Delfino Formenti, il chiodatore che “dipinge” le falesie

800 tiri attrezzati, quasi tutti nel Lecchese, con uno stile che rende le “sue” vie facilmente riconoscibili. Come opere d’arte. Il “Branchiosauro” è la sua più recente creazione L'articolo Delfino Formenti, il chiodatore che “dipinge” le falesie proviene da Montagna.TV.

Apr 20, 2025 - 18:32
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Delfino Formenti, il chiodatore che “dipinge” le falesie

Un mondo piccolo piccolo ma indispensabile per tutti i climber: quello dei chiodatori. Se non ci fossero la loro passione e la loro dedizione, forse l’arrampicata sportiva non sarebbe neppure così ricca di appassionati.
Storico protagonista di questo manipolo di appassionati  nell’area del Lecchese è Delfino Formenti, per tutti Delfix ma definito anche il “pittore” per il modo in cui disegna le sue linee sulle pareti. Dal 1986 a oggi ha attrezzato 500 tiri, altre centinaia ne ha richiodati. E come se non bastasse provvede a ripulire la base delle pareti e a tenere in ordine i sentieri da percorrere per raggiungerle. Insomma, un impegno a 360 gradi tutto dedicato alla montagna, fonte di divertimento ma che Delfino pretende che sia trattata con rispetto.  A costo di fare la voce grossa.

 Il Branchiosauro è la tua più recente creazione. Ce la racconti?
Il Branchiosauro è una falesia situata tra la Bastionata del lago e il Lariosauro a brevissima distanza dalla città di Lecco. E’ un muro verticale, con una sezione strapiombante. Avevo iniziato ad osservarla nel 2006, in quel periodo ero in cassa integrazione e mi ero messo alla ricerca di una falesia nuova da attrezzare. Erano già presenti dei tiri attrezzati da Giuseppe Bonfanti (“Ciusse”). Quell’anno sono riuscito ad attrezzare 7 tiri poi nel 2022 sono ritornato e con un gran lavoro di pulizia della parete e della base ho aggiunto altri 24 tiri nuovi (oltre ad aver allungato quelli già esistenti) con difficoltà che vanno dal 5 fino a 8a+ . Si scala dall’autunno alla primavera, il sole arriva da mezzogiorno circa. In inverno invece si scala nel pomeriggio; mentre in estate al mattino, se non c’è afa. In caso di pioggia bisogna attendere qualche giorno per lasciare asciugare la roccia.

Perché si dice che è facile capire quando una falesia è stata chiodata da te?
Per me attrezzare una falesia è come per un pittore esprimere la sua passione dipingendo un quadro. Quando attrezzo una nuova falesia lascio come una firma, perché da quasi quarant’anni seguo una mia logica nel modo in cui metto le protezioni e le soste di calata. Chi va a scalare nelle falesie attrezzate da me non avrà problemi a livello di sicurezza.

Quante falesie ( o quanti tiri) hai attrezzato nella tua carriera?
Ho attrezzato 26 settori per un totale di 500 tiri a cui bisogna aggiungere gli interventi di manutenzione e di richiodatura arrivando così a circa 800 tiri.

Come è variato nel tempo il modo di chiodare in relazione all’attrezzatura e ai materiali disponibili?
Quando ho iniziato io nel 1986 si mettevano ancora le bussole con il pianta spit a mano. I più fortunati avevano il trapano a batteria. Le piastrine si costruivano con gli angolari o si recuperavano da amici quelle usate. Si cominciavano a vedere i primi fix che erano usati in carpenteria e nell’edilizia. In seguito iniziò l’era del resinato.

Quali materiali usi e hai qualche sostegno economico esterno per l’acquisto dei materiali?
Per attrezzare i tiri e le soste uso i fix e le piastrine inox e in acciaio zincato perché hanno un costo minore del resinato e la roccia del Lecchese (per lo più calcare) si presta di più a questo tipo di ancoraggio.

In quasi quarant’anni ho avuto aiuto solo da qualche amico e pochi enti che hanno riconosciuto la mia passione. Al momento vado avanti con qualche donazione da parte di amici.

Chiodi come hai sempre fatto o c’è un’evoluzione che segue il cambiamento dei frequentatori in questi decenni?
Il mio modo di attrezzare non è cambiato. Credo sia migliorato con l’esperienza. Quando ho iniziato il materiale disponibile era poco e si mettevano le protezioni lontane per riuscire a finire il tiro. Oggi cerco di attrezzare i tiri in maniera tale che tutti si possano divertire e scalare in sicurezza.

Se sai leggere la roccia e segui i movimenti giusti riesci a creare dei tiri molto belli e la gente poi ti ringrazia per il tuo lavoro.

C’è qualche falesia che vorresti recuperare, oppure attrezzare ex-novo?
Io passo tutto l’anno in giro per le mie falesie facendo la manutenzione sui tiri e controllando la base delle falesie. Quello che mi preme di più sono le soste di calata dove il moschettone si consuma con lo sfregamento della corda, in questo caso lo sostituisco e poi controllo il serraggio del dado che blocca la piastrina per verificare che non sia allentato o deteriorato. Certo che ho in mente dei progetti nuovi ma senza aiuti economici non si riesce a fare nulla.

Il video

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