The Last of Us 2×05 – Non staremo correndo un po’ troppo?
ATTENZIONE: seguiranno spoiler sul quinto episodio di The Last of Us 2 “It’s in the air” Forse abbiamo dimenticato troppo a lungo che cosa sia, in fondo, The Last of Us. Un survival horror che risponde a regole ben precise e di cui The Last of Us (disponibile sul catalogo Sky qui) rappresenta una delle… Leggi di più »The Last of Us 2×05 – Non staremo correndo un po’ troppo? The post The Last of Us 2×05 – Non staremo correndo un po’ troppo? appeared first on Hall of Series.

ATTENZIONE: seguiranno spoiler sul quinto episodio di The Last of Us 2
“It’s in the air”
Forse abbiamo dimenticato troppo a lungo che cosa sia, in fondo, The Last of Us. Un survival horror che risponde a regole ben precise e di cui The Last of Us (disponibile sul catalogo Sky qui) rappresenta una delle incarnazioni più raffinate e narrative di questo genere, pur contaminandolo con elementi action e drammatici. E per comprenderne appieno le norme non possiamo non riassumerle, facendo riferimento in primis al videogioco piuttosto che alla serie tv.
Regola numero uno: la sopravvivenza viene prima dell’eroismo. Il giocatore non è un guerriero invincibile, ma un individuo vulnerabile, spesso privo di risorse. Munizioni, medicinali e strumenti sono limitati e la gestione dell’inventario diventa così parte integrante della strategia. Regola numero due: la narrazione rimane spesso implicita. Nella maggior parte dei casi, la storia si costruisce attraverso indizi ambientali, documenti sparsi, registrazioni audio o visive (la terza stagione promette già di avere molti più misteri). Il mondo è raccontato e l’immersione viene così favorita da un ritmo lento e riflessivo, che richiede attenzione e intuito. Regola numero tre: i nemici sono esseri disturbanti, mai convenzionali. La loro funzione, oltre che semplicemente antagonista, è anche rispecchiare ansie profonde – fisiche, psicologiche o sociali – e sono veicoli del senso di minaccia che pervade l’intera esperienza.
The Last of Us, videogioco e serie tv, fa tesoro di tutte questi precetti adattandoli alla perfezione.
Ciò che ne viene fuori è una storia di orrore, azione, drama, dove il terrore psicologico si intreccia magistralmente con la minaccia fisica. Solo che, per troppo tempo ormai, abbiamo dimenticato chi sia il vero avversario. Non tanto W.L.F e Serafiti, ma il Cordyceps. Il virus che, nel giorno del giudizio, è giunto sulla Terra per punire virtuosi e peccatori e che continua inesorabilmente a decidere chi merita di vivere nel nuovo mondo.
Anche stavolta, come già accaduto nello scorso episodio, The Last of Us si apre su una scena per nulla familiare. Le facce ignote e seriose di questi militari raccontano un’altra parte della storia, quella dei sacrifici terribili che il dio Cordyceps continua a pretendere sul suo altare. Isaac, Elise, Leon, nomi che si susseguono uno dopo l’altro e che ci ricordano come il mondo di The Last of Us, al di fuori del “noi” di Ellie e Dina, continua implacabile a procedere. A Seattle, in un ospedale abbandonato da anni e adesso avamposto militare, il sergente Elise Park è stata messa di fronte a una scelta impossibile.
Lì, nel seminterrato, il Cordyceps prospera indisturbato, evolvendosi e adattandosi alle nuove circostanze per sopravvivere.
Proprio come ha fatto l’essere umano. Una missione di ricognizione si conclude così nel plot twist da manuale da film horror. “It’s in the air” dice Leon-Ifigenia alla madre Elise-Agamennone, costringendo quest’ultima a chiuderlo dentro, insieme ad altri uomini, per salvare il resto dell’esercito. Nel mentre il Cordyceps attende. Nell’oscurità del seminterrato la sua sottintesa evoluzione rimane non vista per gran parte dell’episodio, influenzandone comunque il tono. Se da un lato W.L.F e Serafiti, infatti, si scontrano sul piano della tortura efferata e della violenza, e dall’altro Ellie e Dina agiscono come vigilanti fuorilegge, il Cordyceps osserva ogni loro azione, sconvolgendone i piani.
Le due ragazze sono riuscite a triangolare i pattugliamenti della milizia, tracciandone gli spostamenti e individuando un enorme punto cieco. Va da sé che non trattandosi, fortunatamente di due sprovvedute, fiutano il pericolo in agguato in quella zona scoperta, ma il piano deve andare avanti. Nel raggiungere il punto d’interesse, incappano in un’esecuzione trucida di un gruppo di Serafiti, i cui cadaveri, lasciati a marcire, sono stati brutalmente assassinati e derisi. Scossa e spaventata, Ellie tenta di convincere Dina a tornare indietro, temendo per il bambino. Non è più il momento dei ripensamenti, però.
Il racconto di Dina sul suo primo omicidio non serve solo a raccontarci un po’ del suo passato, ma anche a ricordarci che le priorità nella storia sono di altra natura.
Nel mondo di The Last of Us, dove ormai la morte è all’ordine del giorno, il punto non diventa più “quando”, bensì “come”. E la vendetta è un’opzione semplice come scegliere la marca dei cereali al supermercato. Allora la fede contorta dei Serafiti e la forza bruta dei W.L.F non hanno davvero più alcun valore, passando in secondo piano di fronte all’evidenza di un orrore peggiore.
L’ultima parte del quinto episodio è una corsa adrenalinica tra i boschi, dominio della setta. Dopo essere sfuggite per un soffio all’attacco dei clickers evoluti, e solo grazie all’intervento provvidenziale di Jesse, Dina ed Ellie si ritrovano alla mercé dei Serafiti. Il trio è costretto a dividersi, con la promessa di ritrovarsi al mattino al luogo prestabilito. Ellie arriva all’ospedale presidiato dalla milizia, ancora inconsapevole del mostro nel seminterrato.
The Last of Us 2 ci immerge di colpo in una replica del set dell’Olandese Volante di Pirati dei Caraibi, solo che al posto di molluschi e vongole qui abbiamo spore fungine infettanti.
Esseri umani e fungo sono conglobati gli uni con gli altri, tanto da non riuscire più a distinguere dove inizi l’uno e finisca l’altro. Immersi in questo habitat, le vittime sono ospiti delle spore contribuendo alla loro prosperazione. “It’s in the air”. Immune all’effetto del fungo, Ellie è testimone dell’evoluzione agghiacciante del Cordyceps, ma non le importa davvero. Seguendo l’unica legge che ormai conosce, quella del “taglione”, Ellie plana come un angelo della morte su una Nora ormai infetta dalle spore. Occhio per occhio. Così, la ragazza si avventa sul corpo in fin di vita dell’avversario per strapparle di bocca la posizione di Abby e su questa ennesima prova di violenza, l’episodio si chiude.
Alla formula vincente del survival horror (anche se forse non sapete che agli attori è stato vietato di giocare al videogame), il quindi episodio di The Last of Us aggiunge il colpo di scena e quel twist finale che ci prepara a uscire di nuovo i fazzoletti per la prossima puntata.
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