David Cronenberg pensa al ritiro dopo The Shrouds
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Parla David Cronenberg
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Negli ultimi anni, pochi film recenti — e ancor meno quelli firmati da grandi maestri del cinema — affrontano la morte in modo così profondo e personale come The Shrouds di David Cronenberg. Il nuovo lavoro del regista canadese, presentato in anteprima tra grandi aspettative e riflessioni esistenziali, si impone come un’opera tormentata, elegiaca e autoriflessiva. Un film che, per molti, potrebbe rappresentare l’ultima, intensa dichiarazione cinematografica di un autore che ha fatto del corpo e della sua fragilità un tema centrale del proprio linguaggio visivo e narrativo.
Fin dalla sua ideazione, The Shrouds è stato letto come un’opera profondamente personale, specchio del vissuto del regista — un’interpretazione inevitabile considerando la recente perdita della moglie e l’età avanzata di Cronenberg, che ha da poco compiuto 82 anni. Tuttavia, è durante una conferenza stampa tenutasi in occasione della promozione del film, e riportata anche da una nostra intervista al Los Angeles Times, che il regista ha espresso con sorprendente lucidità la possibilità di concludere la sua carriera cinematografica:
Il mondo non ha bisogno del mio prossimo film
Una dichiarazione che, se da un lato suona come un congedo consapevole, dall’altro sembra anche celare la volontà di non forzare ulteriormente un percorso già straordinariamente ricco.
Eppure, nonostante questo distacco apparentemente definitivo, The Shrouds si carica di un significato ancora più profondo: è un film sul tempo che passa, sulla perdita, sulla fragilità del corpo e dello spirito. E se questo dovesse davvero essere l’ultimo lungometraggio del regista, sarebbe difficile immaginare un addio più coerente con la sua poetica.
David Cronenberg ha anche sottolineato come le sue idee non siano esclusivamente legate al cinema. Gli otto anni trascorsi tra Maps to the Stars (2014) e Crimes of the Future (2022) lo hanno infatti portato a esplorare nuove forme di espressione, in particolare la letteratura. Il suo romanzo Consumed, pubblicato nel 2014, rappresenta un’estensione naturale del suo immaginario. Solo lo scorso dicembre, ha rivelato che un produttore lo aveva incoraggiato ad adattare Consumed per il grande schermo, un progetto che potrebbe potenzialmente diventare il suo prossimo film:
[Il produttore] mi ha implorato di adattarlo. Potrei provare a scrivere una sceneggiatura, e se dovesse risultare valida, potrebbe essere il [mio] prossimo film.
La possibilità che Consumed si trasformi in un’ultima opera cinematografica rimane quindi aperta, ma Cronenberg non nasconde le sue preoccupazioni legate al corpo — tema ricorrente nella sua filmografia — e alle difficoltà fisiche della regia.
Si potrebbe certamente immaginare un momento in cui si è a metà di un film e si dice: ‘In realtà non ce la faccio più. Non sono abbastanza concentrato per essere bravo. Non so nemmeno se riuscirò a sopravvivere oggi.
Pur riconoscendo in Manoel de Oliveira (che ha diretto film fino a oltre 100 anni) un modello a cui aspirare, Cronenberg sottolinea l’importanza dello stato di salute e della lucidità mentale nel portare avanti un progetto artistico così impegnativo.
Sembro essere abbastanza sano – afferma con un barlume di speranza.
Che ne pensate?
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