La geologia, una preziosa compagna di escursione
Sapere come è fatta la montagna che stiamo per affrontare aiuta a trascorrere le giornate in quota con maggior consapevolezza. L’importanza delle carte geologiche L'articolo La geologia, una preziosa compagna di escursione proviene da Montagna.TV.



Le montagne non sono solo belle pareti da scalare, versanti innevati da discendere o splendidi luoghi dove giocare con le nostre passioni. La natura, le forme, l’evoluzione di questi spazi dipende dall’ossatura geologica, non sempre osservata o poco indagata.
Lo stile d’arrampicata e le linee di salita dipendono dalla natura e struttura della roccia, così come la stabilità di un versante o di un pendio innevato è condizionata anche dal substrato minerale, dalla tipologia di depositi superficiali e di suolo presenti.
Gran parte di quel che percepiamo ed osserviamo mentre ci muoviamo là fuori, è strettamente connesso con la geologia che ci circonda.
L’aspetto delle rocce, del terreno, del ghiaccio, la natura e la distribuzione della vegetazione, l’orientamento di fiumi e torrenti, il profilo delle pareti, fanno tutti parte di un unico racconto: la lunghissima storia geologica della Terra.
Se guardiamo al paesaggio oltre il suo aspetto immobile, possiamo esplorare gli innumerevoli dettagli che definiscono ogni luogo come unico e irripetibile, fino a scorgere sempre una stretta correlazione con la sua natura geologica.
Per aiutarci a leggere la geologia del nostro terreno d’azione c’è uno strumento, poco noto ai più. Si chiama carta geologica, una rappresentazione a due dimensioni, costruita su una base topografica tradizionale, in grado di ricostruire la natura e tridimensionalità della Terra. In pratica mentre la topografia descrive la forma del territorio, la geologia ne individua la sostanza.
Il progetto per una carta geologica nazionale risale al 1861, agli albori dell’unità d’Italia, con Decreto Reale, il 12 dicembre dello stesso anno, promosso da Quintino Sella, che sanciva l’inizio del rilevamento geologico del paese. Dopo la costituzione del Regio Ufficio Geologico, nel 1881 è pubblicata la prima edizione della Carta geologica d’Italia in scala 1:1.000.000.
Tra la fine del 1800 e il 1976 Il territorio nazionale è interamente coperto da carte geologiche alla scala 1:100.000; successivamente prende avvio il progetto di cartografia geologica CARG alla scala 1:50.000 che si propone l’obiettivo di aggiornare e dettagliare maggiormente la conoscenza geologica del territorio italiano.
La carta geologica è molto di più di una bella immagine a colori, è un puzzle affascinate del territorio, un pozzo di informazioni. Una sorta di spartito musicale, impiegato abitualmente dagli specialisti, in grado di suonare una sinfonia, ma che si può anche semplicemente fischiettare, utile all’alpinista per conoscere meglio gli appigli che stringe sotto le dita o l’escursionista in cerca di stimoli e risposte. Grazie a dati areali, lineari e puntiformi troviamo tante informazioni che riguardano la natura delle rocce, dei depositi, le strutture geologiche (pieghe e faglie), le strutture idriche, sino ai modelli geologici tridimensionali.
Con l’aiuto della legenda è facile scoprire che le zone colorate della carta ci dicono quando la roccia cambia; i colori vivi si alternano a zone con colori chiari dai contorni irregolari, le cosiddette “coperture”, ovvero i depositi recenti, come i detriti accumulati alla base delle pareti, le ghiaie e sabbie depositate dai torrenti lungo i fondivalle o i depositi glaciali (morene) che coprono le rocce del substrato.
Le linee continue separano rocce diverse o indicano, in rosso, le faglie, superfici di rottura della roccia con spostamento reciproco dei due lembi contigui. I dati puntiformi, attraverso dei simboli, ci danno informazioni riguardo l’assetto (giacitura) delle stratificazioni o delle piccole pieghe, mentre le “sezioni geologiche” non sono altro che una porzione di territorio tagliata a fette per osservarne l’interno.
Con un po’ di pratica ci si può fare un’idea di quali rocce andiamo ad attraversare, la loro età, l’ambiente in cui si sono formate, ma anche di come le rocce possono essere state deformate o variamente inclinate da imponenti spinte crostali nel corso di innumerevoli millenni.
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