Diluvio di pietre

Le frane sono il respiro palpabile della Terra, al pari di terremoti, eruzioni ed inondazioni. Sono 630.000 quelle censite sul territorio italiano. Ma vanno conosciute e gestite. Senza perdere la memoria di quelle più lontane nel tempo L'articolo Diluvio di pietre proviene da Montagna.TV.

Apr 7, 2025 - 13:05
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Diluvio di pietre

Le frane sono il movimento di una porzione di roccia, detrito o terra lungo un pendio per effetto della forza di gravità si verificano con una velocità che varia da pochi millimetri all’anno a decine di metri al secondo e con una moltitudine di meccanismi.
In base al tipo di movimento e al tipo di materiale coinvolto si definiscono come: crolli, ribaltamenti, scorrimenti, colate, espansioni laterali…

Le montagne sono costellate di frane di ogni tipo. Nell’inventario dei fenomeni franosi in Italia realizzato da ISPRA sono censite oltre 630.000 frane. Anche un osservatore distratto non può far ea meno di rilevare l’impressionante distribuzione dei dissesti, dalle Alpi all’Appennino.

Le frane sono le calamità naturali che si ripetono con maggiore frequenza sul territorio nazionale. Assieme ai terremoti, causano il maggior numero di vittime e danni a centri abitati, infrastrutture, beni ambientali, storici e culturali.
Per questo sono da sempre considerate un fenomeno distruttivo, anche se spesso si fa fatica a notarne la presenza e, soprattutto, a conservarne la memoria.

Bastano pochi anni e il ricordo di frane, alluvioni e altre catastrofi naturali evapora dalla memoria collettiva e anche da quella di chi pianifica nuove espansioni insediative e infrastrutturali. A farne le spese è sempre la gestione del territorio, dove l’emergenza cronica soppianta gli interventi di manutenzione preventivi, da impostare in base alle caratteristiche e peculiarità geologiche di ogni sito.

Disastri a parte, ogni frana rappresenta un passaggio tra due stati di equilibrio differenti della montagna. Un processo normale ed ordinario nella storia di Gaia.

Tra le grandi frane storiche e distruttive che sulle Alpi hanno stravolto la fisionomia delle montagne possiamo ricordare la frana di Piuro, in Val Bregaglia italiana, del 1618, la frana di Elm nel cantone Glarona (CH) del 1881, la frana del Monte Toc, del 1963, che causò il disastro del Vajont la frana di Val Pola in Valtellina del 1987.

In montagna, per via della vegetazione rada o assente, è più facile notare ed esaminare le frane, grandi e piccole. In alta quota i fenomeni di instabilità si moltiplicano e non di rado interessano itinerari alpinistici, complice l’aumento delle temperature e la fusione correlata di neve e ghiaccio, superficiale e sepolto.

A differenza di tanti altri fenomeni geologici invisibili, per via della loro evoluzione misurabile in una scala dei tempi di milioni di anni, per noi inafferrabile considerata la brevità dell’esistenza umana, le frane sono il respiro palpabile della Terra, al pari di terremoti, eruzioni ed inondazioni.
Se solo potessimo imparare a osservarne i principali caratteri, la dinamica e la storia, forse potremmo imparare a convivere meglio con questi sconquassi geologici ineliminabili.

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