Fischi ai giudici al Mic Tyson: giusto o sbagliato?

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Mar 4, 2025 - 09:07
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Fischi ai giudici al Mic Tyson: giusto o sbagliato?

Cos’è successo

Durante l’ultimo Tyson, il contest di freestyle rap più atteso dell’anno, si è verificata una scena spiacevole, ma non isolata, all’interno del circuito delle battle italiane:

Una parte del pubblico ha fischiato i giudici per alcune decisioni sul passaggio dei turni. (La battle che più di tutti è stata vittima di questa forma di dissenso, è Kyn vs Mouri, dov’è il pubblico ha fischiato la decisione dei giudici di andare allo spareggio).

Episodi di questo tipo sollevano sempre il dibattito sulla correttezza delle valutazioni e sul ruolo che il pubblico dovrebbe avere nel giudizio delle battle. Tuttavia, invece di vederlo semplicemente come un problema da eliminare a tutti i costi, forse dovremmo chiederci se non sia semplicemente una naturale conseguenza, seppur fastidiosa e condannabile, dell’evoluzione che il freestyle ha vissuto negli anni.

Dal giudizio popolare alla giuria specializzata: un cambio di paradigma

Nei primi anni del freestyle italiano, quando la scena era ancora di nicchia, il verdetto veniva spesso affidato direttamente al pubblico sotto il palco, che decideva il vincitore attraverso strumenti rudimentali come l’applausometro. Basti pensare a eventi storici come il 2thebeat, dove la valutazione era fortemente influenzata dal tifo e dalle dinamiche locali.

Questo sistema, seppur democratico sulla carta, si rivelò ben presto fallace: bastava un pubblico particolarmente di parte o una fanbase rumorosa per influenzare pesantemente i risultati, premiando non sempre il più meritevole, ma spesso il più popolare o il rappresentante di una determinata regione.

Per questo motivo, nel tempo si fece sempre più forte la richiesta di un giudizio specializzato, con esperti del settore incaricati di valutare gli MC sulla base di parametri più tecnici e meno emotivi. L’introduzione delle giurie ha rappresentato un passo avanti fondamentale per dare credibilità alle competizioni e renderle più meritocratiche, ma ha portato con sé una nuova conseguenza inevitabile: il malcontento del pubblico.

Se prima la gente poteva sentirsi direttamente partecipe del verdetto, ora doveva accettare il giudizio di tre o quattro persone, con tutte le difficoltà che questo comporta. Non esiste una decisione perfetta, e l’errore umano – che sia di valutazione o di percezione – è inevitabile.

Più pubblico, più contestazioni

In un contest con grande affluenza come il Tyson, la presenza di spettatori più mainstream amplifica ogni dinamica di dissenso. A differenza di una cerchia ristretta di appassionati, che ha sviluppato una maggiore consapevolezza sui criteri di valutazione, un pubblico eterogeneo reagisce in modo più viscerale, guidato dall’emozione del momento.

Se un MC conquista il pubblico con il carisma e le punchline più d’impatto, ma poi il verdetto premia un avversario più tecnico e preciso, è naturale che ci siano contestazioni. Fischiare i giudici non è una buona condotta, ma è il sintomo di un pubblico coinvolto, che vive la competizione in maniera autentica e passionale.

D’altronde, nel rap – così come in qualsiasi altra forma d’arte competitiva – la polemica è parte integrante del movimento. Da sempre si discute su chi meritasse davvero di vincere, su chi sia stato sottovalutato o favorito. È un elemento che, se gestito nel modo giusto, contribuisce persino a mantenere alta l’attenzione sulla scena e ad alimentare il dibattito culturale attorno al freestyle.

Il confine tra il dissenso e la mancanza di rispetto

MA, per quanto sia comprensibile che il pubblico possa reagire emotivamente a una decisione controversa, i fischi restano un comportamento sbagliato. Il motivo è semplice: mancano di rispetto a chi ha il compito – spesso ingrato – di giudicare, mettendo in discussione il loro ruolo in modo sterile e tossico.

Il freestyle è una disciplina che si basa sulla competizione, ma anche sul rispetto reciproco. Se agli MC si chiede di accettare il verdetto con sportività, lo stesso principio dovrebbe valere per il pubblico. Contestare un giudizio è legittimo, farlo con toni costruttivi è auspicabile, ma ridurre il dissenso a fischi e urla significa negare il valore stesso della giuria e alimentare un clima che alla lunga può danneggiare il contest stesso.

Non si tratta di reprimere l’entusiasmo o le emozioni del pubblico, ma di incanalare il confronto in una forma più matura e rispettosa. In fondo, se il rap è anche cultura, è giusto che chi lo segue dimostri di saperlo vivere con la stessa serietà con cui pretende che venga giudicato.

La scena è cresciuta, il confronto è inevitabile

Ciò che non è mai mancato, nonostante le diatribe e le polemiche, è la volontà degli appassionati di portare questa disciplina il più in alto possibile.

Il rap freestyle in Italia ha vissuto un’evoluzione incredibile negli ultimi vent’anni: da evento di nicchia, seguito solo da un ristretto gruppo di puristi, è diventato un fenomeno con centinaia di spettatori, eventi sold out e artisti che emergono grazie alle battle, (seppur la strada da percorrere sia ancora lunga). In questo contesto, le critiche e i dissensi fanno parte del gioco.

Non è sbagliato voler migliorare il sistema di giudizio e rendere i contest sempre più credibili, ma è altrettanto importante non demonizzare il pubblico quando esprime il proprio disappunto. Il freestyle vive di energia e confronto, e questo include anche il dissenso, a patto che non sfoci in una totale mancanza di rispetto.

Un obiettivo comune

La storia del freestyle in Italia dimostra che il desiderio di far crescere questa disciplina è sempre stato più forte delle divisioni interne. Chi oggi fischia i giudici, ieri lottava per avere un sistema più equo. Chi oggi difende la giuria, ieri criticava le decisioni del pubblico. Il punto è che, nel bene e nel male, tutti vogliono la stessa cosa: una scena solida, credibile e capace di valorizzare al meglio i talenti italiani.

La mala condotta ci sarà sempre, così come gli errori arbitrali e le decisioni contestate. Ma finché il dibattito esiste, significa che il freestyle è vivo, che c’è passione, che la gente tiene a questo mondo. E alla fine, è questo che conta davvero.

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