Lella Costa: “In viaggio cerco la bellezza”

Maria Callas intanto, poi la poetessa Emily Dickinson, ma anche le divine Mae West e Marlene Dietrich, la piccola Anna Frank o Marie Curie, Nobel per la fisica e Tina Anselmi, prima donna ministro della Repubblica italiana. Poi compaiono anche Mary Anderson, che ha inventato il tergicristallo e Lillian Gilbreth, che un giorno ha messo L'articolo Lella Costa: “In viaggio cerco la bellezza” sembra essere il primo su Dove Viaggi.

Apr 1, 2025 - 14:11
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Lella Costa: “In viaggio cerco la bellezza”

Maria Callas intanto, poi la poetessa Emily Dickinson, ma anche le divine Mae West e Marlene Dietrich, la piccola Anna Frank o Marie Curie, Nobel per la fisica e Tina Anselmi, prima donna ministro della Repubblica italiana. Poi compaiono anche Mary Anderson, che ha inventato il tergicristallo e Lillian Gilbreth, che un giorno ha messo a punto la pattumiera a pedale. Sono un po’ più di cento (106) le donne che si avventurano in questa danza che Lella Costa conduce sul palcoscenico del Teatro Carcano (di cui è anche direttrice artistica con Serena Sinigaglia), a Milano, dal 19 al 23 marzo, portando in scena Se non posso ballare… non è la mia rivoluzione.

Lella Costa
L’ultimo libro di Lella Costa (Solferino)

Lo spettacolo è anche un libro (Solferino), ma soprattutto un irresistibile monologo che ritorna aggiornato con nuove protagoniste che hanno lasciato il segno nella nostra storia (Michela Murgia, per esempio). Insomma, un viaggio che dura decine di secoli e che l’attrice, doppiatrice (era Reva Shayne nella soap Sentieri e Annie nel cartone animato Magica magica Emi), scrittrice e autrice milanese, con varie incursioni nel mondo televisivo (da La Tv delle ragazze a diMartedì), ha scelto di condividere con noi per ricordarne il talento, la speranza, il coraggio e l’allegria.

Come è nata questa idea?
«Leggendo Il catalogo delle donne valorose di Serena Dandini e ampliandolo. Quindi si parte con quattro versi di Saffo in greco e si va avanti a spron battente».

Come fa ad avere quella pronuncia perfetta quando recita anche in francese, inglese e spagnolo?
«Dice? Mi sono sempre piaciute le lingue e comunque credo che chi fa il mio mestiere debba anche avere orecchio, oltre alla spudoratezza di rifare i suoni di una lingua straniera proprio come li sente. Io ho fatto il classico, ma l’inglese l’ho imparato ascoltando i Beatles e da loro ho copiato l’accento».

Parlare con facilità con chiunque e ovunque le è servito anche a viaggiare?
«Non sono stata molto all’estero, sono sempre in tour a scalare montagne su e giù per l’Italia e alla fine ho meno energie e più voglia di restare stanziale quando sono in vacanza».


Che cosa ha imparato viaggiando in tournée?
«Sono campione del mondo di valigia perfetta. D’estate è molto più facile perché i vestiti leggeri occupano meno spazio, d’inverno è un po’ più complicato, ma contando che i costumi di scena viaggiano su un camion è tutta una questione di… palette».

Come è nata l’idea di riproporre al Teatro Carcano, in tre capitoli, El nost Milan, opera scritta in milanese dal commediografo Carlo Bertolazzi, a fine Ottocento? È importante raccontare la storia di ieri della città?
«Con la regia di Serena Sinigaglia, che ha anche avuto l’idea del progetto e che ha curato l’adattamento teatrale assieme a Tindaro Granata, emerge una Milano di oggi con la stessa dicotomia di ieri, anche se meno evidente, quella cosiddetta forbice tra chi ha molto e chi non ha niente. Per noi, El nost Milan ha un valore particolare perché ha debuttato proprio nel 1893 in questo teatro, e il nostro, oltre a essere un omaggio alle origini del teatro contemporaneo, è anche un modo per restituire ciò che questa città, che ha tante anime, ci ha dato. Ed è tanto».

Qual è il suo primo ricordo di viaggio?
«Mio padre che si agita prima di partire in vacanza: era sempre di pessimo umore perché si lamentava che tutte quelle valigie non sarebbero mai entrate in macchina. Invece ci stava sempre dentro tutto».

Dove andavate?
«Per anni in montagna, nelle valli bergamasche, a Clusone. Mio fratello ci va ancora adesso».

Lella Costa
Lella Costa durante lo spettacolo “Se non posso ballare… non è la mia rivoluzione”, al Teatro Carcano di Milano fino al 23 marzo. Foto Rossetti – PHOCUS

E lei dove è andata, poi?
«Una volta avevamo una barca a vela a Lavagna e d’estate navigavamo tra Liguria e Costa Azzurra. Quando avevamo solo una figlia, Viola, siamo arrivati fino a Lampedusa. Venti giorni in mare, una favola. Poi sono arrivate altre due figlie, il lavoro a teatro perlopiù il weekend e m’è passata un po’ la voglia. Mi limito a volare a Parigi da una mia cara amica, che l’ultima volta mi ha portato a vedere Isabelle Huppert a teatro in Mary said what she said di Robert Wilson, uno show in cui lei è stata davvero immensa nel ruolo di Maria Stuarda. Mai stata una da viaggi in India, ecco».

E oggi dove va?
«Seguo le mie figlie. Arianna fa la psicoterapeuta e ha avuto Tea, 3 anni e mezzo: e quando posso mi godo la nipotina. Nina, la più piccola, ha studiato a Berlino e ora è a Londra: vuole fare la curatrice d’arte. La vado a trovare e ne approfitto per vedermi spettacoli pazzeschi come quello di Ewan McGregor in My Master builder, di nuovo nel West End, a maggio, dopo 17 anni. E il 17 maggio parto per Siracusa dove farò Lisistrata di Serena Sinigaglia al Teatro Greco, ma soprattutto me ne starò un mese e mezzo a Ortigia che è bellezza in purezza».

Un viaggio che le ha cambiato la vita o che le ha insegnato qualcosa?
«La prima volta negli Stati Uniti, molti anni fa, abbiamo fatto il classico coast to coast. Eravamo quattro amici e quando sono arrivata a New York ho avuto un’emozione molto forte, come di un posto che conoscevo già. E infatti è una città di cui curiosamente sento nostalgia, anche se ci sono stata troppo poco per provarne così tanta. Ma credo faccia talmente parte del nostro immaginario cinematografico, iconografico, che appena ci arrivi ti sembra di esserci già stata e quando vai via, inspiegabilmente, ti manca».

Foto di Serena Serrani

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DOVE People è a cura di Manuela Florio

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