Marina Abramovic: la “performance” in cui si m*sturbò fino a raggiungere 9 org*smi
Marina Abramovic ricreò questa famosa performance di Vito Acconci in presenza di pubblico, e riuscì a raggiungere ben 9 climax. Qui è proprio il caso di dire: “Questa è performance!” Nel 2005 Marina Abramović, la famosa artista concettuale serba che certo non abbisogna di presentazioni, ricreò una provocatoria performance di Vito Acconci – ancora più […] L'articolo Marina Abramovic: la “performance” in cui si m*sturbò fino a raggiungere 9 org*smi proviene da LaScimmiaPensa.com.

Marina Abramovic ricreò questa famosa performance di Vito Acconci in presenza di pubblico, e riuscì a raggiungere ben 9 climax. Qui è proprio il caso di dire: “Questa è performance!”
Nel 2005 Marina Abramović, la famosa artista concettuale serba che certo non abbisogna di presentazioni, ricreò una provocatoria performance di Vito Acconci – ancora più estremo di lei nella sua arte – in cui lui, nel 1972, si masturbò per otto ore al giorno, per nove giorni, alla Sonnabend Gallery di New York. L’opera si chiamava Seedbed.
C’è da specificare che l’artista non eseguì la sua performance in pubblico, bensì “sotto” il pubblico, nascosto da una specie di rampa di legno sulla quale i visitatori camminavano. Potevano sentirlo, ma non vederlo. Bene, la Abramovic ha ricreato la performance – l’ha “coverizzata”, diciamo – nel 2005, assieme a quelle di altri artisti al museo Guggenheim di NYC.
E, nel corso della sua versione di questa performance, riuscì a raggiungere pare la bellezza di nove orgasmi. “Ho molto rispetto per quest’opera”, ha raccontato. “È molto diversa dal mio lavoro. Lui [Acconci] l’ha eseguita per nove giorni, otto ore al giorni. L’intera idea di lui che produce seme, una metafora per la creazione… era per me estremamente importante sapere che cosa la donna produce”.
“Sono andata con l’idea di produrre umidità e calore. Avere orgasmi in pubblico, essere eccitata dai visitatori pochi piedi sopra di me, davvero non è facile, ve lo dico! Non mi sono mai concentrata così duramente nella mia vita. Il problema per me, con questa opera, è l’assenza dello sguardo del pubblico”, ha spiegato la Abramovic.
“Ma ho sentito che si sono davvero divertiti, era come una grande festa là sopra. E ho finito con l’avere nove orgasmi. Fu terribile per la performance successiva, ero così esausta!” racconta la Abramovic. “Non ho finto, non fingo mai nulla” ha poi specificato, in riferimento al famoso mito degli orgasmi femminili “simulati”.
Al riguardo, ha da dire: “Sai che avere un orgasmo è un momento così importante, senti la vita, la connessione con la natura, gli uccelli sulle rocce, gli alberi, tutto diventa luminoso e bellissimo. Quindi, se la gente scoprisse questo di più, si spera che la gente sarebbe meno stronza”, e la dichiarazione ha il suo senso.
Tornando sulla performance: “L’opera richiedeva di masturbarmi per otto ore sotto il palco, e il pubblico poteva sentire la mia voce da sopra. Sai che prendo questa cosa seriamente, per cui era complicato dato che avrei dovuto farlo per sette ore, [almeno] più di cinque orgasmi, ed era davvero difficile perché il giorno dopo avrei dovuto performare qualcos’altro”.
“Volevo fare la performance d’arte con una energia femminile. Non faccio prove, perché le performance artistiche non riguardano le prove: questo è quello che le rende differenti dal teatro”, conclude l’artista, insistendo sulla spontaneità e la naturalezza nell’esecuzione dell’opera. Visti i risultati, si può dire che sia riuscita.
Fonte: UNILAD
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