Non sempre il caldo arriva da Sud. Spesso non ce ne accorgiamo, ma uno dei meccanismi più spietati del
meteo estivo agisce in silenzio, senza nubi, senza vento, senza pioggia. Si chiama
subsidenza atmosferica, ed è alla base di molte delle giornate più torride vissute in Italia negli ultimi anni. Quando un
campo di alta pressione domina l’atmosfera, non lo fa solo con cieli sereni e assenza di piogge. In quota, l’aria inizia lentamente a
scendere verso il basso, trascinata dalla stabilità barica. Durante questa discesa, a causa della pressione crescente, l’aria si
comprime e si riscalda. Questo riscaldamento non deriva dal sole né dal suolo, ma da un
processo termodinamico interno all’atmosfera: il cosiddetto
riscaldamento adiabatico.
Un caldo che non viene da lontano, ma si genera qui A differenza del caldo portato da masse d’aria sahariane, che giunge dall’Africa percorrendo centinaia di chilometri, la
subsidenza produce calore direttamente sull’area interessata. È per questo che, durante certe ondate di calore, si registrano
temperature più elevate in Pianura Padana o a Roma rispetto a Tunisi o Bengasi. L’aria si riscalda mentre scende e, arrivando negli strati più bassi,
impedisce ogni tipo di movimento verticale. Il cielo rimane limpido, ma l’aria si accumula e si scalda sempre di più.
L’effetto sulle città italiane: quando la subsidenza incontra l’asfalto In ambito urbano, la
subsidenza diventa il perfetto alleato dell’isola di calore cittadina. L’aria compressa in discesa
schiaccia gli strati atmosferici più bassi, creando una cappa che
soffoca la ventilazione e fa ristagnare l’umidità. Il calore rilasciato dal cemento, dalle strade e dai tetti non riesce a disperdersi, restando intrappolato nelle ore serali e notturne. Così nascono le famigerate
notti tropicali, durante le quali il termometro
non scende sotto i 20-25 °C, anche in città centro-settentrionali dell’interno come
Milano,
Firenze o
Bologna In questi contesti, dormire diventa difficile, la pressione atmosferica grava sul corpo e i soggetti fragili sono esposti a un alto rischio di stress termico.
Una dinamica tipica del Mediterraneo, ma in forte espansione Il bacino del
Mar Mediterraneo è storicamente un’area favorevole alla formazione di
anticicloni stazionari e cupole di calore, negli ultimi anni noti anche con il termine anglosassone di
“heat dome“. Ma oggi, con il cambiamento climatico, la
frequenza e la persistenza di queste strutture si stanno moltiplicando. I
modelli previsionali indicano che nei prossimi decenni la
subsidenza sarà un elemento sempre più presente durante l’estate, anche nelle zone interne e collinari, che un tempo godevano di escursioni termiche più marcate. Questo rende necessario
ripensare l’urbanistica, la gestione del verde urbano e i sistemi di allerta meteo, per adattarsi a un clima che non colpisce solo con i temporali, ma anche — e soprattutto — con
un silenzioso, inesorabile caldo che arriva dall’alto.Il METEO ESTIVO più SPIETATO, il rischio dei prossimi mesi ha un nome