Reacher 03×08 – La Recensione del Finale di stagione

ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Reacher 3. E finalmente ci siamo! Dopo sette episodi di botte da orbi, indagini più o meno intuitive e cattivi che si credono più furbi di Reacher (spoiler: non lo sono mai), siamo arrivati al gran finale. Lo aspettavamo con lo stesso stato d’animo di un bambino alla vigilia di… Leggi di più »Reacher 03×08 – La Recensione del Finale di stagione The post Reacher 03×08 – La Recensione del Finale di stagione appeared first on Hall of Series.

Mar 29, 2025 - 19:21
 0
Reacher 03×08 – La Recensione del Finale di stagione

ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Reacher 3.

E finalmente ci siamo! Dopo sette episodi di botte da orbi, indagini più o meno intuitive e cattivi che si credono più furbi di Reacher (spoiler: non lo sono mai), siamo arrivati al gran finale. Lo aspettavamo con lo stesso stato d’animo di un bambino alla vigilia di Natale: sappiamo già che sotto l’albero troveremo qualcosa di bello – i cattivi morti, la giustizia fatta a suon di pugni – ma vogliamo solo scoprire come ci arriveremo. Sarà una battaglia epica o un fuoco di paglia? Usciremo soddisfatti o con un senso di delusione?

Il finale di Reacher 3 è un mix di momenti appaganti, scelte narrative peculiari e qualche problema di scrittura. Da un lato, la tanto attesa lotta tra Reacher e Paulie è una delle scene più soddisfacenti dell’intera stagione; dall’altro, la gestione di Quinn e delle conseguenze della storia lascia un po’ a desiderare.

Un bagno di sangue che non lascia tracce

L’episodio si apre con una sparatoria devastante: un’intera squadra dell’ATF viene sterminata, insieme a un numero altrettanto impressionante di scagnozzi di Quinn. È una carneficina, ma la serie non si ferma un secondo a riflettere sulle conseguenze di tutto ciò. Duffy e Villanueva, che hanno appena visto morire un’intera squadra di federali, non mostrano la minima reazione. Anche perché uno dei federali, mentre sta lasciando questa valle di lacrime, si permette pure di dire a Duffy che non avrebbe dovuto scendere dal furgoncino! Reacher non è certo una serie che punta sul dramma psicologico, ma un minimo di peso emotivo in più avrebbe giovato.

Lo stesso vale per l’inserimento tardivo della minaccia terroristica. Nell’ultimo episodio scopriamo che gli acquirenti yemeniti delle armi di Quinn stanno pianificando attacchi coordinati. Il problema è che questo dettaglio sembra messo lì per caso e non incide realmente sulla tensione narrativa: la storia era incentrata sulla vendetta di Reacher e sul salvataggio di Teresa, e tutto il resto sembra aggiunto giusto per dare un senso di urgenza che, alla fine, non cambia nulla.

Reacher vs Paulie: una lotta epica e surreale

Li abbiamo attesi per tutta la stagione! Reacher 3
Credits: Prime Video

Fortunatamente, lo scontro tra Reacher e Paulie è, senz’ombra di dubbio, all’altezza delle aspettative. È una battaglia brutale, fatta di colpi che sembrano non finire mai, false conclusioni e momenti quasi comici. Paulie, gigantesco e inarrestabile, si rialza sempre, perfino dopo essere finito in acqua da cui ne esce fuori come un mostro da film horror. L’inquadratura di lui che riemerge nel buio, illuminato dalla luna, è una delle immagini più potenti dell’episodio.

La scena è volutamente esagerata: Reacher è costretto a dare il massimo. Non può semplicemente fare il duro e mettere ko Paulie con un colpo ben piazzato; deve ingegnarsi, sopravvivere e adattarsi. È uno scontro degno di essere ricordato perché il suo avversario resiste, resiste, restituendo colpo su colpo. I due se le danno di santa ragione e lo spettatore, che sa già come andrà a finire, ha l’impressione di non averne mai abbastanza. Si sente come un antico romano di fronte a due gladiatori. Non può che incitare a che i due continuino a darsele.

Il culmine arriva con il colpo di genio di Reacher, che tampona la canna della mitragliatrice di Paulie, facendogliela esplodere in faccia. La genialità sta nel fatto che Reacher deve utilizzare un’arma per venirne a capo, conscio che non potrà competere con la forza (a questo proposito, geniale la battuta di Neagley, che paragona Paulie a King Kong e propone di buttarlo giù dall’Empire State Building… con un biplano!). E mentre Paulie agonizza glielo fa pure notare: tu sarai più grosso e più forte ma io sono più intelligente! Ciapa su e porta a cà!

Reacher 3 e un villain che si dimentica di esserlo

Se la lotta con Paulie è costruita alla perfezione per soddisfare lo spettatore, lo scontro con Quinn è quasi un anticlímax. La serie ci ha mostrato per sette episodi un Reacher ossessionato dall’idea di vendicarsi di lui, mentre Quinn non si è nemmeno preso la briga di ricordarsi chi fosse il suo inseguitore. Quello che potrebbe sembrare uno sbilanciamento narrativo è in realtà un’idea davvero interessante: Quinn non è il classico villain, già visto, che passa metà stagione a tramare contro il protagonista. Ha una sua storia, i suoi affari, e Reacher è solo un fastidio imprevisto che va, in qualche modo, risolto.

Quando finalmente si trovano faccia a faccia, niente grandi discorsi, niente rivelazioni sconvolgenti. Solo un lampo di riconoscimento negli occhi di Quinn prima che Reacher gli spari in petto. È una chiusura fredda, apparentemente deludente, ma perfettamente coerente con la struttura della stagione: per Reacher, uccidere Quinn non è un trionfo, è solo una pratica da sbrigare. È rimediare a un errore commesso. Se si fosse allungato il brodo forse avremmo avuto qualcosa di più spettacolare, di sicuro. Ma altrettanto sicuro è il fatto che sarebbe risultato solo artificioso.

Duffy, Villanueva e Richard: a ciascuno il suo

Per Villanueva finalmente la pensione, in REacher 3
Credits: Prime Video

Come ogni finale che si rispetti anche questo di Reacher 3 dà modo ai personaggi di avere la chiusura più adatta.
Duffy riesce a salvare Teresa dalle grinfie di uno yemenita un po’ troppo bollente. La sua carriera alla DEA è definitivamente compromessa e la donna è costretta ad abbandonare il suo posto nell’agenzia federale. Reacher le propone il ruolo di detective nel clan di Neagley ma due primedonne, insieme, non funzionerebbe mai. E di fatti Duffy rifiuta.
Insieme a Villanueva, a fine episodio, si reca dai genitori del loro giovane collega, ucciso in servizio a inizio stagione. Un momento appena sfiorato, e che forse avrebbe meritato qualcosa di più, ma decisamente toccante. E dovuto, soprattutto.

Villanueva, dopo aver salvato Richard dai cattivi, durante la festa, finalmente arriva alla pensione. Ne ha parlato così tanto, in questo Reacher 3 che a un certo punto il dubbio che sarebbe stato ucciso è venuto a tutti. In realtà il simpatico collega anziano di Duffy, dopo aver omaggiato Bruce Willis come interprete di John McLane nella trilogia Die Hard (sì, i film sono cinque, ma solo i primi tre meritano di esistere…), raggiunge la sua dolce metà omaggiandola con un bel mazzo di fiori.

Richard, che ha visto il padre sacrificarsi di fronte ai propri occhi per salvarlo, ora che non ha più nulla da temere segue l’ennesimo consiglio da parte di Reacher. Prende i soldi, un’auto di papà e si allontana. Il giovane rampollo non si improvvisa giustiziere ma rimane perfettamente coerente con il suo personaggio.

E Neagley? A Neagley tocca la parte più simpatica ma certamente meno interessante. Si infiltra all’interno della festa (per altro piuttosto strana dato che Beck Sr viene dipinto come un solitaro burbero, e non certo uno che si circonda di giovani per festeggiare il suo cinquantesimo compleanno) travestita da cameriera ma viene beccata subito. Deve così inventarsi qualche stratagemma per non finire arrosto prima del tempo.

Reacher 3: il giusto mix di azione, tensione e umorismo

L’episodio è ricco di riferimenti cinematografici, soprattutto a Die Hard. Dalla canotta di Villanueva alla scena in cui Reacher viene impiccato con una catena, fino alla battuta di Duffy che ricalca Il Cavaliere Oscuro, quest’ultima puntata gioca con le citazioni in modo divertente.

C’è anche una buona dose di ironia involontaria: Reacher che uccide l’autista del camion solo perché non ha una corda con cui legarlo è un momento assurdo, così come Richard che viene incoraggiato a prendere tutti i soldi del padre e partire per chissà dove. Anche la scena della pistola giocattolo che si smonta nelle mani di Beck Sr è surreale, ma ben riuscita.

Oltre alla trama principale, l’episodio introduce anche una serie di elementi di contorno che, sebbene non fondamentali, contribuiscono a rendere il tutto più dinamico e godibile. I compratori d’armi yemeniti e i russi aggiungono un tocco di tensione e qualche scena ironica, bilanciando bene l’azione con momenti più leggeri.
In generale, il finale ha una forte dose di umorismo, con battute ben piazzate che alleggeriscono la tensione senza mai scadere nel ridicolo. Questo mix di azione, dramma e ironia funziona bene e aiuta a rendere il tutto più scorrevole.

Un finale di stagione che chiude il cerchio, senza strafare.

È Duffy a congedarsi da Reacher!
Credits: Prime Video

In definitiva, il finale di Reacher 3 non è perfetto, ma fa il suo dovere: chiude tutte le trame senza inutili allungamenti, regala uno scontro memorabile con Paulie e gestisce Quinn in modo sorprendentemente pragmatico. La serie non si perde in sentimentalismi e rimane fedele alla sua natura: azione, vendetta e giustizia servite con pugni e proiettili.

Alcune scelte narrative possono lasciare perplessi, ma nel complesso l’episodio mantiene un buon ritmo e non annoia mai. Le battute funzionano, le citazioni cinematografiche sono un bel tocco e, soprattutto, Reacher resta quel personaggio implacabile che conosciamo e amiamo.
Non sarà il finale più esplosivo della serie, ma di certo lascia con la sensazione di aver visto la storia chiudersi nel modo giusto. E, come sempre, con la voglia di seguire Reacher nella sua prossima avventura.

Reacher 3: una stagione solida, nonostante qualche ripetizione

L’ultima scena, con Reacher che sfreccia lungo la costa del Maine su una Harley, è un epilogo perfetto per il personaggio (i puritsti, però, non lo vedono bene a cavallo di una moto). Un uomo sempre in movimento, che non si sofferma sul passato ma si concentra solo sulla prossima battaglia (e grazie a Neagley, ora sappiamo chi è che odia Reacher!). Anche se questa stagione ha avuto alcuni bassi, il suo finale riesce a offrire abbastanza azione e chiusure narrative da lasciare gli spettatori con la giusta dose di adrenalina e la voglia di vedere cosa succederà nella prossima avventura di Reacher.

E sarebbe ingiusto negarlo: Reacher 3 ha regalato momenti straordinari. La partenza è stata esplosiva, le dinamiche tra i personaggi ben costruite. Per gran parte della stagione, la serie è riuscita a bilanciare alla perfezione brutalità e strategia, mantenendo quel mix irresistibile di tensione e ironia che rende Reacher così unico. Certo, nella seconda metà il ritmo ha subito qualche calo e la storia, a tratti, ha dato la sensazione di girare un po’ su se stessa. Alcune soluzioni narrative sono apparse ripetitive, alcuni sviluppi più prevedibili di altri. Ma nel complesso, anche quando ha rallentato, la serie non ha mai davvero perso la sua identità.

Perché alla fine Reacher 3 resta una grande stagione. Non perfetta, certo, ma solida, divertente e fedele allo spirito del personaggio. Reacher è sempre lui: implacabile, geniale, spietato con i nemici e sorprendentemente leale con gli alleati. La serie lo sa, e sa anche che, quando arriva il momento di tirare le somme, quello che conta è l’impatto complessivo. E sotto questo aspetto, anche con qualche inciampo, Reacher 3 colpisce nel segno.

Forse non è stata la stagione quella stagione più bella che avevamo preventivato all’inizio, ma ha comunque confermato una cosa: il viaggio di Jack Reacher è tutt’altro che finito. E noi siamo più che pronti a seguirlo ancora.

The post Reacher 03×08 – La Recensione del Finale di stagione appeared first on Hall of Series.