The Last of Us 2 – La Recensione del primo episodio

ATTENZIONE! L’articolo contiene SPOILERS del primo episodio della seconda stagione di The Last of Us. Quanto tempo è passato dall’ultima volta che siamo stati qui? Difficile a dirsi con certezza, dipende dai punti di vista. The Last of Us 2 (disponibile in esclusiva su Sky) riprende dall’esatto, identico momento con cui si era chiusa la… Leggi di più »The Last of Us 2 – La Recensione del primo episodio The post The Last of Us 2 – La Recensione del primo episodio appeared first on Hall of Series.

Apr 15, 2025 - 17:37
 0
The Last of Us 2 – La Recensione del primo episodio

ATTENZIONE! L’articolo contiene SPOILERS del primo episodio della seconda stagione di The Last of Us.

Quanto tempo è passato dall’ultima volta che siamo stati qui? Difficile a dirsi con certezza, dipende dai punti di vista. The Last of Us 2 (disponibile in esclusiva su Sky) riprende dall’esatto, identico momento con cui si era chiusa la passata stagione. Joel mente a se stesso, mente a Ellie, forse condannando il mondo per sempre. Stacco, buio. Salto in avanti di cinque anni. Allora, perché abbiamo la sensazione che il tempo sia solo una parolina di cinque lettere priva di significato? Nel mondo reale, di anni ne sono passati appena due. Dico “appena” perché la serialità sa essere molto crudele, abituandoci ormai a tempi così dilazionati tra una stagione e l’altra da farci dubitare che riusciremo mai a vederne la fine.

E se gli anni reali sono due, in mezzo Pedro Pascal ha rapidamente collezionato ruoli mainstream come Thanos con le gemme dell’infinito (meme non mio, ma furbescamente ripescato dall’Internet), quelli fittizi sono appunto cinque. Non molto distanti da quelli dei cani, se volete. Il problema è che diventa difficile cadere nel dolce inganno della sospensione dell’incredulità quando Ellie continua a sembrare una tredicenne, Joel appare ringiovanito e con una piega da manuale e tutti, o quasi tutti, sembrano usciti da un numero di GQ. Diventa difficile credere che il mondo stia realmente andando in rovina quando Jackson, Wyoming, si mostra così patinata. E ancora più difficile temere il pericolo incombente di Abby, quando sia lei che i suoi compari ci ricordano il cast di un teen drama della (compianta) The CW.

Qui casca il proverbiale asino. So già cosa sta pensando una cospicua parte di voi: “il videogioco di The Last of Us è meglio”.

Così come riesco quasi a percepire i pensieri dell’altra metà: “inutile fare un paragone”. Entrambe le campane risuonano cristalline ed entrambe hanno ragione da vendere. Si, il videogioco è meglio. Inutile girarci attorno e tentare di essere educati. Come la lasagna fatta in casa da mamma o papà, che poi non vuoi dire al partner di turno che qualsiasi tentativo di eguagliarla fallirà miseramente.

Di nuovo si, è inutile fare paragoni. Sono due lasagne diverse, preparate da mani diverse. Ovviamente sentitevi liberi di sostituire l’immagine della lasagna con un piatto a vostra scelta. Il paragone non ha ragione di essere, soprattutto perché in questo caso non stiamo neppure parlando della stessa lasagna, ma di lasagne e cannelloni. Mettiamo da parte il paragone culinario ed entriamo nello specifico. Perché per poter capire dove stiamo andando è importante comprendere dove siamo stati.

La prima stagione di The Last of Us ha dimostrato una verità incontrovertibile: è possibile creare degli adattamenti videoludici validi. Spezzando la maledizione, la serie tv targata HBO ha tracciato un nuovo sentiero. Una strada lastricata di mattoni dorati, percorsa successivamente anche da Fallout, che apre a infinite possibilità per l’ingresso del videogioco nel panorama seriale. A ben vedere, anche la prima stagione si era presa numerose libertà facendo così storcere il naso di taluni appassionati. La verità è che nessuno sarà mai pienamente soddisfatto, lo sanno anche gli autori.

Pedro Pascal torna nei panni di Joel in The Last of Us 2
Credits: HBO

Quello che, invece, possiamo concretamente fare, in maniera decisamente più costruttiva della seduta di terapia di Joel, è comprendere quanto e come la serie tv di The Last of Us abbia deciso di allontanarsi dal videogioco.

Meglio ancora, analizzare la serie tv impedendo che la nostra conoscenza da videogiocatori si metta in mezzo. A cominciare dal prologo, che cambia le premesse e le priorità della storia. L’apparente big bad wolf di questa seconda stagione di The Last of Us ha le fattezze di una ragazzina piena di lentiggini. Decisamente meno pompata di quella del videogioco, questa Abby mette in chiaro da subito le sue intenzioni. Evidentemente non ha mai sentito parlare di Confucio perché, cinque anni dopo aver giurato di uccidere lentamente Joel, eccola ai margini della cittadina di Jackson pronta a tenere fede alla parola data.

L’ATTESA

Joel è in rotta di collisione con Ellie. Il loro rapporto, ormai limitato a poche frasi e convenevoli, vive una situazione di attesa, in cui ognuno aspetta un passo dall’altro. Non si tratta, però, di quella incomunicabilità che, a quanto si dice, ogni rapporto genitore-figlio affronta, quando quest’ultimo entra nei ruggenti anni venti. Diciamo che nel caso di Ellie e Joel, il pomo della discordia è un po’ più impegnativo del fare tardi la sera. In questi cinque anni, il legame che li univa si è sfilacciato, lasciando spazio a risentimento e non detti.

“You can’t heal something unless you’re brave enough to say it out loud”.

Nella serie tv di The Last of Us, Joel sta andando in terapia, anche l’errore madornale è dietro l’angolo. L’intenzione dell’uomo, sempre più burbero per buona concessione del suo interprete, è quella di capire Ellie, di tornare ad avere un rapporto sano con lei senza però guardarsi davvero dentro. Incapace di pronunciare ad alta voce quella verità che pesa come un macigno, Joel è logorato dal senso di colpa. In lui egoismo e sacrificio lottano, senza che uno l’abbia vinta sull’altro. Ancorato al passato e terrorizzato di perdere la figlia adottiva, Joel non capisce che la sta già perdendo. Che essere ascoltati è fondamentale per poterci ascoltare noi. Accettare l’aiuto dell’altro significa aiutare noi stessi. E la verità non può essere taciuta ancora a lungo, anche se rischia di sconvolgere il mondo.

Una situazione di impasse che si riflette nella città intera. Jackson vive nell’attesa. La coltre di neve ammanta la cittadina, facendole credere di essere al sicuro, protetta, nascosta. L’inverno letargico l’ha bloccata nel tempo, ma non potrà durare ancora per molto. La tempesta che si profila all’orizzonte, con le sembianze di Abby, è il cambiamento inevitabile quanto terribile. Per chi conosce il videogioco, sappiamo già quale sarà l’esito.

Bella Ramsey nel ruolo di Ellie in The Last of Us 2
Credits: HBO

LA SMANIA

Feroce, arrogante, impaziente e spaventosamente adolescente. La critica più sentita che si può muovere allo show è tutta qui. Non è l’aspetto di Ellie il problema, quanto la sua caratterizzazione rispetto al videogioco. Là il salto in avanti si percepisce davvero, qui no. In quel caso Ellie è una ragazza che è diventata donna, maturata troppo in fretta e carica di responsabilità non richieste. Nella serie tv di The Last of Us scorrazza in perlustrazione fuori da Jackson mettendo in pericola se stessa e gli altri. Là il rapporto con Joel è freddo, ma non insofferente. Qui il trope dell’adolescente ribelle è un po’ più marcato.

Eppure vogliamo essere fiduciosi e rimandare i giudizi, in attesa di scoprire se il personaggio di Ellie forse stia solo aspettando la sua personale primavera per sbocciare.

Lei che non vive nel passato, come Joel, ma assapora il presente, gustandolo voracemente. Ellie agisce e combatte, seppur con quell’incoscienza tipicamente giovanile di chi vive senza pensare davvero al domani. Al contrario del padre non rimane in disparte e non rimane statica, eppure anche lei dissimula. Nel suo caso sono le ferite del corpo, quelle dei morsi che nessuno deve scoprire e che lei ricopre con tatuaggi e ferite.

“Oh Ellie, I think they should be terrified of you”.

Il mondo fuori marcisce. La minaccia dei clickers si intensifica mentre i mostri vanno incontro a un nuovo step dell’evoluzione e il cordyceps si insinua nella cittadina. In questo ritorno al mondo di The Last of Us (che è stata già rinnovata per una terza stagione) ci aspettiamo prevalga sempre più lo sporco, il marciume, l’inedia e la rabbia. Quella cruda.

The post The Last of Us 2 – La Recensione del primo episodio appeared first on Hall of Series.