Lupi e orsi: come mantenere le distanze e riuscire a coesistere
Il ritorno di lupi e orsi è un successo per la conservazione della biodiversità italiana. Tuttavia, la convivenza con questi animali richiede strategie attente e metodi dissuasivi. Ecco quali L'articolo Lupi e orsi: come mantenere le distanze e riuscire a coesistere proviene da Montagna.TV.

Per svariati motivi – che vanno dallo spopolamento delle montagne all’aumento delle prede fino alle misure di tutela – dopo decenni di declino i lupi e, in misura minore, gli orsi stanno tornando a diffondersi nel nostro Paese. Dal punto di vista della conservazione della natura si tratta di un successo, ma questi “ritorni” possono creare conflitti con le attività umane e, sebbene raramente, rappresentare un pericolo per l’incolumità delle persone. In particolare, quando un lupo o un orso diventano “confidenti”, ossia per qualche motivo vengono indotti a perdere la naturale paura dell’uomo e iniziano a frequentare assiduamente zone abitate, diventa indispensabile abbatterli o trasferirli, il che tra le altre cose contrasta con gli sforzi di conservazione.
Per evitare azioni drastiche è possibile ricorrere a metodi dissuasivi, che associano uno stimolo spiacevole al comportamento dannoso, nel nostro caso l’avvicinamento alle attività antropiche. In alcuni casi, l’obiettivo non è solo l’immediato allontanamento dell’animale, ma anche una modifica a lungo termine del suo comportamento per indurlo a temere, e quindi evitare, le persone, gli insediamenti umani e il bestiame.
I metodi dissuasivi sono diversi e la scelta migliore varia a seconda della situazione, tenendo presente che il vantaggio di insegnare all’animale a stare lontano dalle persone e attività antropiche supera sempre, e di gran lunga, lo svantaggio di causargli uno stress a breve termine con lo stimolo negativo.
Recinzioni elettrificate
Il metodo più utilizzato e più efficace per proteggere il bestiame – e più in generale le attività umane – dagli attacchi di lupi e orsi sono le recinzioni elettrificate: avvicinandosi ai fili, spesso con il naso umido, i predatori ricevono una breve ma intensa scossa che, sebbene sia poco dolorosa, li induce a desistere dal tentativo di accedere all’interno dello spazio protetto e li dissuade da ulteriori contatti.
Cani
I migliori amici dell’uomo possono essere ottimi alleati contro lupi e orsi. I cani da guardiania, come i pastori maremmani – abruzzesi, sono stati selezionati fin dall’antichità per proteggere il bestiame dagli attacchi ma devono essere abituati fin dai primi mesi di vita alla vita col gregge: solo a circa due anni di età diventano “operativi”, dopo la fase educativa che stimola attenzione (attaccamento al bestiame), affidabilità (assenza di istinto predatorio verso il bestiame) e protezione (azione di difesa del bestiame dai predatori).
Altre razze canine, come per esempio il cane da orso della Carelia, vengono oggi impiegate per la dissuasione e l’allontanamento degli orsi che si avvicinano troppo agli insediamenti umani. I cani sono solitamente addestrati in modo da percepire la presenza dei plantigradi grazie al potente olfatto e aiutare a identificare situazioni di rischio prima che diventino problematiche. In altri casi, possono incoraggiare l’orso a spostarsi, mettendo in atto atteggiamenti aggressivi. Il loro utilizzo è di esclusiva competenza di conduttori esperti e abilitati allo scopo, come per esempio carabinieri forestali e guardie.
Radiocollari e proiettili di gomma
Un altro metodo efficace per prevenire danni e conflitti passa attraverso l’utilizzo di radiocollari. Da una ventina d’anni, sia in Trentino che in Abruzzo, gli orsi cosiddetti problematici vengono in prima istanza catturati e muniti di strumenti in grado di monitorarne gli spostamenti: grazie al segnale VHF o GPS di cui sono dotati i loro collari, la loro posizione viene inviata periodicamente agli operatori che possono così intervenire con prontezza, prevenire gli avvicinamenti ai centri abitati o mettere in atto azioni dissuasive, come per esempio esplodere petardi o sparare proiettili di gomma.
Qualcosa di simile è stato recentemente sperimentato con successo anche per il lupo, in Veneto, nell’ambito di un progetto realizzato nei primi anni Venti dall’Università di Sassari. Si tratta di sistemi integrati in grado di far scattare un sistema d’allerta – che aziona dissuasori luminosi o acustici e al contempo avvisa la squadra di intervento e l’allevatore – quando il lupo radiocollarato si avvicina al bestiame.
Droni
Negli Stati Uniti è in via di sperimentazione un metodo innovativo: l’utilizzo di droni per localizzare e inseguire lupi o orsi che si avvicinano alle attività antropiche. Secondo uno studio recente condotto in Montana sugli orsi grizzly questa tecnica ha più probabilità di successo rispetto a metodi di allontanamento tradizionalmente utilizzati negli USA come l’inseguimento con cani o autoveicoli. Gli orsi temono i droni, sembra che non si abituino alla loro presenza e quindi vengono da essi messi in fuga: la fuga può dunque essere indirizzata dal drone lontano dalle attività antropiche.
Un altro studio svolto in Oregon, ha dimostrato l’efficacia dei droni nell’allontanare i lupi dal bestiame durante la notte: l’intervento è risultato però efficace solo quando il drone emette suoni, in modo particolare la voce umana.
Secondo i ricercatori, rispetto agli altri strumenti di dissuasione, i droni hanno una maggiore possibilità di inseguimento essendo gli unici in grado di superare ostacoli come canali, terreni fangosi e campi coltivati. L’alta manovrabilità permette inoltre di “spostare” orsi e lupi con precisione nel luogo desiderato e il pilota può controllare il drone da una posizione sicura. Il volo può però essere ostacolato da una fitta vegetazione o impedito da vento forte e precipitazioni, a dimostrazione che la coesistenza è possibile, ma va ricercata nella complessità delle soluzioni possibili. E la tecnologia può venirci in aiuto.
Ha collaborato alle stesura dell’articolo Elisa Plebani
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