Intervista ai Disco Club Paradiso: “In provincia sei te stesso, magari anche un po’ goffo”

Energia contagiosa e un’identità musicale inconfondibile, i Disco Club Paradiso tornando con il nuovo singolo "Tuttapposto". L'articolo Intervista ai Disco Club Paradiso: “In provincia sei te stesso, magari anche un po’ goffo” proviene da imusicfun.

Apr 14, 2025 - 20:30
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Intervista ai Disco Club Paradiso: “In provincia sei te stesso, magari anche un po’ goffo”

Energia contagiosa e un’identità musicale inconfondibile, i Disco Club Paradiso tornando con il nuovo singolo Tuttapposto, a un anno dall’album Come smettere con l’università

Nati in provincia, cresciuti tra palchi indipendenti e l’esperienza decisiva a X Factor nel 2022, durante un’intervista ci hanno raccontato il presente, i ricordi di provincia, i sogni, e tutto ciò che rende questo gruppo unico.

Intervista ai Disco Club Paradiso

Buon pomeriggio Leonardo, Giacomo, Murri! Riprendendo il titolo del vostro nuovo singolo: Tutto-a-posto oggi? In questo giorno speciale per voi? (l’intervista è stata realizzata l’11 aprile, giorno di uscita del singolo ndr)

DCP: Tutto a posto! Il brano è uscito a mezzanotte e quello è il momento più difficile; è come un parto. C’è quell’attimo in cui ti chiedi: ‘uscirà? Non uscirà?’ Poi esce… e provi a non pensarci troppo, lo lasci andare come si fa con un figlio all’asilo: lo affidi e speri che venga trattato bene. Alla fine è musica, e speriamo solo che piaccia.

Nel singolo “Tuttapposto” la protagonista è la provincia. Perché questa scelta?

DCP: Perché è dove siamo nati, è tutto quello che siamo. In provincia non succedono grandi cose, ma succedono tantissime piccole cose. Abbiamo voluto raccontare proprio questo: cosa succede davvero nei paesi, nella vita semplice.

A proposito, la prima frase del brano è “Andrei all’Eredità, però non dirlo a nessuno”. Colpisce perché è uno spaccato di realtà. Da dove nasce?

Leonardo: È nato tutto da quella frase. Mi ricordo i pomeriggi con mia nonna davanti alla ghigliottina dell’Eredità. Vedevi questi personaggi con il sogno di vincere, e immaginavi che potessero essere i tuoi vicini. È il sogno del provinciale: sognare in grande, anche quando si ha poco. Lì è nato il brano, da quella frase, da quella sensazione.

Nel testo ci sono molte immagini pop italiane: Gratta e Vinci, la Nazionale, Grease. C’è una frase: “È chiaro che ti piaccio perché sono te”. Che significa per voi?

Leonardo: Bella domanda. Per noi significa che in città uno si adatta, si trasforma in un personaggio. In provincia, invece, sei te stesso, magari anche un po’ goffo. Ma piaci perché sei autentico. E quindi sì, ti piaccio perché ti riconosci in me. Perché sono come te.

Oggi vivete ancora in provincia o vi siete trasferiti per lavoro?

DCP: Siamo ancora nella nostra pianura padana, dentro la nebbia. Però ci spostiamo spesso tra Bologna e Milano. Per esempio, il nuovo singolo è stato prodotto a Milano. Insomma, parliamo di provincia ma registriamo in città.

La città ispira in modo diverso rispetto alla provincia?

Leonardo: Sì. La città ti valorizza per quello che sembri. In provincia vivi quello che sei. A Milano siamo i “provinciali” per eccellenza. In provincia invece sembriamo “quelli di città”. È un limbo. Però stiamo imparando a riconoscere e apprezzare ciò che abbiamo vicino.

Parliamo di X Factor: com’è stato il salto dalla scena indipendente al talent per eccellenza della TV?

Jackie Sax: È stato bello. Prima suonavamo in piccoli eventi di periferia, pieni di gente vera, che veniva per noi. Poi siamo passati ai grandi palchi, e ci ha dato una nuova consapevolezza. Un’altra prospettiva.

Leonardo: Al primo live, abbiamo cantato in inglese — cosa che non avevamo mai fatto. E io pensavo: “Si accorgeranno che ci hanno presi per sbaglio!”. Poi ho visto il pubblico divertirsi e ho capito: “Se ci stanno apprezzando anche così… allora possiamo farcela”.

Il vostro stile è esplosivo e “festaiolo”. È tutto spontaneo o c’è una strategia dietro?

Leonardo: È la vita. Abbiamo solo preso il nostro lato festaiolo e lo abbiamo portato sul palco. Fingevamo che X Factor fosse la festa di paese, altrimenti ci saremmo sciolti per l’ansia.

Nel panorama musicale italiano, spiccate per identità. Anche per il sassofono di Jackie. Come siete arrivati a questo sound così riconoscibile?

Jackie Sax: Tutto è iniziato da me e Leo, eravamo compagni di classe. La prima prova l’abbiamo fatta nel bagno di casa sua (ottima acustica!). Poi è arrivato Murri, e da lì è partito tutto. Il sassofono l’ho scelto per caso, ascoltando un artista su YouTube. Me ne sono innamorato.

Dal 2022 ad oggi: tre anni pieni. Come li riassumete?

DCP: C’è stato il tour, quindi tre anni di live, tanti posti visitati, un sacco di primi piatti del paese mangiati. Tanti anni di reflussi gastrici (ridono). Abbiamo vissuto ogni palco come fosse la finale di calcio in “Holly e Benji”. Ma ogni volta siamo stati noi stessi: dalle 30.000 persone dell’Avellino Summer Festival ai locali con 100 persone.

L’aneddoto più “Disco Club Paradiso” che avete vissuto durante una data?

Leonardo: Dopo un concerto vicino a Capracotta (Molise), il pubblico non smetteva di chiedere il bis. Alla fine abbiamo rifatto l’intero live, più un altro pezzo a cappella. Poi siamo finiti in un bar, abbiamo giocato, riaperto il bar, bevuto, fino a venire cacciati da un tizio che cercava la fidanzata. Siamo scappati sul van. È stato surreale.

Ultima domanda: questo singolo anticipa un nuovo album?

DCP: Diciamo che stiamo costruendo una fila di tessere del domino. Ogni pezzo è un tassello. Dove porta? Lo scoprirete presto.

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