Final Destination Bloodlines: La Recensione
A cura di Flavia Orsini Seguiteci sempre su LaScimmiaPensa e iscrivetevi al nostro canale WhatsApp Sono passati 14 anni dall’ultima volta che Final Destination ha varcato la porta dei cinema di tutto il mondo con il quinto capitolo della saga. Dopo numerose dicerie circa il suo ritorno, per la maggior parte infondate, il pubblico aveva ormai abbandonato le […] L'articolo Final Destination Bloodlines: La Recensione proviene da LaScimmiaPensa.com.
A cura di Flavia Orsini
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Sono passati 14 anni dall’ultima volta che Final Destination ha varcato la porta dei cinema di tutto il mondo con il quinto capitolo della saga. Dopo numerose dicerie circa il suo ritorno, per la maggior parte infondate, il pubblico aveva ormai abbandonato le speranze finchè la Warner Bros tirò improvvisamente fuori il coniglio dal cilindro annunciando un nuovo capitolo della saga che fungesse da pre-sequel.
Ma in un’epoca in cui lo black humor e lo splatter hanno formato un match così perfetto per il genere horror contemporaneo da essere largamente sfruttato a destra e a manca, una nuova uscita di Final Destination potrebbe non destare più interesse (soprattutto a così pochi mesi di distanza da The Monkey che richiama il suo stesso stile e modalità di narrazione), e qualche giorno fa siamo andati all’anteprima stampa curiosi di scoprirlo. Ecco la nostra recensione.
Final Destination Bloodlines: La Recensione
Sulle note dell’iconica Shout degli Isley Brothers (che i cinefili più accaniti avranno già sentito in Animal House) si apre la prima sequenza al cardiopalma in pieno stile Final Destination. Le scene d’apertura sono sempre state la punta di diamante di questa saga e dopo aver visto un incidente aereo, un disastro stradale, una montagna russa che si sgancia dai binari, una gara automobilistica finita in tragedia e un ponte che crolla, la domanda è la seguente: c’è davvero qualcosa che potrebbe eguagliare ciò che abbiamo visto fino ad ora, o addirittura spodestarlo dal trono? Assolutamente sì.
Anni 60, un grattacelo di vetro in mezzo alle nuvole chiamato Skyview e una coppia di fidanzati che cerca di godersi il proprio appuntamento. In un lungo e sofferto climax puntellato di sfortunate casualità, imprevisti e un’inspiegabile reazione a catena di eventi, Final Destination torna di colpo alla gloria di 14 anni fa rievocando il suo tipico gioco con la morte in una sequenza spettacolare sul pavimento in frantumi della pista da ballo dello Skyview.
Mai come questa volta lo spietato opening act riesce a mettere in tensione il suo pubblico come nessun’altro splatter è riuscito a fare, sfruttando in un colpo solo tutte le paure insite nell’essere umano, dalle vertigini al fuoco fino alla claustrofobia, e con lo zampino del karma e del fato ad aleggiare sopra di loro.
Il debutto alla regia di Zach Lipovsky e Adam Stein sarebbe potuto essere un rischio per una saga che ha fatto del montaggio scattante e dei primi piani il proprio marchio distintivo e irrinunciabile, ed essendo i due co-registi dei volti nuovi nel panorama cinematografico, le probabilità di voler dare un’impronta diversa al film erano alte. Per fortuna non è stato così, anzi.
Fin dalla prima inquadratura è stato chiaro l’intento di voler omaggiare, oltre che tramandare, lo stile caratteristico di Final Destination, aggiungendo addirittura qualche frivolezza in più e un pizzico di arte cinematografica che negli ultimi film della saga stava sempre più scomparendo. In pochi minuti hanno messo in scena un insieme di soggettive, oggettive, tagli e carrellate ad un ritmo scattante e con una precisione chirurgica al fine di creare quella tipica paura di non avere via d’uscita.
Il titolo è indicativo. Bloodlines significa “discendenze” e tramite questo escamotage si riesce a dare un senso a tutte le morti che abbiamo visto nel corso degli anni. L’incidente sullo Skyview, infatti, e la premonizione che ha avuto la protagonista, ha messo in salvo centinaia di vite guastando i piani della morte.
In una reazione a catena, dagli anni 60 ai giorni d’oggi, la morte verrà a prendere tutte le generazioni dei familiari che sono scampati al disastro, da madre a figlio, da figlio a fratello/sorella. Questo pone delle domande sui capitoli precedenti della saga; dobbiamo presupporre, quindi, che i ragazzi dell’incidente aereo del primo capitolo così come quelli al parco di divertimenti del terzo e via dicendo, sono stati rincorsi dalla morte perché i loro discendenti erano sulla lista nera della morte fin dallo Skyview?
Non viene specificato ma, come spesso capita in Final Destination, quando le cose iniziano a non avere senso, il tutto viene arrangiato con la frase “la morte non ha regole”. Di certo il pubblico di un film splatter non pensa alle regole, piuttosto al divertimento e alla satira che il genere può dare, e in questo Bloodlines riesce a sbaragliare qualsiasi aspettativa. Morti spettacolari e trama singolare a parte, l’ironia è il vero punto di forza del film; molto più presente e accentuata rispetto ai capitoli precedenti ma mai forzata, è distillata in modo geniale nei momenti di massima tensione così da far rilassare il suo pubblico per poi dare una sferzata improvvisa.
D’altronde, in Final Destination il vero gioco non è tra la morte e i suoi personaggi ma tra il pubblico e il film, come successe con la saga di Saw. L’intrattenimento consiste sempre nella composizione di una serie di particolari, di azioni concatenate l’una all’altra, di piccoli avvertimenti disseminati a mo di puzzle per preparare lo spettatore all’esplosione di sangue finale, per poi andare inevitabilmente nella direzione opposta.
Tutto questo torna in modo brillante in Bloodlines, che marca ulteriormente quell’angoscia tipicamente umana di non poter cambiare lo stato delle cose; avendo i protagonisti un forte legame di sangue, la lotta contro la morte si fa molto più personale e di conseguenza l’impossibilità di cambiare il proprio destino sarà ancor più sofferta. Il punto in comune tra questi personaggi e quelli dei capitoli precedenti sarà sempre lui, Tony Todd, quel personaggio che passava di film in film con solo una manciata di minuti di screen time per avvertire i protagonisti dei piani della morte.
Purtroppo però, questo sarà l’ultimo lascito dell’attore sessantanovenne che decide di salutare i suoi fan proprio in una scena straziante del film (le parole che pronuncerà Tony Todd nel suo monologo finale non hanno niente a che fare con il copione ma piuttosto avranno una valenza tragicamente personale), prima di morire di tumore allo stomaco.
Successivamente la trama seguirà in modo molto lineare senza mai cadere nella prevedibilità (fatta eccezione per il finale ma quello è un must per il pubblico di Final Destination). C’è da dire che i personaggi non sono tutti incisivi e carismatici come alcuni di quelli che hanno già precedentemente lottato con la morte, ma piuttosto consideriamo il fatto che Final Destination non è mai stato un ricettacolo di protagonisti scritti ad arte, anzi i suoi volti dovevano soltanto fungere da strumento attraverso cui la morte operava i suoi piani.
Insomma, c’è poco che si possa rimproverare a Bloodlines perché è un chiaro frutto di passione, impegno e cuore, volto esclusivamente ad onorare la saga che l’ha preceduto. Non è al massimo delle sue capacità, questo sì, non sfrutta a pieno tutte le morti che ha a disposizione (con le ultime tre a distanza ravvicinata hanno sfumato l’intrattenimento) e la sceneggiatura contiene dei passaggi da una morte all’altra troppo sottotono rispetto alla linea generale, scadendo in una noia passeggera.
Ma questo sesto capitolo è decisamente un passo in avanti nel franchise di Final Destination rispetto al film precedente del 2009. Non solo è stato arricchito di sfumature molto più gore ma la creatività horror si è alzata di livello e le morti messe in scena sono sempre più imprevedibili, astruse e memorabili. Bloodlines è una straordinaria opera di esumazione di una saga che sembrava ormai terra alla terra, un ricordo lontano di un’epoca vittima della modernità, un prodotto cinematografico che non è più in grado di dare e ricevere, ma che invece risorge inaspettatamente dal pozzo dell’oblio per dire “posso ancora sorprendervi”.
E così è stato. Dopo più di un decennio, Final Destination non rinuncia all’occasione di tornare e di rinnovarsi, così come ha fatto Halloween, Scream e Saw prima di lui, ma qui c’è la giusta dose di linfa vitale per un futuro prospero che, sono sicura, ci riserverà altre sorprese.
Final Destination Bloodlines: Il Cast
- Kaitlyn Santa Juana: Stefani Lewis
- Teo Briones: Charlie Lewis
- Richard Harmon: Erik Campbell
- Anna Lore: Julia Campbell
- Owen Patrick Joyner: Bobby Campbell
- April Telek: Brenda Campbell
- Max Lloyd-Jones: Paul Campbell
- Rya Kihlstedt: Darlene Lewis
- Tinpo Lee: Mr. Lewis
- Brec Bassinger: Iris Campbell (giovane)
- Gabriele Rose: Iris Campbell (anziana)
- Alex Zahara: Howard Campbell
- Tony Todd: William Bludworth
Final Destination Bloodlines: Il Trailer
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