Nella Valle di Cochamò, “Santuario naturale” conosciuto come la Yosemite del Sud America
Le fantastiche pareti di granito di questa vallata del Cile richiamano scalatori da tutto il mondo. Ma per la sua magnificenza e integrità il luogo incanta anche gli escursionisti L'articolo Nella Valle di Cochamò, “Santuario naturale” conosciuto come la Yosemite del Sud America proviene da Montagna.TV.

Parco o riserva dunque? Nessuna delle due, questa valle incantata nel cuore del Cile non è protetta dallo Stato o da altri enti. Strano vero? Parco delle Orobie Valtellinesi, Riserva Naturale della Val di Mello, Parco Sempione… l’Italia è il regno di infinite, eterogenee, piccole e grandi meraviglie poste sotto tutela.
Tornando in Sud America, nella regione di Los Lagos, al confine con l’Argentina, ad un centinaio di chilometri dalla caotica città di Puerto Montt e dalla bella e turistica Puerto Varas, si trova il paese di Cochamò. Una strada lungo la costa, quattro casette di mille colori e una sterrata che si addentra nelle montagne. Pochi minuti di sobbalzi e si mette lo zaino, svuotato del superfluo e riempito dell’essenziale: tenda, sacco a pelo, fornello, una piccola e basica dispensa.
Ultime auto, ultimi messaggini, ultime ditate sui social. Registrarsi all’ingresso è il primo passo per entrare in punta di piedi in questo “santuario”, difficile trovare termine più adeguato. Prenotarsi in anticipo è consigliato visto che il numero di ingressi è limitato, al fine di mantenere il difficile equilibrio del territorio.
Il Rio Cochamò accompagna lungo i 14 km e circa 500 metri di dislivello del fangoso sentiero immerso nella foresta che porta nel cuore della valle, a circa 340 metri di quota. Punto “dove le acque si incontrano”, questo è il significato del nome nell’antica lingua Mapuche.
L’acqua è ovunque: torrenti, paludi, nevai e ghiacciai sulle vette, e tanta, tantissima, pioggia. Un elemento così presente da non sfuggire alle mire di alcuni imprenditori intenzionati a creare un impianto idroelettrico nel 2009, prontamente fermati dal primo gruppo di cittadini locali, appassionati turisti, gauchos e scalatori. Missione di tutela divenuta ufficiale nel 2017 con la nascita della OVC, “The Cochamó Valley Organization”, che lavora per lo sviluppo di un turismo responsabile e la gestione del territorio, salvaguardando cultura, identità e stile di vita tradizionali.
Dal 2018 la OVC è affiancata da “Friends of Cochamò”, Organizzazione Non Governativa nata negli Stati Uniti con tanti progetti finanziati anche grazie alla celebre “1% for the Planet”.
Come preservare il “Santuario”?
Le due realtà hanno raggiunto lo scopo di far riconoscere Cochamò come “Santuario Naturale”, ossia una zona ad interesse botanico, zoologico, culturale e geologico da preservare ora e per il futuro. Come preservarlo? In primis evitando l’ingresso di qualunque mezzo a motore; la bellezza del luogo è da guadagnare con una bella camminata, dalle tre alle dieci ore a seconda dell’allenamento, delle condizioni del sentiero e dalla “mochila”, lo zaino. Infatti un servizio di cavalli guidati dai loro gauchos in abito tradizionale aiuta, soprattutto gli scalatori, a portare il necessario per settimane di permanenza.Sì, bisogna portare proprio tutto, i quattro campeggi presenti sono davvero essenziali: un prato, una casetta in legno per ripararsi la sera e mentre piove, ruspanti docce fredde, e giusto due prodotti alimentari basici in vendita, non proprio a buon mercato. In uno soltanto è possibile su prenotazione ricevere dei piccoli e soffici “panciti”, ossia panini appena sfornati o, addirittura, una pizza fumante.
Gli oltre 400.000 ettari sono in parte terreni privati lasciati al libero accesso ma sempre e solo lungo i sentieri già presenti, segnalati con rari cartelli e colorati nastrini sui rami. Un modo per garantire anche maggior sicurezza vista l’immensità della foresta e la totale assenza di segnale telefonico. Non pochi sono gli episodi di smarrimenti e non tutti a lieto fine; motivo in più per munirsi sempre di lampada frontale, trasmettitore satellitare o almeno di una radio, consapevoli dei suoi limiti di ricezione.
“Leave no trace”, non lasciare traccia, è il messaggio da stamparsi bene in testa: portare a casa i propri rifiuti, seguire i sentieri, non accendere fuochi, usufruire solo dei campeggi e, se necessario, bivaccare ma senza tenda. Il proprio passaggio non deve nemmeno disturbare la fauna rispettando gli orari: ingresso non oltre le 15.00 e silenzio alle 22.00.
Tra le fitte foreste di bambù ed enormi Alerce, il Cipresso della Patagonia, vivono infatti numerose specie di ogni regno animale: dal Monito del Monte, un minuscolo roditore, alla Rana di Darwin; dal Pudù, un piccolo cervide, al puma; dal Puya Grande, un pesce, al maestoso Condor Andino.
L’arrampicata
Non per l’altezza delle cime, di rado superiori ai 2000 metri, ma per le belle pareti di granito, scalatori da tutto il mondo trascorrono qui parte dell’estate australe, nel pieno del nostro inverno. Spesso definita “Yosemite del Sud America”, la valle di Cochamò ha tuttavia una propria e distinta identità che la rende unica al mondo. Il granito, sempre molto solido, varia dalle placche lisciate dai ghiacciai e dall’acqua ai diedri e alle fessure perfette. Poche falesie ma un’infinità di vie di più tiri, dai 2 ai 28, ben oltre i 1000 metri, comunque sempre impegnative e sostenute. Al di là del grado di arrampicata richiesto, almeno un solido VI per divertirsi, le difficoltà stanno nell’orientarsi in parete, in discesa, e nel risolvere piccoli imprevisti considerando la scarsa copertura telefonica e l’assenza di mezzi di soccorso e servizio medico.
Dal centro della valle principale si diramano, come una mano, quelle laterali dell’Anfiteatro, del Trinidad, della Paloma e della Junta con mille vette e pareti dalla diversa esposizione al sole.
Gli avvicinamenti variano dai venti minuti alle sei ore, spesso con attraversamenti di fiumi su corda o in equilibrio sui tronchi. Qualsiasi cima si raggiunga – Cerro Trinidad, Cerro Gorilla, Walwalun, Cerro la Junta o Capicua le più celebri -, il panorama è impagabile con l’oceano in lontananza e le cime innevate dei vulcani Osorno e Tronador.
Per gli scalatori itineranti è possibile da qui raggiungere altre celebri zone di arrampicata del Sud America: Bariloche con le guglie del Frey, La Comarca, Piedra Parada, e le più distanti El Chalten, Valle de los Condores e Arenales.
Che ci si trovi qui per un trekking, del rilassante campeggio o difficili scalate, il “Santuario de la Naturaleza Valle Cochamó” sa portare chi vi entra, con coscienza e rispetto, in un’altra dimensione e lasciare un bellissimo segno e ricordo per tutta la vita.
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