I Cavalieri dello Zodiaco: un adattamento a corto di epica e ispirazione – Recensione

Il giovane Seiya, tormentato da una tragedia del passato, è uno dei più abili combattenti di incontri clandestini. Proprio sul ring le sue abilità inusuali vengono notate da Alman di Thule, un ricco uomo d’affari che ha colto in lui il cosmo, un potere innato nascosto dentro di lui. Il business man lo informa che […]

Mar 31, 2025 - 10:01
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I Cavalieri dello Zodiaco: un adattamento a corto di epica e ispirazione – Recensione
I Cavalieri dello Zodiaco

Il giovane Seiya, tormentato da una tragedia del passato, è uno dei più abili combattenti di incontri clandestini. Proprio sul ring le sue abilità inusuali vengono notate da Alman di Thule, un ricco uomo d’affari che ha colto in lui il cosmo, un potere innato nascosto dentro di lui. Il business man lo informa che è il prescelto, destinato a indossare la leggendaria armatura di Pegasus per proteggere sua figlia Sienna, in realtà la reincarnazione della mitica dea Atena.

Per ottenere l’ambito ruolo di guardiano, al quale è inizialmente riluttante, Seiya dovrà prima sostenere un impegnativo addestramento per diventare a tutti gli effetti un Cavaliere dello Zodiaco. Il ragazzo, che non ha mai dimenticato la scomparsa della sorella – rapita davanti ai suoi occhi quando era soltanto un bambino – dovrà però vedersela dalle mire di Vander Guraad, ex moglie di Alman a capo di un’organizzazione segreta che vede la rinascita di Atena come una minaccia per l’umanità.

I Cavalieri dello Zodiaco, recensione: storie d’altri tempi

L’anime de I Cavalieri dello Zodiaco ha segnato profondamente l’infanzia di coloro cresciuti negli anni Ottanta e Novanta, ma il suo mito è arrivato anche a posteriori alle nuove generazioni. Nuove generazioni sulle quali sperava di far colpo questo tardivo adattamento live-action, snaturante l’opera originaria proprio in quella che era una delle sue basi, ovvero la mistica ambientazione.

Scordatevi i dodici templi e l’epica alla base che richiamava non soltanto la mitologia greca ma anche gli stessi segni zodiacali, giacché la sceneggiatura prende una strada del tutto diversa e più materiale, con una generica lotta tra buoni e cattivi priva di pathos e suggestioni. E se qualcuno si aspettava i personaggi classici, resterà deluso: a parte Pegasus / Seiya, gli altri eroi sono praticamente assenti, anche se nel finale un colpo di scena cerca di strizzare l’occhio agli appassionati con un forzato inserimento dell’ultimo minuto.

Le basi e l’azione

Dietro la produzione vi è la Toei Animation, famosissimo studio d’animazione giapponese al quale si deve non soltanto la serie cult ma anche altri tanti cartoni che hanno fatto la storia. E proprio per questo stona ancor di più osservare questo gratuito ammiccamento ad un’ottica occidentale che alla fine non ha accontentato nessuno, con un sonoro flop ai botteghini – 7 milioni di dollari sui 60 di budget – che ha cancellato i potenziali sequel in partenza.

Paradossalmente l’anima action de I Cavalieri dello Zodiaco non è nemmeno così malvagia: certo il frequente ricorso allo slow motion e il design delle armature non convincono, ma a livello di effetti speciali e coreografie non ci si può lamentare, con tanto dello specialista Mark Dacascos in un gustoso ruolo di supporto. In un cast che vanta le partecipazioni da guest-star di Sean Bean e Famke Janssen, nel quale il figlio d’arte Mackenyu – suo padre è il noto attore e artista marziale giapponese Sonny Chiba – fa quel che può nei panni di un Pegasus il cui cosmo è più spento del previsto.

Conclusioni finali

L’epica del manga, poi anime, alla base viene frullata in un pasticcio narrativo senza arte ne parte, con le figure di Pegasus ed Atena centrali nella lotta tra due fazioni interessate ai poteri della dea ritornante. Una sceneggiatura ai minimi storici, che depotenzia anche l’ambientazione, la lore e il design delle armature, copre anche i piccoli meriti di una messa in scena altrimenti discreta a livello puramente estetico.

Le scene di combattimento, rallentate o meno, sono infatti di buona fattura, pur schiave di un digitale che a tratti prende troppo il sopravvento. Ma a mancare è soprattutto quel pathos, quel climax necessario che gli appassionati del cartone ritrovavano nelle eroiche imprese dei Cavalieri dello Zodiaco, sempre pronti a sacrificare se stessi per il bene dell’umanità e della loro dea millenaria.