Nowhere: Have you done this before? | Recensione

È uscito il disco Have you done this before?, doppio album d’esordio e già postumo di Nowhere. Ce lo racconta Gilberto Ongaro Questa è una situazione particolare da raccontare: Have you done this before? è un album d’esordio postumo, poiché l’artista che si cela sotto il nome Nowhere, Roberto Bonfissuto, è scomparso prematuramente nel 2019. […] L'articolo Nowhere: Have you done this before? | Recensione proviene da Blog della Musica.

Apr 30, 2025 - 16:07
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Nowhere: Have you done this before? | Recensione

È uscito il disco Have you done this before?, doppio album d’esordio e già postumo di Nowhere. Ce lo racconta Gilberto Ongaro

Questa è una situazione particolare da raccontare: Have you done this before? è un album d’esordio postumo, poiché l’artista che si cela sotto il nome Nowhere, Roberto Bonfissuto, è scomparso prematuramente nel 2019. Aveva tanti provini nell’hard disk e non erano mai usciti da lì. Allora il fratello Giulio ha deciso di affidare queste registrazioni alle mani di Andrea Liuzza, titolare dell’etichetta Beautiful Losers, per vedere cosa può uscirne. Liuzza ha creato degli arrangiamenti per realizzare un lotto di nove canzoni e ascoltare come “potrebbero essere state”.

Stiamo inevitabilmente ascoltando un’interpretazione del potenziale inespresso da Nowhere, infatti per certi versi questo sembra un lavoro di Nowhere feat. Are You Real?, il progetto personale di Liuzza. Ci si trovano le sue coordinate stilistiche, quel soft rock semi-acustico con suoni che richiamano la psichedelia sixties (con le possibilità della produzione pulita contemporanea) e il glockenspiel.

In questo caso, la visione Are You Real? si sposa bene con quella di Nowhere, avendo in comune Syd Barrett come ispirazione. Le sequenze armoniche dell’artista a volte ricordano proprio l’artista inglese, avendo scelto più volte degli accordi imprevisti, come nel pezzo di chiusura “Say goodbye”. La malinconia scorre nel 6/8 acustico di “Don’t you wanna take my gun?”. Nowhere però mostra anche una vena melodica in “Call me maybe”, dove il ritornello prevede un’intera scala ascendente cantata.

Questo è un doppio cd: il secondo contiene proprio i demo, le versioni casalinghe di Nowhere delle canzoni. Forse si tratta di romanticismo, ma a me colpiscono soprattutto queste versioni grezze, “sbagliate”. Perché è proprio nelle registrazioni col fruscio, con le pause, le ripartenze, le indecisioni, che si percepisce la mente creativa al lavoro. In fondo è lo stesso fascino suscitato programmaticamente da Riccardo Buck col suo album “Inward Crawl”, registrato in musicassetta con un registratore in un hotel a Venezia. In questo secondo cd si trovano le stesse vibes intimiste, la stessa sensazione di spiare nel cassetto di un autore.

Ascoltando “Have you done this before?” possiamo ascoltare una voce che, coerentemente col nome d’arte scelto, proviene da nessun luogo. Questo apre a una riflessione sul senso del fare musica. Non l’affermazione personale, non i soldi. Una manifestazione di umanità che grazie alla tecnologia sopravvive al tempo.

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  • Etichetta: https://www.facebook.com/beautifullosersrecords

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