Dalla leggenda alla geologia: i 6 paesaggi più surreali del pianeta
Dal Vietnam all’Islanda, 6 paesaggi surreali che sembrano usciti da un sogno. Scoprili e lasciati stupire dalla natura più incredibile.

Per provare l’ebbrezza di sentirsi catapultati in un altro mondo non è necessario salire su una navicella spaziale e puntare alle galassie lontane: sul nostro stesso pianeta si nascondono scenari così straordinari e carichi di meraviglia e mistero, da sembrare frutto di un sogno o del genio di un artista visionario.
Sono luoghi dove la geologia si fonde con la leggenda, dove i colori della terra sfidano la logica, e dove il tempo pare essersi fermato in forme e suggestioni irripetibili.
Pronti a partire per un viaggio oltre l’immaginazione? Ecco sei paesaggi talmente surreali da sembrare extraterrestri.
La Foresta pietrificata, Argentina
Sembra di camminare su un set cinematografico dimenticato, dove la vita si è cristallizzata in un attimo. In questa vasta e arida distesa nella provincia di Santa Cruz, nel cuore della Patagonia argentina, la vegetazione non ondeggia al vento: è immobile, fossilizzata. Decine di tronchi di araucarie giacciono sparsi sul terreno come giganti addormentati, trasformati in pietra dal lento lavorio del tempo.
Circa 130 milioni di anni fa, questa regione era ricoperta da imponenti foreste preistoriche. Poi, la “furia della Terra”: durante la formazione delle Ande, un’intensa attività vulcanica seppellì l’intera area sotto una coltre di cenere rovente. Invece di scomparire, quegli alberi si pietrificarono, diventando testimoni silenziosi di un mondo perduto.
Oggi, la Foresta Pietrificata argentina è uno dei paesaggi più affascinanti e lunari del pianeta: un museo a cielo aperto dove il tempo si è fatto roccia.
Il Painted Desert, Arizona
Il sole dell’Arizona accende i colori di questo deserto con una luce quasi mistica. Il Painted Desert (letteralmente, “deserto dipinto”) è un’immensa distesa che si srotola su oltre 19.000 chilometri quadrati di altopiano, nel cuore del centronord dello stato americano, dove la natura ha dipinto la terra come una tavolozza di acquarelli: onde di sabbia e roccia si tingono di rosso bruciato, arancio vivace, rosa antico, blu cenere, grigio e persino giallo zafferano.
Le formazioni che modellano il paesaggio onirico sono arenarie stratificate, colline dalle curve morbide, pareti color vermiglio che sembrano scolpite a mano e mesa (le tipiche alture dalla cima piatta) che spezzano l’orizzonte con la loro imponenza. A ogni passo, il Painted Desert sorprende e disorienta.
Halong Bay, Vietnam

C’è una leggenda che fluttua sull’acqua quieta della baia di Halong, nel nord del Vietnam. Narra di un enorme drago che, scendendo dal cielo, colpì con tale forza la terra da farla frantumare. Le montagne crollarono, le valli vennero sommerse, e solo le cime più alte rimasero visibili, emergendo come isole verdi su un mare turchese. E fu così che nacque Halong Bay: un arcipelago di oltre 1.600 isole e isolotti calcarei, ricoperti di vegetazione lussureggiante, che spuntano silenziosi dalle acque del Golfo del Tonchino.
Navigare al cospetto delle formazioni carsiche assomiglia a un sogno. La nebbia, spesso sospesa sull’acqua, accentua il fascino surreale del paesaggio. Le grotte scolpite dal tempo e le lagune nascoste all’interno delle isole aggiungono mistero e magia.
Halong (che in vietnamita significa “dove i draghi scendono nel mare”) è una meta in cui la mitologia è diventata geografia.
Lake Mývatn, Islanda
Nella terra del fuoco e del ghiaccio, c’è un lago che incarna alla perfezione la potenza creativa della natura. Il Lake Mývatn, nel nord-est dell’Islanda, è un’area che sembra davvero provenire da un altro pianeta, sia per la bellezza selvaggia e primordiale del paesaggio, sia per l’energia quasi palpabile che emana dalla terra.
Con i suoi 37 chilometri quadrati punteggiati da isolotti vulcanici, il lago appare come un mosaico liquido incastonato tra colline laviche. Sulle sue rive si alternano crateri spenti, coni di scorie, colate laviche modellate dal vento e dal tempo, pozze di fango bollente che ribollono con inquietante regolarità, e sorgenti termali che sprigionano vapore nell’aria gelida.
È una sinfonia di contrasti, dove il ghiaccio incontra il fuoco, e la quiete del lago convive con il tumulto del sottosuolo.
Purnululu National Park, Australia

Fino agli Anni Ottanta, il mondo ignorava l’esistenza di questo angolo remoto dell’Australia occidentale. Poi, alcune fotografie aeree rivelarono un paesaggio che sembrava disegnato tra le pagine di un libro di racconti aborigeni: un intricato labirinto di creste, canyon e torri di arenaria dalle forme tondeggianti, che danno forma a un reticolo incredibile nel cuore del Purnululu National Park.
Conosciuta come Bungle Bungle Range, ha impiegato venti milioni di anni per assumere l’aspetto attuale. L’erosione ha modellato i cumuli di roccia conferendo loro l’inconfondibile aspetto a forma di alveare, striato di arancione e grigio.
Durante la stagione delle piogge, gli aborigeni Kija si rifugiavano qui, lasciando tracce della loro presenza sotto forma di arte rupestre e siti cerimoniali. Ancora oggi, camminare tra simili torri silenziose regala un senso di intimità e di rispetto per la vastità del tempo.
La Valle della desolazione, Dominica
Il nome non inganna: la Valle della Desolazione, nel cuore dell’isola di Dominica, è un luogo dove la natura ha riscritto le regole del paesaggio. Un tempo, era una foresta pluviale rigogliosa, traboccante di vita. Ma nel 1880, l’eruzione di un vulcano trasformò tutto: gli alberi scomparvero, il terreno si aprì, e la vegetazione lasciò il posto a una valle spettrale, aliena, pervasa da vapori e fumi sulfurei.
Oggi, è una distesa primitiva dove vivono solo poche creature (lucertole, formiche, scarafaggi) e dove il suolo, violaceo e verde acido, è ricoperto di muschi e licheni. Una breve, intensa camminata tra paesaggi bruciati e rocce fumanti conduce al Boiling Lake: una spaccatura nella crosta terrestre colma d’acqua ribollente, come un calderone stregato.