Andrea Bocelli e Luciano Pavarotti, da uno scontro nacque un legame profondo e indelebile
Bocelli celebra Pavarotti al “Pavarotti 90” a Verona: da un litigio giovanile a un’ammirazione sincera, il Maestro gli insegnò tecnica, umiltà e gratitudine. L'articolo Andrea Bocelli e Luciano Pavarotti, da uno scontro nacque un legame profondo e indelebile proviene da imusicfun.

Il 30 settembre 2025 l’Arena di Verona celebrerà il 90° anniversario della nascita di Luciano Pavarotti con l’evento speciale “Pavarotti 90”; tra i protagonisti attesi sul palco, spicca Andrea Bocelli, che ha sempre riconosciuto l’importanza del Maestro modenese nel suo percorso umano e artistico. «Luciano è stato fondamentale. Se posso cantare come faccio oggi è perché ho acquisito una tecnica giusta grazie a lui», ha dichiarato il tenore toscano.
Il rapporto tra Bocelli e Pavarotti non è nato sotto i migliori auspici. In una recente intervista a La Repubblica, Andrea ha ricordato con franchezza un episodio che segnò l’inizio della loro conoscenza:
«Ci fu una discussione tremenda al telefono, non se ne veniva fuori. Allora chiesi al mio amico, il maestro Carlo Bernini, di accompagnarmi a casa di Luciano a Pesaro. Non ne ho mai parlato. Ero giovane; avevo fatto critiche stupide, inopportune».
Il Maestro non fu tenero. Lo portò in una stanza e gli disse, con la sua proverbiale schiettezza:
«Quando non sei nessuno, devi imparare a stare zitto. Te lo dico ora che non sei nessuno, e te lo dico per quando sarai il numero uno».
Fu l’inizio di una sincera amicizia. Si chiarirono, si abbracciarono, e da quel momento il loro legame crebbe su basi di rispetto reciproco e stima autentica. Pavarotti invitò Bocelli a cantare al suo matrimonio e, anni dopo, Andrea rese omaggio al Maestro durante il suo funerale.
Oltre all’aspetto umano, Pavarotti ha lasciato in eredità a Bocelli un vero e proprio patrimonio tecnico e artistico. «Quando ho iniziato cantavo sul capitale, ora sugli interessi», ha spiegato Bocelli con una metafora presa dal gergo operistico. Il riferimento è alla consapevolezza tecnica acquisita nel tempo, grazie anche ai consigli e alla guida del Maestro.
Ma il lascito più prezioso è forse stato l’insegnamento dell’umiltà, che Bocelli ha fatto proprio nella sua carriera trentennale:
«Quando hai dei talenti non sono merito tuo, ma doni del cielo: nessun vanto. Piuttosto devi guardare in alto e dire grazie».
Nel frattempo, Bocelli ha intrapreso un nuovo capitolo della sua carriera firmando con AEG Presents, il colosso globale che organizza eventi come il Coachella e i tour di Taylor Swift ed Elton John. Un passo importante, nato anche grazie all’empatia instaurata con il CEO Jay Marciano, che lo ha raggiunto personalmente in Italia per incontrarlo.
Ma nonostante i successi e le platee internazionali – tra cui spiccano il debutto al Metropolitan di New York e il memorabile concerto a Central Park nel 2011 con Céline Dion e Tony Bennett – Bocelli resta profondamente legato alle sue radici: ai genitori, che «mi seguono da lassù», ai tre figli, educati al rispetto e alla gratitudine, e alla moglie Veronica, sempre al suo fianco:
«23 ore su 24 è con me, non mi lascia andare. Dice che gli uomini da soli combinano guai. E ha ragione».
Partecipare a Pavarotti 90 non è solo un omaggio a un amico e mentore, ma un atto di gratitudine verso chi ha saputo indicargli la strada. Attraverso la musica, Bocelli continua a tenere vivo il legame con Pavarotti, trasformando ogni esibizione in un ricordo, ogni nota in un grazie. E se il loro rapporto è iniziato con un errore, si è evoluto in uno dei legami più autentici del panorama musicale italiano.
«Pavarotti mi ha insegnato a stare zitto quando ero nessuno. Ora che qualcosa sono diventato, spero di onorare il suo esempio con la musica e il rispetto», ha concluso Bocelli.
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