La direttiva pacchetti come la vorrei
È arrivato il momento della verità per il turismo organizzato: con la revisione della direttiva pacchetti dell’Unione europea la filiera si gioca gran parte del suo futuro. Ne sono convinti tutti, dai tour operator alle agenzie di viaggi che nelle scorse settimane hanno rigettato con un’azione di contrasto finalmente compatta la proposta di revisione avanzata dall’eurodeputato maltese Alex Agius Saliba. Calendario alla mano, il termine per la presentazione degli emendamenti era fissato al 26 marzo scorso, mentre il prossimo 19 maggio è fissato l’esame degli emendamenti e di quelli di compromesso, frutto del lavoro del trilogo, vale a dire dei negoziati preliminari e informali cui prendono parte alcuni rappresentanti delle tre istituzioni comunitarie (Parlamento, Consiglio e Commissione). Continue reading La direttiva pacchetti come la vorrei at L'Agenzia di Viaggi Magazine.


È arrivato il momento della verità per il turismo organizzato: con la revisione della direttiva pacchetti dell’Unione europea la filiera si gioca gran parte del suo futuro. Ne sono convinti tutti, dai tour operator alle agenzie di viaggi che nelle scorse settimane hanno rigettato con un’azione di contrasto finalmente compatta la proposta di revisione avanzata dall’eurodeputato maltese Alex Agius Saliba.
Calendario alla mano, il termine per la presentazione degli emendamenti era fissato al 26 marzo scorso, mentre il prossimo 19 maggio è fissato l’esame degli emendamenti e di quelli di compromesso, frutto del lavoro del trilogo, vale a dire dei negoziati preliminari e informali cui prendono parte alcuni rappresentanti delle tre istituzioni comunitarie (Parlamento, Consiglio e Commissione). Un serrato dibattimento che ha l’obiettivo di snellire la successiva attività legislativa e poter giungere alla votazione prevista il 25 o il 26 giugno prossimi.
Al netto delle procedure programmate, la new version della direttiva pacchetti Ue auspicata da tutte le organizzazioni di rappresentanza della filiera dovrebbe contenere sostanziali correttivi. Ecco come dovrebbe essere strutturata la nuova normativa.
ACCONTI E SALDI
Innanzitutto, dal testo andrebbero eliminati il limite del 25% per gli acconti sui pacchetti turistici e le rigide tempistiche per il saldo, previste nella proposta dell’eurodeputato maltese.
La direttiva non dovrebbe contemplare quindi la possibilità di richiedere il saldo solo a 28 giorni dalla partenza, in modo da permettere agli operatori una sana gestione delle prenotazioni anticipate (advanced booking) e preservare così quella necessaria marginalità finanziaria in grado di assicurare – soprattutto alle piccole e medie imprese – la sostenibilità aziendale a fronte di anticipi delle spese per conto dei consumatori, o comunque esborsi che in caso di tempistiche troppo sbilanciate renderebbero ingestibili le contabilità aziendali, compromettendo il delicato equilibrio entrate-uscite.
Al riguardo l’avvocato Silvana Durante, consulente legale di Astoi Confindustria Viaggi, osserva: «Le condizioni operative richieste dal comparto sono indispensabili alle imprese per gestire al meglio le politiche di programmazione e marketing che tendono a porre sul mercato condizioni più vantaggiose per i clienti, con il doppio obiettivo, lato imprenditore di aumentare le vendite, e lato consumatore di offrire il prodotto turistico a un prezzo più vantaggioso. Questo equilibrio è il mercato stesso a garantirlo, perché se gli acconti fossero ingiustificati, la domanda si rivolgerebbe verso altri mezzi di acquisizione dei prodotti turistici. Fortunatamente si è prevista almeno la deroga che contempla acconti superiori, ove necessari, per gestire i pagamenti anticipati ai prestatori di servizi inclusi nel pacchetto, che auspichiamo non debba comportare – nell’operatività quotidiana – processi complessi».
NESSUN TRUST, PLEASE
Nel nuovo testo di riforma della direttiva pacchetti, poi, dovrebbe essere eliminata la previsione dell’istituzione di un “Trust” a garanzia degli acconti, dal momento che, come evidenziato dall’avvocato Durante: «Gli organizzatori sono già dotati di una copertura per insolvenza e fallimento che provvede a rimborsare sia gli acconti che i saldi corrisposti dai consumatori. Vale la pena poi considerare il contesto europeo nel quale si opera: ogni anno i residenti Ue effettuano quasi 1,1 miliardi di viaggi con finalità turistiche l’anno, o per motivi personali o commerciali, all’interno del proprio Paese o verso un altro Paese Ue, di cui solo una piccolissima percentuale viene effettuata con le aziende del turismo organizzato. Ci si chiede, quindi, perché invece di appesantire tali aziende con oneri che ne compromettono la loro stessa esistenza, non si cerca di introdurre giusta cautela verso i veri grandi player del turismo, vettori in testa? È evidente la carenza di analisi appropriate con attenta valutazione dei reali e incidenti fattori di rischio».
CIRCOSTANZE (STRA)ORDINARIE
Terzo punto da introdurre nel nuovo testo della direttiva Ue riguarda una chiara, incontestabile, definizione e delimitazione delle “circostanze straordinarie” che giustifichino il recesso, escludendo impedimenti personali del consumatore, pur se sopravvenuti e non imputabili. «È infatti essenziale chiarire inequivocabilmente», spiega il consulente legale di Astoi, «che, in difetto di oggettivo impedimento a eseguire il viaggio – da cui rimangono escluse circostanze che rientrano nella sfera soggettiva delle parti, sia pur sopravvenute e non imputabili o quelle che sono rimesse alla valutazione e interpretazione della parte interessata – si applicano le penali. Del resto, i rischi economici conseguenti all’annullamento del viaggio per impedimenti soggettivi e personali del viaggiatore (ad esempio malattia, revoca ferie, impossibilità per il viaggiatore di raggiungere la destinazione, o qualsiasi altro motivo documentabile) sono assicurabili con apposite polizze previste dallo stesso legislatore europeo, anche in forma obbligatoria.
Inoltre, è doveroso segnalare che negli altri Paesi europei gli annullamenti derivanti da circostanze soggettive del viaggiatore sono sempre sottoposti all’applicazione delle penali, in quanto a sancirlo è proprio il testo della direttiva Ue 2015/2302 che al secondo comma dell’articolo 12, “Notwithstanding paragraph 1”, lascia salve le previsioni di cui al primo comma, quindi la previsione delle penali». “Notwithstanding”, nonostante. «Dunque – prosegue Durante – al netto della portata generale e complessiva della disposizione di cui al primo comma, il legislatore ha disciplinato nel secondo comma le uniche circostanze (quelle oggettive riguardanti il luogo di destinazione o sue immediate vicinanze), per le quali si può recedere senza penale.
NODO RECLAMI E SANZIONI
C’è infine la gestione dei reclami e le sanzioni: in tale ambito le istanze della categoria sono esplicite e invocano maggiore flessibilità nelle risposte ai reclami (termine fissato a 21 giorni nel discusso draft della direttiva). A tal proposito l’avvocato osserva: «La legge già stabilisce i termini entro cui il viaggiatore può far valere il proprio diritto e non v’è nessuna disposizione che ponga a carico del viaggiatore l’onere di dover attendere la risposta dell’operatore turistico prima di poter procedere nella tutela dei suoi diritti, potendo quindi liberamente decidere di agire con strumenti alternativi di risoluzione delle controversie, oppure di rivolgersi direttamente all’Autorità Giudiziaria ordinaria».
Nelle proposte delle associazioni, trasmesse a Bruxelles, si auspica inoltre l’eliminazione della previsione di sanzioni pecuniarie fino al 4% del fatturato, considerata la bassa marginalità del comparto, trattandosi di imprese di servizi e non di produzione.
TUTELARE IL SETTORE
A conti fatti, le imprese chiedono all’Europa di uscire da logiche emergenziali o condizionamenti ispirati a eventi straordinari come la pandemia da Covid-19 o il fallimento di Thomas Cook. Il nuovo testo – questo l’auspicio – deve rispettare le dinamiche ordinarie del mercato dei pacchetti turistici, senza appesantire o gravare sull’intero settore, in particolare sulle piccole e medie imprese. Una revisione equilibrata e sostenibile della direttiva pacchetti dovrà tenere conto sia delle esigenze delle imprese che dei consumatori, ristabilendo però pesi e misure ben proporzionati in materia di responsabilità.