Panchine giganti: qualche Comune dice stop per motivi di sicurezza
Chi paga in caso di infortunio avvenuto cadendo da una big bench, oppure a causa delle cattive condizioni della stessa? Il timore di contenziosi sembra frenare le nuove installazioni L'articolo Panchine giganti: qualche Comune dice stop per motivi di sicurezza proviene da Montagna.TV.

Ormai sono 402, contando solo quelle “ufficiali”. Piacciano o meno, le panchine giganti o Big Bench sono sempre più un elemento attrattivo. Ci sono veri e propri collezionisti di foto sopra queste colorate strutture posizionate in posti strategici per far godere a chi le raggiunge dei bellissimi panorami E che per quello scatto da pubblicare su Instagram sono disposto a sciropparsi tanti, tantissimi, chilometri. Panchine che portano visibilità al territorio, ma che creano anche polemiche, vandalismo, incidenti. E, di conseguenza, responsabilità.
Al punto che qualche comune sta pensando di disinstallarle. Altri invece non hanno concesso i permessi necessari, proprio per cautelarsi preventivamente da più o meno giustificate richieste di risarcimento in caso di incidente.
Come nascono e dove sono
Il fenomeno delle Big Bench è cominciato circa 15 anni fa a seguito di un’iniziativa del designer statunitense Chris Bangle chiamata Big Bench Community Project. La prima è stata installata a Clavesana, in provincia di Cuneo, nel 2010. Poi e poi pian piano in tutta Italia fino al Sud, in cima alle colline, in punti particolarmente panoramici, lungo spettacolari percorsi tra le vigne, o ancora affacciate sul mare. Sono solitamente tinte di colori accesi, e per salirci sopra occorre un minimo di agilità: ma si è ripagati da un genere di foto che sui social network garantisce un certo successo. E qui si evidenzia il paradosso: nascono per consentire di ammirare un panorama, ma diventano esse stesse il primo soggetto delle foto. Tutto quello che c’è intorno conta poco.
Si tratta secondo l’autore dell’iniziativa di «un fenomeno virale reale» che ha portato molte persone a vedere con una prospettiva diversa posti prima poco considerati. Per i critici, invece, quella delle panchine giganti è una moda che non valorizza affatto il territorio. Anzi, le strutture deturpano il paesaggio e creano un turismo “super mirato”, del tutto disinteressato al luogo in cui si trovano.
Le big bench sono finanziate esclusivamente da privati, senza contributi pubblici, grazie anche alla partecipazione attiva delle comunità. Inoltre sono protagoniste del sistema “Passaporto BBCP”: i turisti possono collezionare timbri delle panchine visitate.
Vandalismo e sicurezza
Molti incidenti sono stati registrati in questi anni nell’atto di salire o scendere da una panchina gigante. Anche molti gli atti di vandalismo come è successo a Tropea, al lago di Viverone o a Prignano (MO); senza contare i problemi che l’afflusso genera degrado, sporcizia e perfino problemi di viabilità.
In provincia di Sondrio, a Pradella, la big bench è stata rimossa: il pellegrinaggio verso la struttura ha causato prati calpestati, rifiuti e proprietà private non rispettate, così i residenti hanno alzato la voce. Con successo.
A Dongo, sul Lago di Como, la panchina è stata rimossa nel 2022 per problemi di sicurezza. Era troppo alta e c’era il rischio di cadere e farsi male.
A Castione della Presolana (BG), un turista si è ferito cadendo dalla panca alta più di un metro e mezzo. L’uomo, mentre saliva, è scivolato riportando un trauma alla caviglia destra. Non risultano, in questo caso, richieste di risarcimenti. A Baiso (RE) una donna è scivolata procurandosi un trauma alla gamba e non riusciva più a proseguire per rientrare. In questo caso, raccontano le cronache, sono dovuti intervenire gli operatori del Soccorso alpino.
Collegati solo indirettamente alle panchine sono i soccorsi richiesti da coloro che si sono persi, di notte, sulla via che raggiunge la struttura. Spesso si tratta di sentieri brevissimi, ma non segnalati a dovere quindi per chi non è pratico l’errore è in agguato. Il selfie notturno sulla panchina è l’acchiappaclic del momento. Ma per molti ha un prezzo imprevisto.
Esempi, certo, ricavati dalle pagine di cronaca dei quotidiani locali. Ma incidenti e proteste accompagnano da sempre la vita delle panchine giganti.
Responsabilità in caso di incidente
Il sito internet delle Big Bench nelle sue FAQ dice: Le Big Bench sono installazioni artistiche, salirvi è un atto che rientra nella sfera dell’iniziativa individuale, e nessuno può assumersi la responsabilità di azioni individuali. Trovandosi le Big Bench in luoghi accessibili 24 ore su 24, su terreno non cintato e quindi senza controllo degli accessi, non sussiste responsabilità da parte del proprietario del terreno su cui la BB è collocata, perché non c’è possibilità di identificare il rischio, e quindi non si può assicurare. In sintesi: salire su una Big Bench è come salire su un albero o su una statua: è un’iniziativa personale e – benché farlo sia agevole e non comporti rischi particolari – questa avviene sotto la esclusiva responsabilità dell’individuo e dei genitori o accompagnatori designati in caso di minori.
Tutto questo potrebbe essere messo in discussione nei casi di guasti/rotture occorsi alla panchina che determinano l’incidente? La giurisprudenza ancora non si è pronunciata, staremo a vedere. La responsabilità dovrebbe cadere sul proprietario del terreno che nelle maggior parte dei casi è il Comune, anche se l’investimento è stato a carico dei privati.
Anche per questo motivo molti Comuni sono restii nell’installare queste panchine. E c’è chi pensa di smontare quelle già esistenti. E’ il timore di contenziosi il più reale nemico delle big bench.
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