Federica Abbate presenta Tilt: “Scrivere per me è caos puro, ma è lì che mi sento viva”

Federica Abbate torna con Tilt, un singolo che è molto più di una canzone d’amore- La cantautrice ne ha parlato in un'intervista L'articolo Federica Abbate presenta Tilt: “Scrivere per me è caos puro, ma è lì che mi sento viva” proviene da imusicfun.

Apr 18, 2025 - 22:47
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Federica Abbate presenta Tilt: “Scrivere per me è caos puro, ma è lì che mi sento viva”

Federica Abbate torna con Tilt, un singolo che è molto più di una canzone d’amore. È un manifesto, un’urgenza emotiva, una dichiarazione d’intenti. Dopo l’album Canzoni per gli altri, in cui si muoveva tra il ruolo di autrice e quello di cantautrice, oggi Federica Abbate cambia pelle e si espone senza filtri: «Dopo quell’album, ho sentito il bisogno di raccontarmi per davvero. Scrivere per altri è bellissimo, ma stai sempre in punta di piedi dentro la sensibilità di qualcun altro. Io invece volevo buttare fuori quello che avevo dentro».

Spiega a Cosmopolitan.

Il concetto di tilt – evocato sin dal titolo – è centrale, e lungi dall’essere negativo, diventa simbolo di trasformazione, vita e consapevolezza: «La gente ha una paura fottuta di andare in tilt. Del blackout. Di quel salto nel vuoto che significa lasciare andare un pezzo di sé. Invece io il tilt lo vedo come qualcosa di necessario. È vitale. È come quando un corpo ha un problema fisico e ha bisogno di un’operazione: soffre, si rompe, ma poi guarisce. Se non ti rompi, non ti rimargini nemmeno. E se non ti rimargini… vuol dire che sei morto».

Il pezzo parte da una riflessione sull’amore, ma poi si apre a significati più ampi: «Sì, parla d’amore, ma è solo un pretesto. La canzone è un inno all’autenticità, alla vita vera. Quando dico “Non voglio tenere insieme tutti i pezzi della mia vita”, sto parlando di libertà. Di vivere per davvero, anche se vuol dire rompersi. Anzi, proprio perché vuol dire rompersi».

Tilt nasce in un momento creativo molto istintivo, quasi viscerale, durante una sessione intensa con il produttore Cripo: «Ci siamo chiusi in casa mia in campagna per qualche giorno. Tutto a flusso libero. Le canzoni sono uscite così, tutte insieme. Non ci ho pensato troppo, non ho fatto calcoli. Era solo verità».

Quel flusso ha portato con sé anche nuove tracce, che potrebbero presto trasformarsi in un progetto più ampio: «Sì, ci sono tante altre canzoni. Non so ancora che forma prenderanno, se sarà un album o meno, ma esistono. Sono tutte parte di questo percorso molto più personale. In Canzoni per gli altri ero ancora un po’ in transizione. Qui invece ho proprio cambiato pelle».

E se Canzoni per gli altri era un limbo, una terra di mezzo, oggi Federica è altrove: «Era un po’ come un serpente che sta cambiando pelle. In Tilt invece c’è una nuova pelle. Una nuova me. Più spigolosa, forse, ma anche più vera, più luminosa. Più consapevole. In quel disco ero ancora un po’ timorosa, qui invece ho messo i piedi per terra e ho detto: ok, questa sono io».

La differenza tra scrivere per sé e per gli altri è abissale. Se l’autrice è guidata da empatia e tecnica, la cantautrice si affida al caos: «Quando scrivo per gli altri, serve tantissima empatia. Devi sentire la temperatura emotiva della persona, del momento, del mercato. Quando scrivo per me, invece, è puro caos ordinato. Nessun filtro. Nessuna regola. È un’empatia rivolta solo a me stessa».

Eppure quel lavoro da autrice l’ha formata, l’ha resa precisa e consapevole: «Mi ha messa in mille situazioni scivolose, mi ha insegnato a stare in equilibrio sull’impossibile. Ho imparato la tecnica per dire esattamente ciò che penso, come voglio dirlo. E oggi, grazie a quel percorso, ho trovato la mia voce».

Tilt, allora, è il primo passo di un nuovo viaggio. Uno spostamento interiore, musicale e identitario che punta dritto al cuore. Un invito a non avere paura del vuoto, ma ad attraversarlo: «Io tutto ciò che mi manda in tilt lo rincorro, lo cerco, lo voglio. Mi fa paura, certo. Ma è proprio lì che mi sento viva».

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