Aspettiamoci di colpo un meteo tropicale

  Piove e fa freddo per il periodo. Eppure a breve arriva il meteo tropicale.. Non si tratta più di fluttuazioni normali, ma di una trasformazione strutturale del clima che sta cambiando il volto stesso delle stagioni europee, proiettando sempre più la fascia mediterranea verso un clima di tipo tropicale-secco.   L’espansione della fascia tropicale non è un’ipotesi futura: è un processo […] Aspettiamoci di colpo un meteo tropicale

May 14, 2025 - 09:22
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Aspettiamoci di colpo un meteo tropicale
Piove e fa freddo per il periodo. Eppure a breve arriva il meteo tropicale.. Non si tratta più di fluttuazioni normali, ma di una trasformazione strutturale del clima che sta cambiando il volto stesso delle stagioni europee, proiettando sempre più la fascia mediterranea verso un clima di tipo tropicale-secco. L’espansione della fascia tropicale non è un’ipotesi futura: è un processo in atto, osservabile attraverso molteplici indicatori fisici e meteorologici. Le sue ripercussioni sono visibili non solo nelle temperature in costante aumento, ma anche nella durata dell’Estate, nella frequenza e nell’intensità delle ondate di calore, nella presenza sempre più invadente di masse d’aria sahariane e nel progressivo indebolimento dell’Anticiclone delle Azzorre, una volta autentico custode della stabilità meteorologica estiva. Clima tropicale in crescita: un’espansione costante verso nord e sud Negli ultimi decenni, l’intero pianeta ha assistito a un fenomeno che i climatologi descrivono come l’ampliamento latitudinale della zona tropicale. Questo significa che la fascia climatica tropicale, quella che tradizionalmente si trovava tra il Tropico del Cancro e il Tropico del Capricorno, sta avanzando sia verso nord, sia verso sud. Nel nostro emisfero boreale, questa espansione verso nord interessa sempre più le latitudini del Mediterraneo, inglobando gradualmente porzioni dell’Europa meridionale. Nello stesso tempo, nell’emisfero australe, la fascia tropicale si spinge verso sud, interessando vaste zone dell’Oceania, dell’America Latina e dell’Africa meridionale. Il risultato è una trasformazione globale del bilancio energetico terrestre, che si manifesta in un’accelerazione delle dinamiche meteo davvero estreme. Anticiclone delle Azzorre: un amico sparito Chi ha qualche annetto sulle spalle si ricorderà che, un tempo, durante l’Estate, l’Anticiclone delle Azzorre fungeva da barriera naturale contro l’avanzata dell’aria sahariana. Questa struttura di Alta Pressione di origine oceanica, stabile e mite, garantiva un equilibrio atmosferico ideale per buona parte del Sud Europa. La sua presenza proteggeva il Mediterraneo centrale e occidentale dall’intrusione di masse d’aria africane, creando un’estate calda ma non estrema, con brevi periodi instabili alternati a lunghi tratti soleggiati. Negli ultimi vent’anni, però, l’Anticiclone delle Azzorre ha progressivamente perso terreno, venendo sostituito da sacche di Alta Pressione di matrice africana. Queste strutture sono molto più aggressive dal punto di vista termico e determinano condizioni meteo torride, con picchi superiori ai 40°C in pianura e una forte persistenza nel tempo. Durante le ondate di calore, le correnti sahariane possono raggiungere la Pianura Padana, la Valle del Rodano in Francia, le regioni alpine della Svizzera e, occasionalmente, anche il sud della Germania, facendo registrare temperature record e alterando i regimi pluviometrici. L’Estate del 2003: il punto del non ritorno Tra tutte le stagioni estive che hanno segnato la transizione climatica in corso, quella del 2003 viene ancora oggi considerata come un evento spartiacque. Durante quei mesi estivi, l’Europa fu colpita da una ondata di calore straordinaria, con temperature superiori di 10°C rispetto alla media stagionale e una siccità duratura che colpì duramente agricoltura, risorse idriche e salute pubblica. L’Estate 2003 rappresentò il primo vero segnale tangibile che qualcosa stava cambiando nel modo in cui si manifestavano le stagioni. Dopo quell’anno, le ondate di calore estreme divennero via via più frequenti, con episodi simili che si verificarono nel 2012, 2015, 2017, 2019 e più recentemente nel 2022 e 2023, quando le temperature superarono stabilmente i 42°C in molte località del Sud Italia, della Spagna meridionale e delle regioni costiere francesi. Gli scenari futuri: un’Europa sempre più bollente Le proiezioni climatiche più accreditate indicano chiaramente che nei prossimi 20-30 anni il clima europeo sarà caratterizzato da estati sempre più simili a quelle africane, soprattutto nelle regioni mediterranee. I modelli mostrano un’ulteriore espansione della fascia tropicale verso nord, accompagnata da una riduzione delle precipitazioni estive e da un innalzamento delle temperature medie annuali. Questo non significa che non ci saranno più episodi freschi o perturbati – specie a Giugno, quando l’atmosfera può ancora essere influenzata da residui primaverili – ma si tratterà sempre più di episodi isolati e transitori. L’estate, nella sua fase centrale e finale, sarà dominata quasi completamente da campi di Alta Pressione africana, con effetti simili a quelli osservati nel Sahel. L’Italia, in particolare, si trova in una posizione geografica estremamente delicata, a metà strada tra le masse d’aria oceaniche e quelle africane. Questa collocazione fa sì che il nostro Paese sia uno degli epicentri europei della trasformazione climatica, dove gli effetti della tropicalizzazione meteo si stanno manifestando in maniera particolarmente intensa e precoce. Brutte notizie quindi…

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