Costanza, la recensione della serie tv: romanticismo e misteri, Alessia Gazzola colpisce ancora
La penna di Alessia Gazzola regala alla tv un nuovo personaggio in cui il pubblico femminile si può identificare, senza dimenticarsi però di qualche mistero; a mancare, semmai, è la parte puramente comedy

Costanza e Alice Allevi potrebbero vivere tranquillamente nello stesso mondo: un crossover tra i due personaggi, entrambi non a caso creati da Alessia Gazzola e diventate protagoniste di altrettante serie tv, sarebbe vita a una “Gazzola-verse” che farebbe sicuramente gola ai fan de L’Allieva che, ora, possono appassionarsi alle vicende della paleopatologa siciliana trasferitasi a Verona.
La recensione di Costanza, la serie tv
Costanza è a tutti gli effetti un prodotto pensato per ri-catturare quel pubblico che ha seguito L’Allieva con passione e affetto, sebbene non si debba parlare di “fiction copia”. Gli elementi in comune tra Costanza e L’Allieva non mancano: dalle protagoniste, giovani donne che sono in cerca della propria strada e che, nel mentre, si ritrovano a combinare qualche “guaio” sia sul posto di lavoro che nella vita privata; all’ambientazione principale delle due serie, due istituti scientifici in cui l’osservazione è il requisito fondamentale richiesto.
Fin dai primi episodi, insomma, l’aggancio è servito: Costanza ripropone quella formula da serie romantica all’ennesima potenza che tanto era piaciuta con L’Allieva, regalando al pubblico di Raiuno e di RaiPlay una nuova protagonista femminile in cui identificarsi. L’empatia resta, infatti, la chiave di questa produzione: il pubblico (soprattutto quello femminile) si immedesima nei tormenti di Costanza, nelle scelte compiute e anche negli errori, viaggiando sul doppio binario del presente e del passato.
Proprio su questo punto la serie riesce a staccarsi da L’Allieva: Costanza sfida il pubblico ormai assuefatto alla logica dei casi di puntata e di una narrazione verticale, proponendo un racconto che si sviluppa nell’arco degli episodi.
Dalla vicenda più personale della protagonista stessa (alle prese con il dovere di rivelare alla figlia piccola chi sia il padre e all’uomo che ha amato anni prima di avere di essere genitore di una bambina), a quella più intricata e misteriosa dello scheletro da identificare e della sua storia da svelare, Costanza -nomen omen- richiede al suo pubblico costanza e pazienza per poter scoprire come si concluderanno le varie storyline avviate a inizio stagione.
A Costanza, però, non serve tempo per ingranare: le basi del racconto ci sono tutte fin dai primi minuti, il patto con il pubblico viene fatto immediatamente. Nessun trucco, insomma, nessuno stratagemma: chi segue Costanza sa che avrà un’ondata di cuoricini, buoni sentimenti e qualche momento di lieve pathos di cui godere. A mancare, però, è quella parte puramente comedy che aveva decretato il successo (sia letterario che televisivo) de L’Allieva.
Costanza prova ad alleggerire la trama principale con alcuni personaggi secondari che, però, non hanno quella vis comica capace di dare alla serie il giusto equilibrio tra mistero, romance e comedy. In questo senso, Costanza zoppica un po’, ma l’obiettivo di dare al pubblico una storia semplice, originale e in una location ad oggi poco esplorata dalla fiction come Verona è stato raggiunto.