Ascanio presenta ‘Milano Brindisi’: un amore che sfida la distanza
Dopo aver incantato con brani come “Margot”, Ascanio torna con un nuovo singolo dal titolo evocativo: Milano Brindisi. Un viaggio fisico e sentimentale, fatto di chilometri che pesano e parole che cercano di tenere saldo un legame nonostante la distanza. La canzone parte in punta di piedi, con un’intimità quasi sussurrata, per poi aprirsi in […] The post Ascanio presenta ‘Milano Brindisi’: un amore che sfida la distanza appeared first on Indielife.it - Magazine indipendente dedicato agli artisti emergenti.

Dopo aver incantato con brani come “Margot”, Ascanio torna con un nuovo singolo dal titolo evocativo: Milano Brindisi. Un viaggio fisico e sentimentale, fatto di chilometri che pesano e parole che cercano di tenere saldo un legame nonostante la distanza. La canzone parte in punta di piedi, con un’intimità quasi sussurrata, per poi aprirsi in un’esplosione emotiva guidata da un potente coro gospel, che dà voce al bisogno di essere ascoltati, compresi, raggiunti.
Il brano è lo specchio di una maturità artistica in evoluzione, che non rinnega l’urgenza emotiva delle origini, ma la affina con attenzione al dettaglio e consapevolezza narrativa. “Milano Brindisi” è una tappa importante nel percorso di Ascanio, e lo abbiamo intervistato per farci raccontare cosa si nasconde dietro questo pezzo e come sta cambiando il suo modo di scrivere e di vivere la musica.
In “Milano Brindisi” sembri voler raccontare un amore che sfida la distanza e il tempo. Quanto c’è di autobiografico in questo viaggio?
C’è sicuramente molto di personale. Ho vissuto in prima persona storie che hanno dovuto affrontare la distanza, e quei chilometri li senti tutti. “Milano Brindisi” parte da un’esperienza mia, ma credo che parli a tante persone che si sono trovate ad amare qualcuno lontano. È un brano che nasce da un vissuto autentico, ma che vuole diventare universale.
Il brano parte in modo intimo per poi esplodere in un coro gospel molto potente. Com’è nata questa scelta musicale?
L’idea iniziale era quella di mantenere il pezzo molto essenziale, quasi come una confessione. Ma sentivo che serviva un’esplosione emotiva, qualcosa che desse voce a un sentimento che da solo non bastava a contenere. Il coro gospel è arrivato quasi in maniera naturale: dà respiro, potenza, ma anche una sorta di spiritualità che completa il racconto.
C’è una frase nel brano che recita “Spero che non cambierai mai”. È una speranza o una dichiarazione?
È entrambe le cose. È il desiderio che ciò che ci ha fatto innamorare resti intatto, nonostante il tempo e le difficoltà. Ma è anche una dichiarazione fragile, consapevole che tutto cambia. È un modo per dire: “Resta come sei, perché così sei perfetta per me”, anche se sappiamo che l’evoluzione fa parte della vita.
Hai vissuto un’estate intensa, piena di concerti. Che cosa ti ha lasciato quella dimensione live?
Tantissimo. Il live è il momento in cui tutto prende davvero vita. Ogni serata, ogni pubblico è diverso, e ti mette alla prova in modo unico. Ho imparato a lasciarmi andare, a fidarmi di quello che faccio. È stato stancante, sì, ma anche profondamente formativo. Mi porto dietro la connessione umana, lo scambio di energia, la verità che c’è solo sul palco.
Dopo “Margot” e gli altri singoli, “Milano Brindisi” sembra mostrare un lato ancora più maturo della tua scrittura. Come senti che stai evolvendo come artista?
Sento di essere cresciuto, ma senza perdere l’urgenza emotiva con cui scrivevo all’inizio. Ora cerco di lavorare anche su quello che c’è “dopo” l’istinto: il dettaglio, il suono, la parola giusta. Ogni brano è un passo in avanti, un modo per conoscermi meglio e raccontarmi in modo sempre più vero. “Milano Brindisi” rappresenta proprio questo: una tappa nuova, più consapevole, ma ancora profondamente mia.
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