Simpson, il deserto dalle dune rosse che affascina con il suo mistero
Dune rosse, fiori selvatici e arte aborigena: il Simpson Desert è un mondo remoto che sorprende con la sua vita segreta e il magico silenzio.

A prima vista potrebbe sembrare un luogo ostile, un territorio inospitale plasmato da silenzi assoluti e distese infinite. Ma il Simpson Desert sa sorprendere chi osa avventurarsi tra le sue dune rosseggianti e regalare scorci inattesi di vita, colore e bellezza. È uno di quei posti che potrebbero benissimo appartenere a un altro mondo, dove la sabbia brucia sotto il sole cocente ma si lascia attraversare da fiotti di vita che sbocciano non appena piove.
In primavera, la superficie arida del deserto si trasforma in un caleidoscopio naturale grazie alla fioritura dei fiori selvatici. Spuntano come per incanto e tingono le dune di colori inaspettati. A fare da contraltare alla fioritura spettacolare, si innalzano abeti rarissimi e, tra la sabbia rossa, si muove una fauna endemica che ha imparato a sopravvivere in condizioni estreme, adattandosi con grazia a un ambiente apparentemente inospitale.
Il cuore remoto dell’Australia
Il Simpson Desert occupa un’enorme porzione del territorio australiano centrale e abbraccia tre stati: si estende a sud-est del Northern Territory, per poi sconfinare nel South Australia e nel Queensland. Le sue dune, che si perdono all’orizzonte come onde pietrificate, si muovono a ritmi impercettibili ma costanti, e creano un paesaggio ipnotico, dove il tempo sembra sospeso.
Da Alice Springs, l’avamposto urbano più vicino, si possono raggiungere alcune località del deserto anche in giornata, purché si disponga di un mezzo fuoristrada adatto a percorsi impegnativi. In alternativa, ci si può affidare ai tour organizzati, che guidano i viaggiatori al cospetto delle meraviglie più remote del Simpson, accompagnandoli in un’avventura che profuma di sabbia, vento e leggenda.
Tra le meraviglie più suggestive, la Rainbow Valley è una visione che lascia senza fiato: uno sperone di arenaria che all’alba e al tramonto si accende di sfumature spettacolari, come se il sole stesso volesse dipingere la roccia con pennellate di luce. Pochi chilometri più in là, Chambers Pillar si erge solitario nel mezzo del nulla, straordinaria colonna di arenaria alta cinquanta metri e levigata dal vento e dagli elementi in 350 milioni di anni.
Altrettanto affascinante è l’Ewaninga Rock Carvings Conservation Reserve dove si possono ammirare antiche incisioni rupestri realizzate dal popolo aborigeno Arrernte. Non sono semplici decorazioni su pietra: ogni simbolo incide una storia, un significato, una tradizione ancora viva, che continua a parlare con le forme scolpite nella roccia.
L’adrenalina di guidare fra le dune
Il Simpson non è solo contemplazione, è anche avventura. Le sue piste fuoristrada sono considerate tra le migliori di tutta l’Australia per chi ama mettere alla prova la propria abilità di guida. Il Binns Track, ad esempio, corre parallelo alla Stuart Highway e attraversa territori selvaggi dal South Australia fino al Northern Territory, per poi spingersi verso il Western Australia.
L’Old Andado Track, invece, costeggia il confine occidentale del deserto fino a Finke: occorre preparazione, esperienza, rispetto per l’ambiente e per i suoi pericoli. Ma la ricompensa è grande: sentirsi soli in un oceano di sabbia, guidati solo dal rumore del vento.
L’arte aborigena, viva nel cuore del deserto
Il Simpson Desert è anche terra di cultura e spiritualità. Chi desidera avvicinarsi alla realtà degli aborigeni può visitare alcuni centri artistici gestiti dalle comunità locali. A sud-est di Alice Springs, il centro di Santa Theresa è celebre per le opere dai colori intensi, in cui la tradizione prende forma in quadri vibranti, ispirati alla terra e alle storie ancestrali.
A Titjikala, invece, vive una vivace comunità di oltre trenta artisti: pittura, scultura e incisioni raccontano la visione del mondo degli abitanti del deserto, mescolando simbolismo e vita quotidiana. L’accesso a tali comunità richiede un tour guidato o specifici permessi, ma l’esperienza è preziosa e autentica: entrare in contatto con chi abita da secoli il territorio permette di vedere il Simpson con occhi nuovi.
Un ecosistema sorprendente tra sabbia e saline
Il Simpson non è un deserto “morto”. Al contrario, ospita una biodiversità sorprendente. I suoi paesaggi cambiano sempre, alternando dune a vasti salini, tratti sabbiosi a conche che si colmano d’acqua dopo le piogge.
Tra i suoi abitanti spiccano rettili come il drago barbuto centrale e la lucertola a gonnellina, mammiferi notturni come il dunnart a coda grassa e predatori come i dingo, oltre ai cammelli e alle volpi selvatiche che hanno trovato qui un habitat favorevole. E poi ci sono gli uccelli: quasi duecento specie che si radunano nei laghi effimeri e nei tratti umidi.
Tra parchi nazionali e viaggi leggendari

Il deserto del Simpson si estende su oltre 170.000 chilometri quadrati, guadagnandosi così il titolo di quarto deserto più grande dell’Australia e di più vasto sistema di dune di sabbia al mondo. Una vastità difficile da immaginare, che diventa un vero e proprio banco di prova per chi sogna di attraversarlo.
Per farlo in sicurezza, servono mezzi adatti: fuoristrada attrezzati con bandiere fluorescenti, radio CB sintonizzate sul Canale 10, telefoni satellitari, radio ad alta frequenza e tutto il necessario per affrontare eventuali emergenze. Non è un viaggio da prendere alla leggera, ma un’impresa da pianificare con cura.
L’accesso è regolato attraverso un Desert Parks Pass, un permesso annuale che consente l’ingresso e il campeggio nei parchi nazionali della zona. Oltre al pass, vengono fornite mappe dettagliate, manuali di sicurezza e informazioni pratiche.
Va ricordato che i parchi sono generalmente chiusi nei mesi più caldi, dal 1° dicembre al 15 marzo, quando le temperature possono superare i 50 °C. Il periodo migliore per visitare il deserto va da maggio a ottobre, quando il clima è più mite e la natura regala il meglio di sé.