Naturalis, e l’evoluzione della specie-festival
Equilibrio. Nel 2025, la parola magica potrebbe essere: equilibrio. Quella componente cioè che porta, davvero, alla “stagione della maturità” per i festival italiani della musica “nostra”. Siamo passati attraverso varie fasi: da quella iniziale, pionieristica, in cui dietro all’esempio meraviglioso di Dissonanze si osava episodicamente l’inosabile (con molta buona volontà ed entusiasmo e, in qualche… The post Naturalis, e l’evoluzione della specie-festival appeared first on Soundwall.

Equilibrio. Nel 2025, la parola magica potrebbe essere: equilibrio. Quella componente cioè che porta, davvero, alla “stagione della maturità” per i festival italiani della musica “nostra”. Siamo passati attraverso varie fasi: da quella iniziale, pionieristica, in cui dietro all’esempio meraviglioso di Dissonanze si osava episodicamente l’inosabile (con molta buona volontà ed entusiasmo e, in qualche caso, con approssimazione), a quella in cui hanno iniziato a fiorire in tutta Italia con continuità eventi molto interessanti ed “avanzati” (…e nel frattempo C2C prendeva il testimone da Dissonanze, e il Kappa FuturFestival iniziava a giocare un campionato a sé, su scala globale), eventi nati da una voglia viscerale di sprovincializzare il campo degli eventi musicali estivi – e non estivi – in Italia. Dopo tutto questo, siamo arrivati ad una situazione di stallo, di bulimico stallo, in cui tra realtà consolidate e gente che si voleva consolidare in cinque minuti (leggi: in una o due edizioni) è venuto proprio il sospetto: non è che in Italia i festival “belli” siano troppi, ovvero superino di gran lunga come offerta la domanda, senza però avere abbastanza forza per ingrandire quest’ultima, in un paese “difficile” perché musicalmente poco educato come l’Italia?
Nulla di sorprendente, in questo ciclo delle cose. Ci sta. Ci sta che nascano fenomeni incredibili grazie a singoli talenti, ci sta che una cosa “bella” che funziona (almeno in apparenza e in superficie, senza indagare troppo nei numeri) sia via via sempre più emulata, ci sta che questa emulazione ad un certo punto vada per certi versi fuori giri e si prenda troppi spazi, troppi ottimismi, troppe libertà, troppi eccessi di sicurezza – non per mala fede, ma quasi sempre per eccesso di entusiasmo.
Il punto è: oggi, dopo lo scossone del Covid e il successivo riassestamento che ha definitivamente fatto pulizia e imposto regole dure per fare realmente parte del “gioco”, siamo nella fase decisiva. La più importante. Quella in cui capiremo quale festival ha la forza per camminare sulle proprie gambe negli anni a venire, e quali meno.
Per camminare, lo sappiamo tutti, la prima cosa necessaria è l’equilibrio. È avere la consapevolezza di quanto sia lungo il passo che può fare la tua gamba, e quale sia l’itinerario più “giusto” per te, quello dove puoi incontrare più compagni di viaggio e più supporter. Ora: non abbiamo la sfera di cristallo, ma a parte qualche “solito noto” su cui puntare ad occhi chiusi (Jazz:Re:Found, ad esempio), ci piace molto come si sta strutturando Naturalis (qui come ne parlavamo l’anno scorso) e come si presenterà in questa edizione 2025. Quella del 7 e 8 giugno 2025 in quel mini-paradiso naturale che è Umoya, in Campania, è insomma la prima esperienza che vi consigliamo molto caldamente – ma anche a ragion veduta, come ora vi spiegheremo – per la vostra estate.
Cosa ci piace di Naturalis? La prima cosa che si va a spulciare è sempre la line up: e già qui la questione dell’”equilibrio” si fa cruciale. C’è infatti un bellissimo equilibrio nelle scelte, nel volere degli headliner che sono famosi per profilo storico vero, da connoisseur (DMX Krew, Luke Vibert, sua santità dub Mad Professor), e nell’essere dei dj più bravi che famosi, ovvero famosi per essere bravi (Ben UFO, Vladimir Ivkovic, Red Axes…), al fatto che c’è comunque una nutrita presenza di artisti che sono lì perché in gamba e perché hanno un reale rapporto di amicizia e collaborazione con chi organizza il festival, non perché imposti dalle agenzie come nomi collaterali in cambio della concessione di qualche headliner vendi-biglietti. L’intera line up la potete vedere qui: se siete ferrati in materia, facile percepirne la qualità, la consistenza, la personalità. Anche nei particolari: vedasi il live broadcasting garantito da Charlie Bones, chicchetta mica male.
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Un’altra cosa che ci piace di Naturalis è ovviamente il luogo, come già accennato. Un luogo scelto attentamente, un luogo costruito e scelto per essere una parentesi “escapista”, dove cioè l’esperienza-festival possa essere piena, completa, possa essere qualcosa che faccia la differenza, non la mera equazione del “nomi in line up / biglietti venduti / incassi del bar / io speriamo che me la cavo”.
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Un’altra cosa che ci piace è che Naturalis sia figlio di un’esperienza, Sensorama, bella parecchio ma dove non tutto è andato proprio alla perfezione: e quindi sia nato dalla necessità e dalla voglia di lavorare su questi errori e non ripeterli, cercando di mantenere ciò che di buono c’è nell’idea, nell’attitudine, nella conoscenza. Così come ci piace che sia spazio anche per dei momenti di confronto e riflessione parlati, visto che i due talk organizzati sono di livello enorme (e non certo la presenza “soundwalliana” a moderare): in uno GNMR e Pierfrancesco Pacoda riflettono su quali contorni ha oggi la figura del dj, e ad aleggiare ci sarà la meravigliosa ombra di Claudio Coccoluto (di cui GNMR è figlio, e su cui Pacoda ha scritto una bella, fortunata e più volte ristampata biografia), nell’altro a parlare ci sarà niente di meno che sua maestà trainspottiana Irvine Welsh, accompagnato dall’amico e collega John Niven.
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Ci piace infine che i prezzi di biglietti e abbonamento siano onesti, anche questo è un particolare da sottolineare, in tempi in cui il clubbing ad alto livello – o comunque non underground – è sempre più a rischio di diventare in modo programmatico un hobby per ricchi e, soprattutto, figli di ricchi.
Ecco. Tutte queste secondo noi sono le coordinate migliori per raggiungere un equilibrio, al momento di progettare e fare un festival in Italia: un’intersezione cioè di conoscenza, competenza, nomi grossi e scelte ricercate, luoghi non banali, voglia di offrire esperienze a 360°. La crew di Naturalis deve metterci il lavoro a modo nelle scelte di produzione (palchi ok, impianto ok, servizi ok), deve metterci in questi mesi un lavoro organico ed approfondito di diffusione e promozione (ormai i nomi in line up vendono in automatico i biglietti solo in pochi casi, e quei pochi casi si regolano di conseguenza chiedendoti cifre sempre più senza senso, dove perdi soldi anche se vai sold out: ne vale la pena?). Perché infatti l’equilibrio non è una semplice situazione statica, che arriva da sé e da sé si mantiene, ma un traguardo da raggiungere lavorando duramente e stando attenti a tutto, anche alle sfumature.
Non saranno pochi, i festival potenzialmente “belli” quest’estate in Italia, esattamente come già da qualche anno pochi non sono. Bene, no? Ma vanno monitorati con attenzione. Ora più di prima. Bisogna iniziare ad essere esigenti – proprio per permettere una “evoluzione della specie” dove la specie in questione si irrobustica, trovi un suo posto stabile e florido nel mondo. Puntiamo molto su Naturalis. Ci sentiamo di consigliarvelo, tanto con entusiasmo da appassionati quanto da analisti del settore a ragion veduta. Ha tutti gli elementi per essere una delle esperienze più belle dell’estate 2025.
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