Escursione sul Monte Morra, perfetta meta di primavera a due passi da Roma
Un itinerario spettacolare e in ambiente selvaggio, che regala vasti panorami dalla vetta e più avanti consente di incontrare la storia dell’alpinismo romano L'articolo Escursione sul Monte Morra, perfetta meta di primavera a due passi da Roma proviene da Montagna.TV.

Una piccola vetta affacciata sulla Campagna Romana, per quasi un secolo, ha avuto un ruolo importante nella storia dell’alpinismo romano. E’ stato Enrico Jannetta, autore di numerosi exploit sul Gran Sasso, a esplorare per insieme a Giuseppe Marchetti, nel lontano 1919, le pareti calcaree del Monte Morra, nella catena dei Lucretili. Nel corso del Novecento l’arrampicata al Morra è diventata sempre più popolare. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, si sono formati su queste rocce talenti come Bruno “Dado” Morandi, Gigi Mario e tanti altri. Negli anni Settanta Pierluigi Bini e i suoi amici hanno iniziato a percorrere le classiche vie del Morra (tra queste la Zapparoli, la Marco, la Gigi, la Gatto e la Dado) in velocità, senza corda e spesso in salita e in discesa.
Ad allontanare gli arrampicatori da queste rocce sono state le frane che hanno devastato la fascia superiore di pareti e lo sviluppo dell’arrampicata sportiva a Sperlonga, a Ferentillo e in altre falesie non troppo distanti dalla Capitale. Oggi la zona viene frequentata sporadicamente, mentre le sue vie di arrampicata meriterebbero interventi di pulizia e nuovi ancoraggi.
Il Morra, però, non è solo una meta per arrampicatori. Lo dimostra questo itinerario, suggestivo e a due facce, che inizia con la salita dalla conca di Prato Favale ai 1036 metri della piccola ma panoramica vetta, belvedere sulle altre vette dei Lucretili e su alcuni dei massicci più alti dell’Appennino Centrale. Nelle giornate serene verso ovest, come dal non lontano Monte Gennaro si vedono Roma e la costa.
Dalla vetta del Morra si prosegue scendendo verso le pareti. Un tratto un po’ scomodo ma privo di vere difficoltà porta ai piedi della parete inferiore, dove si visita il Conventillo, un eremo in rovina, addossato alle rocce, che è stato costruito probabilmente nel XII secolo, e nel quale si entra superando un brevissimo passaggio esposto.
Nella zona si avvista facilmente il falco pellegrino, in primavera si incontrano spettacolari fioriture. La “ferrata sui prati” realizzata una decina di anni fa piazzando un cavo d’acciaio accanto a un tratto elementare del sentiero è un’opera vergognosa e inutile, che dovrebbe essere eliminata al più presto.
L’itinerario: da Prato Favale al Monte Morra, alle pareti e al Conventillo
Punto di partenza: Marcellina (RM), loc. Prato Favale
Dislivello: + 490 m
Tempo: 3.15 ore a/r
Difficoltà: E, brevi tratti EE
Periodo consigliato: tutto l’anno
Nel parcheggio di Prato Favale (770 m) un cartello sulla destra indica l’inizio dell’itinerario. Si segue un sentiero (segnavia 302A) che sale a mezza costa nel bosco del versante nord-occidentale della Monte Morra, fino a un poggiolo dove sono un bivio e un cartello (870 m, 0.15 ore). Qui si piega a sinistra, e si sale per un sentierino (ancora segnavia 302A) che risale dei pendii sassosi.
Il tracciato compie degli zigzag non sempre evidenti, se si perdono di vista i segnavia occorre semplicemente salire. Oltre una recinzione si raggiunge la vetta (1036 m, 0.30 ore), che offre un bel colpo d’occhio sul Monte Gennaro e su molte altre cime.
Tornati al bivio (870 m) si piega a sinistra, e si scende nel bosco fino al primo di una serie di pianori erbosi. Qui i segnavia diventano meno evidenti. Il tracciato si tiene a sinistra, traversa una conca, scavalca un crinale e scende a un prato e a un bivio (760 m, 0.45 ore) dove arriva da sinistra un sentiero da San Polo dei Cavalieri.
Si piega a destra (segnavia 303C) si costeggia la prima parte della parete superiore, poi ci si allontana dalle rocce e si scende nel bosco, con qualche passo scomodo tra massi e foglie, fino ai piedi della parte più alta della parete, caratterizzata da rocce rossastre e segnata da alcune grandi frane.
Da qui si scende direttamente, per tracce di sentiero, lungo un pendio di erba, sassi e lastre rocciose che si percorre senza alcuna difficoltà. Qui compare un assurdo e inutile cavo d’acciaio, che deturpa i luoghi, e che ingombra il percorso più comodo rischiando di far inciampare chi cammina. Un tratto su un ghiaione, un paio di tornanti e una traversata a sinistra portano alla base della parete inferiore, la più alta e spettacolare del Morra. Traversata una conca erbosa, un sentierino in parte franato permette di risalire alle rovine del Conventillo (650 m, 0.30 ore). L’eremo comprende alcuni locali, due terrazze e una grotta. Le sue cattive condizioni suggeriscono la massima attenzione. Si torna per la stessa via (1.15 ore), ovviamente senza risalire dal bivio 870 m alla vetta.
Da vedere: gli eremi dei Monti Lucretili e Sabini
Se si pensa ai luoghi di culto rupestri dell’Appennino centrale, vengono in mente gli eremi della Maiella e del Morrone legati a Fra’ Pietro da Morrone (poi Papa Celestino V), quelli del Monte Soratte, le decine di conventi dove ha sostato o predicato San Francesco. E le innumerevoli grotte dove si è praticato per secoli il culto di San Michele Arcangelo. Anche i “montarozzi” della Sabina, affacciati sul Tevere e sulla Campagna Romana, ospitano strutture di questo tipo, quasi sempre in rovina e circondate dalla vegetazione. L’elenco inizia con l’eremo affrescato di San Cataldo, accanto al borgo di Cottanello, e prosegue con quello di San Leonardo, che si raggiunge da Roccantica.
Sui Lucretili si visita la chiesa della Madonna dei Ronci, in rovina, in un solitario vallone che si raggiunge da Roccagiovine o da San Polo dei Cavalieri. Escursionisti e arrampicatori frequentano il Conventillo del Morra. Le strette scalinate di accesso, l’assenza di finestre al primo piano, le feritoie fanno pensare che esistesse già al tempo delle razzie saracene (IX secolo), forse risale al periodo longobardo (VII -VIII secolo). Alcune decorazioni sono state attribuite al XII e al XIII secolo.
Come arrivare
Dall’abitato di Marcellina, che si raggiunge dalla statale Tiburtina o dal casello di Tivoli della A24 Roma-L’Aquila-Teramo, ci si dirige verso San Polo dei Cavalieri. Oltrepassate le ultime case del paese, e prima di una grande cava abbandonata, si svolta a sinistra per una strada priva di indicazioni che sale a larghe svolte sulla montagna. Dopo aver superato due tornanti e uno stazzo si sbuca sulla conca di Prato Favale, dove si posteggia all’ingresso del pianoro.
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