
La
Pianura Padana, con la sua estensione orizzontale, l’orografia circostante e la forte antropizzazione, rappresenta
una delle zone più colpite d’Europa da fenomeni convettivi intensi, in particolare dalle
supercelle. La loro
distribuzione storica non è casuale: esistono veri e propri
corridoi temporaleschi, spesso ricorrenti, dove le condizioni locali amplificano la probabilità di sviluppo di questi mostri atmosferici. Dal punto di vista meteorologico,
le province a ridosso delle Prealpi sono le più esposte, ma le supercelle non risparmiano nemmeno la bassa pianura e le aree pedecollinari.
Nord-Ovest: la fascia lombardo-piemontese è tra le più battute Tra le zone più frequentemente colpite spiccano le
province di Novara, Vercelli, Pavia, Lodi e Cremona, in Piemonte e Lombardia occidentale. Qui, la combinazione tra
aria calda e umida proveniente dal Mar Ligure, l’effetto barriera delle
Alpi Marittime e i contrasti termici dovuti alle discese fresche da
Valle d’Aosta e
Svizzera generano le condizioni ideali per la formazione di supercelle. Alcuni degli
eventi più estremi registrati nell’ultimo decennio si sono concentrati in questa zona:
grandinate con chicchi fino a 10-12 cm,
raffiche di downburst oltre i
120 km/h, e
strutture rotanti ben documentate dai radar meteorologici. In
Piemonte, anche il
Torinese e l’
Astigiano risultano aree spesso colpite da temporali severi. L’aria calda stagnante in pianura e le irruzioni fredde alpine creano contrasti ideali, spesso con sviluppo di celle autorigeneranti. Le aree tra
Chivasso,
Canavese e
Collina Torinese sono frequentemente al centro di episodi estremi.
Alta Lombardia: tra Varesotto e Bergamasca, un’altra area a fortissimo rischio L’
Alta Lombardia è tra le aree più vulnerabili, in particolare tra
Varesotto,
Comasco,
Brianza,
Bergamasca e
Alto Milanese. Qui, l’interazione tra
aria calda padana e
correnti fresche alpine crea un contesto ideale per la formazione di cumulonembi imponenti e supercelle, soprattutto tra maggio e luglio. Anche la
Val Seriana e la
Val Brembana rientrano tra le aree ad alto rischio, con episodi documentati di grandinate distruttive e downburst.
Lombardia orientale e Veneto: supercelle padane tra Brescia e Verona Un altro asse temporalesco di rilevanza storica corre da
Brescia a Verona, coinvolgendo anche il
Basso Garda, il
Mantovano e in parte la provincia di
Vicenza. In questi settori, le supercelle si formano tipicamente dopo una lunga permanenza dell’aria calda e stagnante nei bassi strati, interrotta da una
fronte freddo in arrivo da nord. Questo schema è ricorrente nei mesi di
giugno e inizio luglio. La zona è nota anche per la formazione di
squall line di tipo bow echo, ossia temporali lineari a forma di arco che portano venti distruttivi e grandinate estese.
Emilia occidentale: una zona cuscinetto tra le Alpi e l’Appennino Tra le province di
Piacenza,
Parma e
Reggio Emilia, la
morfologia della pianura, schiacciata tra
due catene montuose, crea una
trappola convettiva nei giorni di caldo opprimente. I dati degli ultimi 15 anni mostrano una
frequenza crescente di supercelle anche in queste zone, specie durante le
ore serali, quando le brezze di valle e l’aria più fredda in discesa dai rilievi stimolano
temporali autorigeneranti. Alcuni dei più violenti downburst osservati in Italia negli ultimi anni si sono originati proprio qui.
Bassa Padana e Polesine: meno frequente ma più esplosivo Le aree più a
sud e a est della pianura, tra
Ferrara,
Rovigo e il
Delta del Po, pur non essendo il fulcro della convezione più attiva, diventano
teatro di eventi esplosivi quando le celle temporalesche già sviluppate nel Nord-Ovest si spostano verso est, alimentate dall’umidità dell’
Adriatico. È qui che le supercelle raggiungono spesso il massimo sviluppo, portando
grandinate a tappeto su vaste aree rurali e
raffiche lineari capaci di scoperchiare tetti e abbattere linee elettriche.
Trend degli ultimi decenni: aumento di frequenza e intensità Dal confronto tra i dati
del trentennio 1980-2010 e quelli successivi al
2010, emerge un trend inequivocabile:
le supercelle in Pianura Padana stanno aumentando sia in numero che in potenza. Questo è il frutto diretto dell’
aumento delle temperature medie estive, della
maggiore disponibilità di energia termica (CAPE) e della
persistenza di pattern atmosferici bloccati, che mantengono le condizioni favorevoli per più giorni consecutivi. Inoltre, la sempre più elevata risoluzione dei
modelli meteorologici ad area limitata e la capillare diffusione di
radar Doppler e satelliti geostazionari ha permesso una
migliore identificazione e tracciamento delle supercelle, che in passato venivano facilmente confuse con temporali ordinari.
I mesi chiave: da metà maggio a inizio luglio Storicamente, le supercelle tendono a manifestarsi con maggiore frequenza nel periodo compreso tra
il 20 maggio e il 10 luglio, con
giugno che rappresenta il
picco massimo di attività. Tuttavia,
le prime ondate calde di maggio possono già innescare i primi casi, così come
i rientri freschi di fine agosto. Le ore più critiche sono il
tardo pomeriggio e la sera, quando il riscaldamento diurno ha raggiunto il massimo e la presenza di aria fredda in quota fa scattare il meccanismo della convezione violenta. Se vuoi, posso costruire per te
una mappa climatologica delle aree più colpite oppure indicarti le
fonti scientifiche e i database meteorologici dove recuperare le segnalazioni certificate di supercelle in Val Padana. Vuoi procedere in questa direzione?
Supercelle in Val Padana: inizia il periodo più pericoloso, le aree a maggior rischio