nostri in generale, sono talmente diversi che vanno addirittura a cambiare genere.

Saremmo curiosi di sentire Città vuota cantata da Malika Ayane; Vedo Vado da Irene Grandi, Androblues da Noemi. E chissà cosa verrebbe fuori con Loredana Berté e Antonella Ruggiero.

Come vi immaginate fra dieci anni?

Vi lasciamo con 5 immagini del nostro futuro; speriamo si avverino solo quelle buone:

  1. Siamo vivi, e abbiamo pubblicato almeno un altro disco;
  2. Siamo vivi, e ci addormentiamo con la testa sul tavolo appena finita la cena;
  3. Siamo vivi e celebriamo i 10 anni di Tanto vale: a fine serata diversi nostri concittadini ci dicono: “Non sapevamo che suonaste!”
  4. Siamo vivi. A Sanremo. In platea. Dopo aver impiegato 10 anni ad accumulare i soldi del biglietto d’ingresso.
  5. Siamo vivi, ma in fila al Bricocenter. A comprare delle nuove mensole per sistemare tutti i “Premi Tenco” ricevuti negli ultimi dieci anni.

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