Neffa: “Il rap è casa mia, ma ho bisogno di orizzonti liberi”
Dopo vent’anni lontano dal rap, Neffa torna alle origini con Canerandagio Parte 1, nuovo album in uscita il 18 aprile L'articolo Neffa: “Il rap è casa mia, ma ho bisogno di orizzonti liberi” proviene da imusicfun.

Dopo vent’anni lontano dal rap, Neffa torna alle origini con Canerandagio Parte 1, nuovo album in uscita il 18 aprile, che segna non solo un ritorno al microfono, ma anche una riconciliazione con il genere che lo ha reso uno dei migliori rapper italiani di sempre. Un ritorno che nessuno si aspettava, nemmeno lui, ma che arriva con una consapevolezza nuova e una voglia antica: quella di sentirsi libero. Qui il link per l’acquisto di una copia fisica.
L’occasione per rispolverare il flow è stata la partecipazione come ospite a Sanremo, durante la serata delle cover, insieme a Shablo, Gué, Tormento e Joshua per reinterpretare la sua storica Aspettando il sole. “Non faccio più gli album con la testa”, confessa al Corriere della Sera. “Questo disco è nato in maniera spontanea. Avevo già provato a scrivere qualche pezzo rap, per dimostrare a me stesso che ne ero ancora capace. E da produttore non ho mai smesso di realizzare beat hip hop”.
Il titolo Canerandagio non è casuale: Neffa si è sempre mosso fuori dalle logiche del branco, scartando il successo facile in favore della ricerca, dell’inquietudine. “Temo la prevedibilità”, dice. “Se vedo un binario davanti a me mi innervosisco, ho bisogno di orizzonti liberi. Ho cercato un senso in tutto, anche a costo di soffrire. Quando ho iniziato a cantare ho ricevuto un pessimo ritorno, ma non potevo restare fermo. Dell’hip hop non mi piaceva l’aderenza ai dogmi da puristi. Così ho cercato un mio modo per fare pop”.
Lo fece nel 2001 con La mia signorina, hit ambigua e sfuggente: una dedica velata alla marijuana, travestita da canzone d’amore. “Ero fissato con gli esercizi di stile e i messaggi impliciti, ma nessuno colse il sottotesto. I miei fan mi massacrarono, convinti fosse una banalità. Così svelai il mistero, anche se per anni ho giocato a confermare e poi negare a seconda del contesto”.
Oggi, dice, la musica è ben più esplicita. Ma questo non lo scandalizza. Anzi, lo ritiene fisiologico. “Mi sorprenderebbe se un adolescente non avesse dentro di sé una certa dose di rabbia. Però la società è più sedata che mai. Avremmo bisogno di un seme di rivoluzione nei testi, non solo di edonismo. Singolarmente stiamo tutti malissimo, collettivamente sorridiamo nei selfie”.
Una provocazione la lancia anche al mondo dello showbiz: “Un artista che pensa al proprio tornaconto viene visto come impuro, mentre nessuno direbbe lo stesso di un panettiere. Dai cantanti si pretende coerenza assoluta, come fossero Che Guevara. Ma dai politici no. È una distorsione”.
Con il nuovo disco, Neffa torna anche a collaborare con i nomi più interessanti della scena contemporanea: da Fabri Fibra a Izi, da Francesca Michielin a Myss Keta, fino alla giovane Ele A, rapper che gli ha ridato entusiasmo. “Mi ha colpito subito, le ho proposto una collaborazione e da lì è partito tutto”.
Canerandagio Parte 1 avrà un seguito e culminerà in Universo Neffa, concerto-evento il 5 novembre al Forum di Assago. Un ritorno che è già cult, in equilibrio tra nostalgia e futuro. Qui il link per l’acquisto dei biglietti.
“Io come rapper mi sento ancora un virtuoso”, ammette. “E se questo disco renderà felice qualcuno che lo aspettava, sarà già tanto”.
L'articolo Neffa: “Il rap è casa mia, ma ho bisogno di orizzonti liberi” proviene da imusicfun.