Il Rifugio Calvi compie 90 anni
Da quattro anni è gestito da Andrea Berera, 33enne originario di Branzi, e dalla moglie. “La vita del rifugista non è semplice come spesso si è portati a credere, richiede sacrifici… ma non la cambierei per nulla al mondo!” L'articolo Il Rifugio Calvi compie 90 anni proviene da Montagna.TV.

“Svegliarsi la mattina, vedere il sole che fa capolino da dietro le vette più alte, una bella colazione e poi quattro passi per sgranchirsi le gambe, scegliendo se andare in direzione del Pizzo del Diavolo oppure al Passo di Valsecca, un panino e poi via in rifugio, in attesa che arrivino gli escursionisti affamati… Molti giovani che mi chiedono di salire ad aiutare per la stagione estiva sono convinti che questa sia la vita del rifugista” , ci racconta sorridendo Andrea Berera mentre avanziamo tra la neve alta. In lontananza si intravede il Rifugio Fratelli Calvi. Davanti all’ingresso almeno un paio di metri di neve. “Tra due settimane apro… nelle ultime settimane ha nevicato molto. Credo mi ci vorranno almeno un paio di giornate di lavoro con lo spazzaneve per sgomberare tutto intorno al rifugio”.
Situato a 2.015 metri di altitudine nel comune di Carona, in alta Valle Brembana, il Rifugio Fratelli Calvi è tra le mete più apprezzate e frequentate delle Prealpi Orobie. Inaugurato nel 1935 dalla Sezione di Bergamo del Club Alpino Italiano (CAI), il rifugio compie nel 2025 i suoi primi 90 anni e, da quattro, è gestito da Andrea e dalla moglie, affiancati da diversi aiutanti. Punto di appoggio fondamentale per il che percorre il Sentiero delle Orobie, è anche base logistica dello storico “Trofeo Parravicini”, gara di scialpinismo che anche quest’anno andrà in scena ad aprile. Berera, appassionato di skialp e competizioni, è ovviamente felice di questo ruolo del rifugio, che quest’anno fungerà anche da punto di ristoro, a giugno, al Trail del Centenario (sulla distanza da 50 km). Il rifugio è dedicato alla memoria di quattro fratelli Calvi di Piazza Brembana, venuti a mancare tutti e quattro in meno di una manciata di anni, tra il 1918 e il 1920.
Berera, alla sua quarta stagione al Calvi, è il cuore pulsante del rifugio. Il rifugio corrisponde alla sua seconda casa… anzi spesso è proprio la prima, ci racconta. Prima di assumere la gestione del Calvi, è stato per due anni al vicino Rifugio Longo.
Come hai capito di voler fare il rifugista?
Sono sempre stato appassionato di montagna, dall’arrampicata allo scialpinismo. Inizialmente ho intrapreso gli studi per diventare pilota civile. Nel mentre lavoravo nei rifugi e ben presto ho capito che forse, quella del rifugista, poteva essere la mia vera strada.
Il tuo lavoro è, per molti giovani, un sogno… Ma è davvero una vita così da sogno quella del rifugista?Pro e contro. Fare il rifugista comporta sacrifici e responsabilità, non è tutto rose e fiori come spesso la gente si figura nella sua testa, ma regala anche una qualità di vita e soddisfazioni uniche. Faccio sempre fare un fine settimana di prova a coloro che mi chiedono di fare gli aiuto rifugisti… alcuni “scappano” la sera del primo giorno, altri invece se ne innamorano. Diciamo che qua, potenzialmente, si lavora senza stacco da mattina a sera: le sveglie, le colazioni, la pulizia delle stanze e dei bagni, la cucina, i pranzi, la pulizia della sala e dei tavoli, l’accoglienza dei nuovi ospiti, la cucina (nuovamente!) e le cene. Chi arriva in rifugio trova tutto bello, pulito e funzionale perché a priori c’è qualcuno che lavora duramente.
Ma?… quale è il segreto?
Ma lavori e vivi in un posto bellissimo, conosci ogni giorno persone nuove che arrivano e poi ripartono. Tutti con le loro esperienze, le loro storie e naturalmente anche i loro problemi da risolvere. Il rifugista è la persona a cui chiedere per qualsiasi necessità: dalla strada migliore da seguire al laccetto dello zaino che si è rotto! Il mio segreto? Vivere il rifugio come se fosse casa mia e accogliere gli ospiti con spirito di ospitalità, senza considerarlo un semplice lavoro.
I rifugi moderni si evolvono con i tempi. Concordi?
Certamente. Siamo stati il primo rifugio delle Orobie dotato di connettività Starlink per garantire l’accesso a internet agli escursionisti (solo per le informazioni fondamentali, come le previsioni meteo) a al personale del rifugio. È giusto che i rifugi si evolvano e, a seconda della loro posizione e delle possibilità, diano maggiori confort. È però fondamentale ricordare che si tratta pur sempre di rifugi alpini e non di alberghi in quota, e quindi anche le “pretese” devono essere “ragionevoli”.
Ti arrivano richieste molto strane?
Beh, certamente. Dalle persone che vorrebbero stanze con bagno e idromassaggio a chi arriva con il trolley portato a mano dal fondo valle, per non parlare di chi si avventura sui sentieri in infradito, confondendo i tracciati orobici (notoriamente piuttosto tecnici) per una semplice passeggiata al lago.
Quanto rimane aperto il rifugio nel corso dell’anno?
Il rifugio è aperto il più possibile in base alle condizioni meteo e alla sicurezza legata al bollettino slavine. Solitamente l’apertura segue questo calendario:
Giugno, luglio e agosto: aperto tutti i giorni
Settembre: prima metà del mese aperto tutti i giorni, seconda metà aperto dal mercoledì alla domenica
Aprile, maggio, ottobre e novembre: aperto dal mercoledì alla domenica
Dicembre e gennaio: apertura continuativa per le festività
Febbraio e marzo: generalmente chiuso a causa della grande quantità di neve
Che novità introdurrai per la nuova stagione che sta per iniziare?
Tra le maggiori novità una nuova saletta ristorante con 24 posti per cene su prenotazione e menù alla carta; esperienze in tenda organizzate insieme a una guida professionista, sia in versione estiva che invernale, con campi base ed attività di orienteering notturno, escursioni e trekking, teleferica e calate in corda; sedute di Pilates sulle sponde del bellissimo lago che abbiamo proprio qua sotto al rifugio.
Come raggiungerlo
Accessibile da Carona percorrendo il Sentiero CAI 210 (strada carrabile, percorribile da mezzi autorizzati e quindi non trafficata, ideale anche per chi vuole raggiungere il rifugio in bicicletta oltre che a piedi). Oltre a questa, che è la via più comoda, esiste anche il “Sentiero estivo” (ben segnalato in località Pagliari), che sale al rifugio con comodo sentiero all’ombra del bosco (consigliato in estate perché più fresco rispetto alla strada, che rimane esposta a sud).
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