Eppure erano esperti

Tanti, troppi, incidenti hanno coinvolto scialpinisti qualificati o, almeno, teoricamente in grado di valutare la pericolosità di un luogo. Ma sono numerose le trappole, percettive e psicologiche, dalle quali bisogna guardarsi L'articolo Eppure erano esperti proviene da Montagna.TV.

Apr 15, 2025 - 17:32
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Eppure erano esperti

La stagione dello scialpinismo si sta per concludere, non senza aver registrato diversi incidenti lungo l’intero arco alpino.

Da diversi anni Aineva (Associazione Interregionale di coordinamento e documentazione per i problemi inerenti alla neve e alle valanghe) raccoglie dati relativi agli incidenti da valanghe, con riferimento alla scala di pericolo, alla località e ai danni riportati.

Si tratta di informazioni interessanti, corredate da elaborazioni statistiche con relativo andamento storico a partire dalla fine degli anni ’80.

“Tutti alpinisti esperti”, “Erano due alpinisti esperti”, Erano esperti, trascinati per centinaia di metri”, “Erano parte di un gruppo di sei persone, tra cui una guida esperta”, “Erano alpinisti esperti e consci del pericolo”…sono solo alcuni dei titoli degli articoli pubblicati da varie fonti giornalistiche a seguito degli incidenti più recenti.

In tanti casi i travolti pare fossero realmente esperti e includevano anche professionisti altamente preparati ed addestrati. Ciò significa che siamo tutti imperfetti, indipendentemente dal grado di conoscenza, destrezza o, genericamente, esperienza sulla neve.
Forse abbiamo bisogno di nuove attenzioni? Piani? Programmazioni? Per sfuggire agli inganni che ci portano ad assumere comportamenti sbagliati? Indipendentemente dal nostro stato di bravura?

Spesso dimentichiamo che la posizione da cui operiamo delle scelte influenza assai la qualità del risultato. Quante volte agiamo negando la realtà che ci circonda? Oppure intossicati dalla paura di mostrarsi deboli o arrendevoli o sottomessi ad una gerarchia? O, ancora, accecati dall’arroganza della conquista?

Vedere come ci presentiamo in determinate situazioni può contribuire a migliorare la presa di coscienza, per sfuggire alle mille trappole, percettive e psicologiche, sempre in agguato.

Se osserviamo uno scenario da fuori, senza pressioni o distorsioni, riconosciamo con più obiettività gli elementi critici. Durante l’azione non è sempre facile dire e fare ciò che la situazione richiederebbe.
Eppure è solo attraverso l’ascolto dei propri pensieri che possiamo, ad esempio, sfuggire al potente marketing della “powder”, che induce ad ingannare se stessi e gli altri, pur di sciare ad ogni costo.

Quante volte per inseguire il nostro piccolo primato personale, per successo, orgoglio, denaro, siamo riottosi nel porgere l’orecchio per intercettare senza veli la verità, su noi stessi, gli altri membri del gruppo, le condizioni della neve, della montagna e delle attrezzature?
Quante volte oscilliamo tra l’essere ciarlatani che nascondono la realtà a volte spiacevole delle cose o coloro che si rifiutano di riflettere sugli eventi vissuti?

Eppure tutti abbiamo sperimentato e attraversato, tante volte ignorandoli, mille segnali deboli che forniscono informazioni, che annunciano la precarietà di una situazione, e abbiamo accolto senza indugio il consigliere sabotatore che sta dentro di noi, quello che ci fa prendere la scorciatoia per far presto, per guadagno, per prestigio. Poi tutto è filato bene e abbiamo sciato splendidamente. Ma è stata bravura o fortuna?
Quando riusciremo a considerare e condividere parte di questi dubbi, emozioni scomode e stati d’animo, al pari dei numeri freddi delle statistiche, forse riusciremo a consolidare l’esperienza, quella vera ed autentica, utile a proteggerci dai guai.

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