Operazione Acoustic Kitty: quando la CIA tentò di addestrare i gatti come spie

L’idea era quella di inserire delle microspie nei corpi dei gatti e mandarli a spiare i russi: l’operazione fu un completo disastro Siamo tutti d’accordo su un fatto: i gatti, tra tutti gli animali, sarebbero certamente i più adatti come eventuali spie. Questo, ovviamente, non significa che loro lo vorrebbero. Lo scoprì nel modo peggiore […] L'articolo Operazione Acoustic Kitty: quando la CIA tentò di addestrare i gatti come spie proviene da LaScimmiaPensa.com.

Mar 29, 2025 - 10:35
 0
Operazione Acoustic Kitty: quando la CIA tentò di addestrare i gatti come spie

L’idea era quella di inserire delle microspie nei corpi dei gatti e mandarli a spiare i russi: l’operazione fu un completo disastro

Siamo tutti d’accordo su un fatto: i gatti, tra tutti gli animali, sarebbero certamente i più adatti come eventuali spie. Questo, ovviamente, non significa che loro lo vorrebbero. Lo scoprì nel modo peggiore l’intelligence americana, la buona vecchia CIA, negli anni ’60, quando tentò di usare i felini per attività di spionaggio durante la Guerra Fredda.

Una cosa che oggi può far ridere ma che rientra in tutta una serie di esperimenti bizzarri per tentare di guadagnare un vantaggio sui russi: come il contemporaneo progetto MKUltra, che consisteva nella somministrazione di droghe psicoattive come l’LSD per studiare le reazioni mentali dei soggetti.

Quindi non è così fantascientifico pensare a come, in un’era in cui l’informatica stava ancora muovendo i primi passi, qualcuno pensò di sfruttare i poveri gatti come “veicoli” per microspie e microfoni e mandarli a registrare conversazioni private di diplomatici nemici et similia. Ed ecco quindi l’operazione Acoustic Kitty.

Come funzionava: un chirurgo veterinario impiantò un trasmettitore della grandezza di due centimetri alla base del cranio di un gatto, poi un microfono venne inserito nel suo canale uditivo, e una sorta di sottile antenna nascosta nel pelo del dorso. Secondo l’ex-agente CIA Victor Marchetti per il progetto vennero spesi ben 20 milioni di dollari.

Risultato: il primo tentativo, che prevedeva che il povero micio si avvicinasse all’ambasciata sovietica di Washington D.C. per spiare due uomini in conversazione in un parco fuori dall’edificio, finì subito in tragedia quando appena rilasciato il gatto… venne investito da un taxi. Nessuno avrebbe potuto prevederlo… o sì?

Secondo un altro ex-agente CIA, Robert Wallace, il progetto venne abbandonato perché il gatto – o i gatti, non è chiaro su quanti animali si sia tentato l’esperimento – non si comportavano come era necessario (grande sorpresa). Semplicemente, non andavano dove dovevano andare o si distraevano in cerca di cibo, diventando quindi inaffidabili come spie.

Immaginatevi James Bond, magari col volto del nostro caro vecchio Sean Connery, che invece di andare a spiare i cattivi si perde per strada oppure decide di andare a mangiarsi un panino. Ecco. E senza parlare del fatto che questi gatti avrebbero dovuto eventualmente essere “spediti” ad agire in un ambiente completamente estraneo, come a Mosca. Avrebbero mai potuto farcela?

Quindi, il progetto Acoustic Kitty venne terminato nel 1967, e considerato di fatto un completo fallimento. Nel frattempo le tecniche di spionaggio si sono molto evolute – vedi La Conversazione, o lo scandalo Watergate – e oggi nessuno si sognerebbe di spedire un gatto a fare da spia. Poi, che loro ci spiino per conto loro e per motivi loro… bé, questo è un altro discorso, giusto?

Fonte: Mental Floss

Continuate a seguirci su LaScimmiaPensa e su WhatsApp

L'articolo Operazione Acoustic Kitty: quando la CIA tentò di addestrare i gatti come spie proviene da LaScimmiaPensa.com.