Erminio Sinni, primo vincitore di The Voice Senior: “Negli anni seguenti non mi hanno più invitato. Mai capito il perché”
Erminio Sinni, trionfatore della prima edizione di The Voice Senior: "Ringrazio soltanto Antonella Clerici e i coach, persone davvero bravissime. Ho continuato a fare quello che facevo prima di partecipare, né più, né meno"

“E’ un programma che si basa sui sogni delle persone”. Erminio Sinni descrive così la sua avventura a The Voice Senior, talent di cui fu il trionfatore nella primissima edizione del 2020.
Classe 1961, Sinni ha sempre flirtato con la musica, sua grande passione fin dall’adolescenza che però gli ha procurato anche tanti dolori e cocenti delusioni. Gli inizi, ad appena 12 anni, avvennero presso il Conservatorio Pietro Mascagni di Livorno con lo studio del pianoforte. Originario di Gavorrano, diventato maggiorenne si trasferì a Roma, dove cominciò a suonare e a cantare nei migliori locali della Capitale. “In quel periodo collaborai con Paola Turci – racconta a TvBlog – la accolsi e con lei misi in piedi un duo. Ad aprirci le serate avevamo Sergio Cammariere. Nel 1989 partecipai per la prima volta al Festival di Sanremo come autore del brano ‘Tutti i cuori sensibili’, cantato da Stefania La Fauci”.
Nel 1991 ebbe l’onore di esibirsi in onore di Frank Sinatra in occasione della festa organizzata per lui dall’ambasciata americana a Roma, mentre due anni dopo riapparve all’orizzonte l’Ariston, palco su cui stavolta salì da protagonista, piazzandosi quinto nella sezione Nuove Proposte con “L’amore vero”. A produrlo fu nientemeno che Riccardo Cocciante, con cui avviò quella che sarebbe dovuta essere una lunga e proficua collaborazione. “Prima si classificò Laura Pausini, ma io mi aggiudicai comunque il Premio Volare per la migliore musica e il Premio S.I.L.B. per il miglior testo. Per quanto riguarda Cocciante, il rapporto si interruppe praticamente subito. Venni abbandonato nonostante avessi scritto diverse canzoni per lui”.
Come mai?
Non ho mai saputo il perché. Il disco fu bloccato una settimana dopo la sua uscita, quando era primo in classifica. Non venne più ristampato e distribuito. Comunque, continua a mettermi i bastoni tra le ruote anche a distanza di trent’anni. Non so per quale ragione, glielo vorrei chiedere di persona.
In compenso, “L’amore vero” diventò la colonna sonora della telenovela argentina Por amor a vos.
Sì, era la sigla ufficiale. La soap andava in onda su Rete Globo e in Italia non arrivò mai. Nemmeno io l’ho mai vista. La canzone vendette milioni di copie, ma a me in tasca non entrò una lira.
Come proseguì la sua carriera?
Continuai a fare pianobar nei locali. Parliamo di serate con migliaia di persone. Ho avuto anche modo di registrare un disco in Argentina, uscito in Italia nel 2006.
Come andò?
Con la gente che già ti segue e ti apprezza va sempre bene, però se non hai spazio in tv e radio la grande platea non può sapere quello che hai fatto. E’ la spietata legge del mercato.
“Hanno ucciso i miei sogni”, ha dichiarato non troppo tempo fa.
Lo confermo. Ebbi un contraccolpo psicologico. Per fortuna c’è stata una mano dal cielo a proteggermi che continua a farlo. Sono passato da Sanremo all’anonimato senza fare più concerti e trasmissioni televisive e senza aver fatto niente di male. La mia carriera si è interrotta e non ho mai saputo il motivo. Me lo domando da 32 anni.
Si percepisce tanta amarezza dalle sue parole.
Continuo a vivere di musica, suono nei locali e le persone mi vogliono bene. Ho pubblicato altri dischi, ma a quanto pare non c’è spazio per la musica fatta per bene. Credo che in questo ambiente ci siano artisti che godono di agevolazioni e altri che trovano le porte chiuse.
Nel 2020 si aprirono le porte di The Voice Senior.
Accadde tutto in maniera casuale. Sul mio profilo Instagram con appena 200 followers mi contattò una ragazza di Milano che voleva propormi di partecipare alla trasmissione. Non sapeva chi fossi e non mi disse che si trattava di un programma televisivo della Rai. Accettai perché in quel periodo eravamo in piena pandemia ed era impossibile esibirsi in concerto e nei locali.
Si ammalò di covid poco prima del provino.
Vero. Mi ricoverarono ad agosto del 2020 e mi feci tredici giorni con l’ossigeno. Uscii il 3 di settembre e quando mi richiamarono me ne ero completamente dimenticato. Per due settimane faticai a coprire la distanza tra il letto e il bagno, ma il 25 settembre mi presentai comunque alle selezioni. Cantai al pianoforte per scaldarmi la voce e rimasero immediatamente soddisfatti.
Superò le Blind e scelse Loredana Bertè come coach.
Mi trovai benissimo. Loredana fu dolcissima con me perché pochi mesi dopo mi invitò nello show che Rai 1 le dedicò. Duettammo sulle note di ‘Anima carbone’ e per questo la ringrazierò per tutta la vita.
Fu una collaborazione proficua.
Sì, anche se in realtà in tutta l’edizione vidi la Bertè appena un minuto. Eravamo nel pieno della seconda ondata e non c’era tanta possibilità di avvicinarci. Non esistevano le prove settimanali, mi dava il brano da eseguire e basta. Ad ogni modo, da allora il programma è cambiato profondamente.
In che senso?
All’epoca avevano paura che la trasmissione diventasse una sorta di ‘Corrida’. Invece, grazie alle storie di noi concorrenti il successo gli scoppiò in mano. Da lì in poi si sono concentrati prevalentemente sui racconti.
Lei eseguì parecchi brani di Cocciante, nonostante tutto.
Lo reputo uno dei migliori artisti che abbiamo in Italia. Volli portare i suoi successi e mi diedero il via libera.
Quali benefici le portò la vittoria finale?
Ho continuato a fare quello che facevo prima di partecipare, né più, né meno. Ricordo ‘The Voice Senior’ come un bellissimo periodo della mia vita. Il problema è stato il dopo, ma avrei dovuto capire tutto la sera in cui tornai a casa e tirai fuori il premio dalla valigia.
Cioè?
Il trofeo era una mano in polistirolo che faceva il segno della vittoria. Quando lo tirai fuori mi accorsi che l’indice si era rotto. Era rimasto alzato solo il dito medio. Non so se ci siamo capiti. Lo rincollai ed ora è collocato nel mio studio. Da un punto di vista dell’orgoglio personale ha un grandissimo valore.
Cos’altro vinse?
Non c’era un premio in denaro. Anzi, i soldi ce li misi io per pagare viaggio e hotel a mia madre e mia moglie che vennero ad assistere alle Blind. Come riconoscimento ci fu la possibilità di esibirmi al Capodanno di Rai 1, ma mi fecero cantare mezza canzone come ultimo in scaletta. In seguito non successe più nulla.
Sbaglio o le assicurarono anche la pubblicazione di una cover?
Confermo. Dalla fine del programma, avevano trenta giorni di tempo per pubblicarla e uscì proprio alla mezzanotte del trentesimo giorno.
Nessuno l’ha più vista. Strano destino per uno che si è classificato al primo posto.
In realtà mi ricontattarono l’anno dopo, tre mesi prima della finale della seconda edizione. Ma alla vigilia mi informarono che non avrei più potuto partecipare perché c’era Cocciante. Non solo: la passata stagione si presentò in gara il mio chitarrista Marcello Domenichini e avrei dovuto accompagnarlo in quanto suo amico.
E invece?
‘Il regolamento non prevede che un vincitore possa fare da accompagnatore’, mi informarono. Tutto bene, se non fosse che Maria Teresa Reale, che aveva vinto la terza edizione, andò a sostenere regolarmente una signora alle Blind. Perché lei sì e io no? Ringrazio soltanto Antonella Clerici e i coach, persone davvero bravissime. Stop.
Uno sfogo che mi ha spiazzato, lo ammetto.
Non riesco a capire il perché del due pesi e due misure. Per quale motivo mi hanno impedito di accompagnare un caro amico e, al contrario, ad altri è stato consentito? ‘The Voice Senior’ mi ha regalato solo l’affetto della gente. Come ti dicevo, la mole di lavoro tra il prima e il dopo è rimasta invariata, fortunatamente. Un mese fa ho fatto il sold out al Teatro Olimpico di Roma e questo è avvenuto grazie al mio sacrificio.