The Penguin: o anche perché attingere da Batman è sempre una buona idea quando si parla di villain
“O muori da eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo” I villain sono quasi sempre più intriganti degli eroi. Un’affermazione sulla quale possiamo concordare quasi all’unanimità. Certo, dipende tutto da come si scrive un villain. E qui casca l’asino. Scriverne uno degno di nota, però, può diventare l’impresa più ardua per uno… Leggi di più »The Penguin: o anche perché attingere da Batman è sempre una buona idea quando si parla di villain The post The Penguin: o anche perché attingere da Batman è sempre una buona idea quando si parla di villain appeared first on Hall of Series.

“O muori da eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo”
I villain sono quasi sempre più intriganti degli eroi. Un’affermazione sulla quale possiamo concordare quasi all’unanimità. Certo, dipende tutto da come si scrive un villain. E qui casca l’asino. Scriverne uno degno di nota, però, può diventare l’impresa più ardua per uno scrittore. Sia che si tratti di un adattamento che di una creazione da zero, l’arcinemesi gioca sempre un ruolo chiave e portarlo in scena è, allo stesso tempo, la cosa più difficile e facile di sempre. Facile perché alla fine un villain è solo il riflesso contorto dell’eroe e come lui deve quindi per forza avere: background, motivazione e caratteristica peculiare. Lo dimostrano chiaramante i villain di Batman, di cui The Penguin è solo l’ultima grande testimonianza. Difficile perché non sempre le tre cose menzionate funzionano incastrate le une con le altre.
Il cattivo non è solo l’ostacolo da superare, ma il motore stesso della trama, il riflesso oscuro dell’eroe e, a volte, persino il personaggio più affascinante della storia. Ma cosa rende davvero memorabile un villain? È la sua crudeltà? La sua complessità psicologica? Il suo carisma? Innanzitutto, uno degli elementi chiave di un grande antagonista è il suo rapporto con il protagonista. I migliori villain non sono semplicemente ostili all’eroe, ma ne rappresentano una versione distorta o un’alternativa morale. Sono la strada alternativa che il personaggio principale avrebbe potuto prendere se non avesse deciso diversamente. E ci affascinano tanto proprio perché incarnano quella libertà e imprevedibilità che l’uomo comune non può permettersi.
Fuori dalla società e dalle sue norme, il cattivo incarna la libertà assoluta. Non ha alcun interesse a vivere dentro le norme sociali e morali, né tantomeno a proteggerle. Anzi, in moltissimi casi, il suo scopo è distruggere tali regole. Esiste un momento preciso, in ogni backstory che si rispetti in cui l’antagonista ha preso la decisione che ne ha segnato il cammino. Una decisione radicalmente opposta a quella dell’eroe e che, proprio per questo motivo, li rende necessariamente rivali a vita. Prendiamo in considerazione tre esempi, che riprendono d’altronde anche tre tipologie di villain diversi tra loro.
La fragilità della morale: Due Facce
Il primo caso è quello dell’antieroe caduto. Uno dei villain più tragici è quello che non è nato malvagio, ma lo è diventato. Spesso è un personaggio che, in altre circostanze, sarebbe potuto essere l’eroe della storia. Si tratta del più drammatico dei villain e forse il più difficile da realizzare. Anakin Skywalker è la speranza della Galassia, il prescelto, colui che riporterà ordine nella Forza. Poi qualcosa si incrina nel suo cuore e l’ambizione si fa strada, soppiantando la fiducia, la generosità e benevolenza dei Jedi. Il resto è storia del cinema.
Nell’universo di Batman, la stessa sorte tocca anche ad Harvey Dent. L’uomo del popolo, diventato procuratore distrettuale per difendere la gente di Gotham e riportare la giustizia, finisce per trasformarsi lui stesso nel cattivo da distruggere. Il suo alterego Due Facce rappresenta il destino cieco, l’impossibilità di sfuggire alla casualità della vita. Una volta era il simbolo della speranza per Gotham, il procuratore distrettuale pronto a ripulire la città dalla corruzione. Ma quando metà del suo volto viene orribilmente sfigurata e la sua fiducia nella giustizia viene tradita, Dent abbandona la sua umanità e si affida al caso per decidere chi vive e chi muore.
Batman vede in lui ciò che potrebbe succedere se anche lui smettesse di credere nei suoi ideali. La loro relazione è tragica, perché Harvey non è un mostro per natura: è una vittima delle circostanze, un uomo che ha perso la capacità di credere nel libero arbitrio e si è rifugiato nella fredda razionalità di una moneta a due facce.
Il caos contro l’ordine: Joker
Il Joker è un villain complesso che sfugge a una classificazione netta, ma si muove tra più archetipi in base alla sua interpretazione. Lo potremmo inserire a cavallo tra il cattivo con una causa e il male assoluto. Nel primo caso, pensiamo a personaggi come Thanos o Magneto, per rimanere nel mondo fumettistico. Entrambi sono villain potentissimi e temibili, eppure hanno motivazioni con le quali non possiamo sentirci totalmente in disaccordo. Sono questi i cattivi più affascinanti perché ci spingono a riflettere sui confini tra bene e male.
In Il Cavaliere Oscuro, il caos organizzato del Joker sfida ogni tentativo di razionalizzazione.
Nella più recente pellicola di Todd Phillips, il villain è un ritratto disturbante della società moderna che trasformandosi in un simbolo di ribellione e alienazione sociale. Eppure, ci sono anche caratteristiche tipiche del secondo caso che abbiamo citato, vale a dire il male assoluto. Impossibile qui non fare riferimento a Sauron. Laddove la serie tv The Rings of Power gli sta costruendo attorno un passato da diavolo tentatore, J. R. R. Tolkien lo ha sempre inteso come manifestazione del puro male, senza redenzione o sfumature. Incapace di provare sentimenti perché al di là di qualsiasi tipo di limitazione terrena e spinto solo dalla vorace brama di potere.
Se Batman è la disciplina e il controllo, il Joker è il caos puro. Non è un criminale comune, non ruba per arricchirsi né trama per il potere. Lui esiste per distruggere ogni ordine prestabilito, per dimostrare che la vita è priva di senso e che basta una spinta per far crollare anche l’uomo più integro. La sua rivalità con l’Uomo Pipistrello non è semplicemente una lotta tra bene e male, ma tra due visioni opposte dell’esistenza. Il Joker non vuole uccidere Batman: lo vuole corrompere. Vuole dimostrargli che tutto ciò in cui crede è un’illusione. E Batman, d’altra parte, è ossessionato dal mantenere il proprio codice morale proprio perché sa che, se cedesse anche solo una volta, non ci sarebbe più ritorno.
ll criminale gentiluomo: The Penguin
A differenza della follia anarchica del Joker (trovate qui la nostra recensione di Folie à Deux) o del fanatismo di Ra’s al Ghul, il Pinguino non è un mostro nel senso tradizionale. Non è uno psicopatico, né un visionario con una missione sovversiva. È un uomo d’affari, un criminale di classe, un gangster con un’impeccabile educazione e un’innata predisposizione al potere. Ma sarebbe un errore sottovalutarlo. Sotto il suo aspetto grottesco e le sue maniere raffinate, si nasconde uno dei più spietati e intelligenti avversari del Cavaliere Oscuro.
Oswald Cobblepot è un calcolatore. Potremmo definirlo un capitalista del crimine, un uomo che vede Gotham come un mercato da conquistare con affari sporchi e corruzione. Se Joker è l’opposto caotico di Batman, il Pinguino è il suo opposto pragmatico. Entrambi sono uomini che hanno trasformato la loro immagine in un simbolo, ma mentre Bruce Wayne ha scelto di incutere paura per proteggere Gotham, Cobblepot ha scelto di incutere rispetto per possederla. Il loro scontro si costruisce strategia dopo strategia, tra giochi di potere e sottili equilibri che possono crollare da un momento all’altro.
In un certo senso, il Pinguino è uno dei nemici più pericolosi di Batman proprio perché non si fa mai trascinare dall’emotività. E questa sua lucidità lo rende un avversario che non si può mai sconfiggere davvero. Nel mondo camp di Batman il Pinguino rappresenta un tipo di male molto più realistico e inquietante.
E in un certo senso, è anche uno dei villain di Batman più credibili proprio perché incarna una realtà che esiste anche fuori dai fumetti: il crimine organizzato, la corruzione, il potere costruito sul denaro e sulla paura.
La miniserie The Penguin (disponibile in esclusiva sul catalogo Sky qui) è l’ennesima riuscitissima prova che i villain di Batman sono personaggi superiori sotto tutti i punti di vista. Non sono solo “cattivi”, ma personaggi complessi, ognuno con la propria visione del mondo, ognuno con la propria tragica storia. A seconda delle interpretazioni, il Pinguino è stato ritratto in modi molto diversi. Nei fumetti classici, è un boss elegante, un criminale che si muove tra il lusso e il crimine organizzato. Ma il cinema e la televisione hanno saputo reinventarlo più volte, offrendo versioni molto diverse e affascinanti del personaggio.
La versione più grottesca del Pinguino è quella di Danny DeVito nel film di Tim Burton. Una versione che lo trasforma in una creatura quasi animalesca, un uomo cresciuto nelle fogne, guidato dall’odio verso il mondo che lo ha rifiutato. Il regista, nel suo inconfondibile stile, lo trasforma in un villain tragico e mostruoso, una creatura più vicina a un freak da circo che a un boss del crimine.
L’interpretazione di Colin Farrell, nella pellicola con Robert Pattinson prima e in The Penguin poi, lo restituisce alla sua essenza originale.
Il villain rappresentato in The Penguin (qui la nostra recensione) funziona benissimo. In primis perché, e torniamo così all’inizio di questo articolo, possiede i tre elementi fondamentali per costruire un buon villain: background, motivazione e caratteristica peculiare (più altre 5 valide motivazioni per guardare la serie). In secondo luogo perché, tutti e tre questi fattori si mescolano come i colori di una tavolozza, restituendoci un quadro stupefacente. Il Pinguino è un villain. Attorno a questa semplice verità, costruisce tutta la miniserie. The Penguin rimane fedele ai fumetti, trovando una nuova chiave di lettura per raccontarli. Ma la sostanza rimane invariata.
Il mito di Batman è costruito su un equilibrio perfetto tra luce e oscurità. Da un lato, il Cavaliere Oscuro lotta per la giustizia, dall’altro, Gotham è un crogiolo di criminalità. I suoi nemici sono profondamente umani, specchi deformanti delle nostre paure e delle nostre ossessioni. Non sono semplici cattivi da sconfiggere, ma personaggi dotati di spessore, tormentati, geniali e spesso più affascinanti dell’eroe stesso.
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