Time Warp 2025: il rituale collettivo di Mannheim
La trentunesima edizione di Time Warp si è conclusa confermando lo status d’eccellenza del Festival di Mannheim. Time Warp non è un festival come gli altri. Sa essere tradizione e cultura e al tempo stesso ricerca e innovazione. E’ il frutto di un’intuizione che, in trent’anni, si è evoluta conservando il suo centro: la musica […] L'articolo Time Warp 2025: il rituale collettivo di Mannheim sembra essere il primo su Parkett.

La trentunesima edizione di Time Warp si è conclusa confermando lo status d’eccellenza del Festival di Mannheim.
Time Warp non è un festival come gli altri. Sa essere tradizione e cultura e al tempo stesso ricerca e innovazione. E’ il frutto di un’intuizione che, in trent’anni, si è evoluta conservando il suo centro: la musica elettronica fatta bene.
Anche quest’anno, Time Warp ha messo d’accordo tutti, amanti dei festival e dei club. Non perché sia un evento che ”piace a tutti” ma perché, al contrario, sa esattamente come soddisfare i gusti e le esigenze di chi ricerca un tipo di esperienza piuttosto circoscritto. Curato nei minimi dettagli ma al tempo stesso essenziale, vibrante di buone energie ma senza fronzoli e paillettes, come riflesso della cultura che Time Warp è riuscito a costruire intorno a sé.

C: Marko Edge
A caratterizzare il Festival di Mannheim non è solo la produzione impeccabile nei palchi, nelle luci e nel suono, ma l’intergenerazionalità che si respira tra la folla. Non è solo la meraviglia di trovarsi riuniti tra le vibrazioni dei potenti soundsystem ma vedere coi propri occhi che la passione non appassisce e si tramanda per generazioni.
L’elettronica è una cosa seria e Robin Ebinger, oggi mente creativa di Time Warp, lo ha capito.
19 ore di musica, 5 palchi e una vasta line-up. Se l’anno scorso Time Warp ha dato ampio spazio anche a sonorità più hard, da citare il set dei 999999999 e quello in occasione del trentesimo compleanno di Kobosil, la direzione musicale di quest’anno ci è sembrata guardare altrove.

C: Marko Edge
Tra gli artisti che si sono alternati sul primo stage, ”The Cells”, tra questi Amelie Lens, Charlotte de Witte e Joseph Capriati, a sorprenderci è stata Nina Kraviz, in line-up dopo il duo Pan Pot.
La versatilità caratterizza da sempre il DNA musicale di Nina e il suo set rientra, a nostro avviso, tra i migliori di Time Warp 2025. Un set che ci ha ricordato che Nina, oggi, è ancora una regina della Techno, nonostante le sue sfaccettature più sperimentali.

C: Tyler Allix
La Techno, nella sua accezione più pura, è stata la protagonista del secondo stage, ”Meteorites”, storicamente tra i più belli del festival per luci e allestimenti. E’ qui che ci siamo finalmente persi nel nostro viaggio sensoriale ed emotivo tra volti dolci baciati da luci colorate, synth onirici attraversati da bassi taglienti e potenti vibrazioni di soundsystem. Un viaggio guidato da maestri che non hanno bisogno di presentazioni: Sven Vàth, Richie Hawtin e Ben Klock.

C: Marko Edge
Tre storici protagonisti del Festival e della vera clubculture, che ci hanno regalato tre masterclass sulla Techno, quella pura, che elimina la necessità di ricorrere a sottogeneri per descriverla.
Gli occhi si chiudono e si aprono, in un’alternanza di intime connessioni interiori e giochi empatici con chi mi sta accanto. Le gambe si muovono e i piedi calpestano il pavimento con forza dettando il ritmo di una marcia collettiva, a tratti sfrenata, a tratti dolce, ma mai innaturale. Perchè il filo conduttore che ha posto la Techno di Sven Vàth, Richie Hawtin e Ben Klock al vertice del nostro resoconto, è proprio la capacità di creare un rituale collettivo attraverso la raffinatezza e la ripetitività del suono, con l’abilità di chi conosce gli effetti che ciascun kick, basso o synth ha sul corpo umano e non si muove al di fuori di ciò che è naturale per il corpo stesso.

C: Marko Edge
Abbiamo trascorso la maggior parte del tempo tra il primo e il secondo stage, comunicanti e accessibili attraverso un unico percorso transennato che regolava il flusso di gente. Non potevamo però tralasciare le novità di quest’anno, tra queste i nuovi allestimenti in stile optical-art del terzo stage.
Quindi, abbiamo momentaneamente abbassato i bpm del nostro viaggio musicale con il set b2b di Mischluft e Pegassi e quello di DJ Heartstring, per poi riscaldarci nuovamente con il set di Daria Kolosova b2b Hèctor Oaks.

C: Tyler Allix
Tra le novità, ci è piaciuto il nuovo floor “Glass Dome”, dove abbiamo trascorso parte della mattina per non perdere il set b2b di Adiel e Quest, uno dei sodalizi artistici più interessanti di quest’anno.
“Glass Dome”, come gli altri, è uno stage indoor ma realizzato in vetro trasparente, alternativa interessante per trascorrere, tra le luci del giorno, parte di queste 19 ore. A tal proposito, come ogni anno, era presente una chill room e diverse aree drink\food.

C: Marko Edge
Prima di andare via non potevamo perderci un assaggio del closing set di Marco Carola al floor 5, “The Cage 2.0” mentre Adam Beyer chiudeva il Floor 2.
Time Warp ha sempre dato spazio anche all’house nelle sue diverse sfumature. Jamie Jones, Seth Troxler, Black Coffee, Dixon, Chloè Callet e Ricardo Villalobos sono solo alcuni degli artisti che, anche quest’anno, hanno contribuito all’eterogeneità della selezione musicale del Festival.
Noi abbiamo messo la Techno al centro della nostra selezione, purtroppo necessaria a causa della vastità della proposta musicale. La line-up ben organizzata ci ha comunque permesso di ascoltare, almeno in parte, tutti i set dei nostri headliner di quest’anno.

C: Marko Edge
Time Warp ritorna il 2 e 3 Maggio nella capitale brasiliana e il 7 e l’8 Novembre a Mannheim. L’organizzazione ha anche già annunciato la prossima data primaverile, prevista per il 21 Marzo nella storica sede di Maimarkthalle, a Mannheim.
Per maggiori informazioni consulta il sito ufficiale.
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