
Il
Parco di Yellowstone continua a essere monitorato con attenzione dagli scienziati dello
USGS, che nel report aggiornato al
1 Maggio 2025 mantengono il
livello di allerta a “normale”, senza segnalare anomalie preoccupanti. I dati principali confermano un’attività stabile. Durante il mese di
Aprile, sono stati rilevati
46 eventi sismici, nessuno dei quali superiore a
magnitudo 1.8 e
nessun sciame sismico. Le
misurazioni geodetiche mostrano una
subsidenza regolare di 3 centimetri nell’area della caldera, un comportamento ormai tipico dal
2015. Anche l’attività
geotermica è nei parametri previsti, con l’
eruzione minore dello Steamboat Geyser il
14 aprile, e
nessuna anomalia nei gas emessi né nelle temperature rilevate. Tutti questi elementi rafforzano la posizione dell’USGS, che ribadisce:
“Yellowstone è stabile e rientra nella variabilità storica”. Tuttavia, alcuni
ricercatori indipendenti e
esperti accademici stanno osservando con crescente interesse
fenomeni geofisici su scala continentale che potrebbero influenzare
Yellowstone in modi ancora non completamente compresi. Uno degli aspetti più discussi è il cosiddetto
“stress migrante” proveniente dal
rimbalzo post-glaciale della Baia di Hudson, in
Canada. Secondo modelli geodinamici avanzati, il sollevamento della crosta terrestre in quelle aree, in seguito al ritiro dei ghiacci,
potrebbe propagare vettori di stress verso il sud, passando per antichi sistemi di faglia fino a raggiungere
il bacino tettonico dello Yellowstone Plateau. Alcune
microfratture e
tremori a bassa frequenza rilevati tra
Febbraio e Marzo 2025 coincidono sospettosamente con la direzione di questi stress, sollevando ipotesi ancora speculative ma supportate da dati regionali. Oltre alla componente tettonica, anche l’
idrodinamica profonda del parco offre spunti di riflessione. L’aumento del
rumore sismico di fondo in alcune zone geotermiche — specialmente attorno al
Biscuit Basin, dove nel
2024 si era verificata un’esplosione idrotermale — è stato associato a un’intensa circolazione di
gas profondi o
movimenti di fluidi caldi in profondità. Questi segnali, difficili da decifrare, non indicano necessariamente un’attività magmatica in crescita, ma mostrano una complessità idrotermale in espansione, forse legata anche a variazioni nella permeabilità delle rocce o all’interazione con nuove sacche di gas. Per questo, nuove
reti di sensori avanzati sono in fase di sperimentazione e installazione, proprio per migliorare la capacità di distinguere tra
segnali idrotermici e magmatici, una sfida ancora aperta per il
monitoraggio vulcanico moderno. Nonostante l’importanza globale del sito, fino a tempi recenti la
rete sismica e geotermica era considerata
insufficiente. Fino al
2022, solo
un sismometro era operativo in aree strategiche ad alta attività geotermica. Il
piano decennale 2022–2032 ha avviato un potenziamento tecnologico, ma
la copertura rimane incompleta. In particolare, l’interpretazione del
rumore geotermico — cruciale per prevenire eventi improvvisi — dipende ancora da modelli parziali e da dati frammentari. Mentre lo
USGS insiste sulla stabilità della situazione, alcuni esperti forniscono
letture alternative. Il
biologo Eric Wexler, ad esempio, sottolinea che alcuni
animali reagiscono a stimoli sottili, come
vibrazioni sotto i 20 Hz o
variazioni elettromagnetiche che non rientrano nei protocolli di monitoraggio umano.
Ken Sims, geochimico dell’
Università del Wyoming, ridimensiona invece il rischio del supervulcano, puntando piuttosto l’attenzione su
terremoti superiori a magnitudo 7 e
esplosioni idrotermali localizzate, fenomeni che avrebbero comunque un forte impatto regionale. A oggi,
nessun parametro ufficiale indica un’imminente eruzione o un’escalation vulcanica. Tuttavia, le
interconnessioni geodinamiche tra regioni distanti, i
limiti tecnologici del monitoraggio e l’
evoluzione dei segnali idrotermali alimentano un
dibattito acceso nella comunità scientifica.
Yellowstone continua a essere un
laboratorio naturale, dove ogni variazione viene analizzata con scrupolo, proprio perché
anche i segnali più ambigui potrebbero, in futuro, fare la differenza.
Yellowstone sotto continuo monitoraggio, qualcosa non convince