Tra elettronica e “Trust Issues”: il nostro viaggio all’Elevate Festival

Siamo stati in Austria per trascorrere tre giornate all’Elevate Festival. Un appuntamento annuale la cui offerta spazia dalle diverse sfaccettature della musica elettronica (e non) fino alle installazioni artistiche, alle discussioni di natura socio-politica e a diversi workshop. Localizzato a Graz, la seconda città più grande dell’Austria dopo Vienna ma ancora particolarmente (e ingiustamente) sottovalutata, […] L'articolo Tra elettronica e “Trust Issues”: il nostro viaggio all’Elevate Festival sembra essere il primo su Parkett.

Mar 17, 2025 - 10:46
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Tra elettronica e “Trust Issues”: il nostro viaggio all’Elevate Festival

Siamo stati in Austria per trascorrere tre giornate all’Elevate Festival. Un appuntamento annuale la cui offerta spazia dalle diverse sfaccettature della musica elettronica (e non) fino alle installazioni artistiche, alle discussioni di natura socio-politica e a diversi workshop.

Localizzato a Graz, la seconda città più grande dell’Austria dopo Vienna ma ancora particolarmente (e ingiustamente) sottovalutata, l’Elevate Festival ha avuto modo di crescere ed espandersi nei suoi 21 anni di vita fino ad ospitare artisti del calibro di Brian Eno, Skee Mask, Caterina Barbieri e molti altri. 

Il festival si snoda su più location distribuite in diversi luoghi del centro città: Orpheum, Dom im Berg, Helmut List Halle, GRNGN e molti altri.

Sotto il motto “Trust Issues”, il programma discorsivo dell’Elevate Festival 2025 ha affrontato le diffuse crisi di fiducia che caratterizzano il nostro tempo. Oggi, la fiducia è in declino a tutti i livelli: nei confronti delle istituzioni, dei media, della scienza, della politica e persino nelle relazioni interpersonali. Come siamo arrivati a un punto in cui fatichiamo a fidarci degli altri e perfino di noi stessi? L’edizione di quest’anno ha cercato di indagare le cause di questa sfiducia, non solo attraverso i dibattiti ma anche attraverso la musica come mezzo per riallacciare la fiducia che, tra noi, sembra essersi persa.

Giovedì 6 marzo

Alla prima serata del festival, ci troviamo immersi in una venue davvero unica. Un lungo tunnel attraversa la montagna al centro della città, chiamata Schlossberg (letteralmente “monte castello”). Percorrendolo in salita, sentiamo le vibrazioni dei bassi provenire dall’apice, mentre fioche luci illuminano le pareti rocciose del tunnel. A metà della scalinata, due porte di vetro si aprono automaticamente al nostro passaggio, svelandoci l’entrata della venue.

Siamo al Dom im Berg, traducibile letteralmente come “duomo nella montagna”. Un luogo scavato durante la Seconda Guerra Mondiale come bunker antiaereo, riconvertito successivamente in location per eventi e concerti. La particolarità non sta solo nel suo aspetto gotico e quasi esoterico, ma anche nell’impianto audio in Ambisonics all’interno della venue. Questo offre un’esperienza tridimensionale del suono attraverso 48 speaker posizionati su quattro livelli attorno e sopra gli spettatori.

Ad introdurre la serata c’è il live-set di utopixel, musicista italiano che fonde ambient, IDM e live-coding in un set multicanale che alterna beats poliritmici a sample vocali di natura politica e provocatoria.

A seguire, la performance di Chloé Ryo, giovane trombonista francese che esplora forme alternative di espressione attraverso la mescolanza tra musica elettronica e composizione classica.

La vera punta di diamante della serata è però Suzanne Ciani, pioniera statunitense nonché una delle prime donne a suonare e rendere celebri i sintetizzatori Buchla. Quando sale sul palco, il pubblico la accoglie con un fragoroso applauso a trasmettere l’enorme rispetto nei confronti di una musicista e compositrice che ha fortemente influenzato l’elettronica che conosciamo oggi.

Per più di un’ora, Ciani ipnotizza il pubblico del Dom im Berg che, tutt’attorno a lei, si ritrova testimone di un dialogo tra la musicista e il sintetizzatore modulare, tra i cavi colorati e le mani esperte di una compositrice che sembra conversare con la macchina come farebbe con una persona. Ne fuoriesce un live-set che strizza dapprima l’occhio alle sonorità nostalgiche dell’elettronica anni ’70 sullo stile di Pink Floyd e Tangerine Dream, fino a trasformarsi progressivamente in arpeggiatori di stampo più moderno.

Le performance di Eli Keszler e Sun People chiudono la serata del giovedì. Il primo, affermato percussionista statunitense, rapisce l’attenzione con un lungo live che mescola elettronica sperimentale ed avant-garde jazz. Alle sue spalle si stagliano ipnotiche visuals rimandanti all’estetica dell’Antica Grecia. Il secondo, dj simbolo della scena elettronica della città, crea un epilogo che spazia dal footwork al breakbeat.

Venerdì 7 marzo

L’Elevate Festival non è solo clubbing e concerti ma anche scenario di sperimentazioni elettroniche e di omaggi alle figure chiave del passato musicale. A rappresentare questa filosofia è stata la ricostruzione dell’Acosmonium all’interno dello spazio ecclesiastico del Grosser Minoritensaal. L’Acosmonium è un sistema di diffusione sonora ideato e progettato dal compositore francese Francois Bayle nel 1974 e caratterizzato da un’orchestra di circa 50 altoparlanti di diverso colore timbrico, calibro e potenza, con la consolle collocata al centro del pubblico in modo che l’interprete possa beneficiare di un ascolto che si avvicini a quello di ogni ascoltatore. Diversi musicisti si sono susseguiti nelle giornate di venerdì e sabato come interpreti dell’Acosmonium, tra cui Mark Fell, che suonerà il prossimo 12 maggio all’Inner_Spaces di Milano, e Rian Treanor, direttamente da Planet Mu, l’etichetta di Mike Paradinas (a.k.a µ-Ziq).

Dal lato prettamente clubbing, la sorpresa della serata è stata Alex Wilcox, dj e producer statunitense che all’interno della location underground del GRNGR porta un’esplosione di energia attraverso un set che mescola electro e techno ad una performance pienamente punk. A seguire, la techno più dark e deep della dj francese u.r.trax guida il pubblico dell’Elevate in una dimensione dai tratti fortemente berlinesi.

Sabato 8 marzo

La serata di sabato, la più attesa del festival, si è spostata nella venue dell’Helmut List Halle, la più grande venue per concerti della città. Costruita su più livelli interconnessi, la venue ha potuto ospitare in contemporanea due differenti line up di artisti internazionali. Non potevamo perderci il dj-set di Goldie, dj e producer britannico che ha rivoluzionato la jungle e la drum n’ bass. Sul palco assieme a Goldie anche Medic MC, rapper britannico che con la sua presenza scenica e flow ha coinvolto il numeroso pubblico accompagnando i beat complessi e potenti di Goldie.

Spostandoci nella seconda sala, siamo rimasti completamente affascinati dal set di The Blessed Madonna, dj e produttrice americana dietro ai grandi successi di popstar quali Dua Lipa o Kyle Minogue la cui carriera trova tuttavia le sue radici nei rave underground degli anni ’90. I suoi set sono caratterizzati da un fluido ed allegro salto tra generi, e anche in occasione dell’Elevate Festival non ha deluso le aspettative. Dall’house al funky, fino all’hip-hop e alla techno, The Blessed Madonna ha dimostrato la sua vasta conoscenza musicale e sapiente uso dei decks attraverso una selecta costruita ad arte.

A chiudere, il set degli Zenker Brothers, i fratelli tedeschi fondatori di Ilian Tape, l’etichetta che ha reso celebri artisti come Skee Mask e l’italiano Stenny. La giocosità di The Blessed Madonna viene rimpiazzata dai breaks taglienti e dalle sonorità oscure tipiche del duo di Monaco, ma il coinvolgimento rimane invariato. Tra cuts meticolosi ed chords armonici, gli Zenker Brothers regalano un B2B che ci accompagna fino alle luci dell’alba.

Sebbene il tema dell’edizione 2025 sia dedicato alle “Trust Issues”, l’Elevate Festival è senza dubbio un festival di cui ci si può fidare. Grazie al suo carattere interdisciplinare, il festival offre un riflesso di una contemporaneità che cerca di indagare costantemente se stessa adottando, al contempo, un attitudine fiduciosa come coping mechanism contro le sfiduce attuali. La musica, in tutte le sue forme, rappresenta in questo contesto quel fascio di luce che può aiutarci ad attraversare le oscurità che ci circondano. O perlomeno, a ritrovare, almeno per cinque sere, la fiducia verso chi ci sta affianco nel mezzo della dancefloor.

Photo credits: Clara Wildberger ©

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