Thunderbolts*, recensione del nuovo film Marvel
Seguiteci sempre anche su LaScimmiaPensa e iscrivetevi al nostro canale WhatsApp! A cura di Flavia Orsini Al cinema è appena arrivato Thunderbolts*, nuovo film Marvel diretto da Jake Schreier che riesce a riportere l’MCU agli antichi fasti (o almeno in parte). Ecco la nostra recensione Thunderbolts*: la Recensione Sembra assurdo da dire, ma sono tempi di carestia per […] L'articolo Thunderbolts*, recensione del nuovo film Marvel proviene da LaScimmiaPensa.com.
Seguiteci sempre anche su LaScimmiaPensa e iscrivetevi al nostro canale WhatsApp!
A cura di Flavia Orsini
Al cinema è appena arrivato Thunderbolts*, nuovo film Marvel diretto da Jake Schreier che riesce a riportere l’MCU agli antichi fasti (o almeno in parte). Ecco la nostra recensione
Thunderbolts*: la Recensione
Sembra assurdo da dire, ma sono tempi di carestia per i cinecomic. L’addio agli Avengers ha lasciato un vuoto incolmabile nel cuore del pubblico ma soprattutto nel panorama cinematografico. Da Avengers: Endgame, infatti, insuccesso dopo insuccesso, la Marvel non è riuscita in alcun modo ad eguagliare la vecchia gloria dei tempi passati; Doctor Strange nel multiverso della follia, Ant-Man Quantumania, Kraven e Captain America Brave New World sono sembrati solo dei tentativi disperati di fare incassi con il minimo sforzo, propinandoci storie ormai sterili, prive di originalità e all’insegna del fan service.
In altre parole: carne trita e ritrita. A primo impatto, l’idea alla base di Thunderbolts* faceva pensare all’ennesimo colpo a vuoto sparato dalla Marvel. Lo stesso regista James Gunn, in un primo momento incuriosito dal progetto, perse poi l’interesse rendendosi conto che i Thunderbolts non erano altro che la copia carbone del team della Suicide Squad che aveva appena diretto nel secondo capitolo della saga della DC Comics.
Insomma, un compito alquanto ingrato quello di riesumare i cinecomic in questo periodo di crisi, soprattutto se hai a disposizione nient’altro che l’ennesima squadra di eroi atipici; Eternals e Suicide Squad ci avevano già provato con scarsi risultati (indipendentemente dai riscontri positivi di una fetta del fandom), mentre nell’Olimpo delle teste di serie risiedevano già gli Avengers, gli X-Men e i Guardiani della Galassia, impossibili da spodestare.
Addirittura anche in Thunderbolts* viene pronunciata una frase auto-ironica che afferma: “un’altra squadra di Avengers? Puzza di disperazione”. Perciò, la domanda è la seguente: dove, ma soprattutto come, Thunderbolts* può ritagliarsi uno spazietto in un universo già così completo e dove il livello raggiunto è semplicemente irrealizzabile? Ma partiamo dal principio.
Le prime dicerie circa un progetto sui Thunderbolts iniziarono 6 anni fa, quando nella serie The Falcon and the Winter Soldier fece il suo ritorno Daniel Bruhl nei panni di Helmut Zemo, riprendendo dunque il suo ruolo in Captain America: Civil War. Serie che introdusse anche il personaggio di Julia Louis Dreyfus (Valentina Allegra de Fontaine), mostrandola alle prese con il reclutamento di una squadra di supereroi.
Le voci divennero consistenti quando venne annunciato il progetto con la direzione di Jack Schreier al suo terzo lungometraggio e Eric Pearson alla sceneggiatura (proveniente già da progetti scritti per la Marvel come Thor: Ragnarok). E così si delineò l’ultimo film della fase cinque del MCU, una fase che avrebbe dovuto dare una scossa ai cinecomic con la nuova uscita di Captain America: Brave New World, ma invano. E’ evidente che i dirigenti della Marvel abbiano puntato sul cavallo sbagliato perché sarà invece Thunderbolts* la stella di punta dell’ennesima fase MCU che non riesce a decollare.
La trama è sempre la stessa.
Una squadra di supereroi che si unisce per combattere un male comune, ma le premesse e le motivazioni dietro questo team non sono le stesse a cui siamo sempre abituati; il direttore della CIA, Valentina Allegra de Fontaine, viene convocata dal Congresso per una potenziale udienza di impeachement a causa delle sue azioni degli ultimi anni che hanno attirato l’attenzione di un particolare deputato che è intenzionato fargliela pagare.
Come si stanziano i Thunderbolts in tutto ciò? Tre di loro, Yelena Belova, Ghost e U.S. Agent, vengono inviati da Valentina in un caveau con l’obiettivo di distruggere delle prove essenziali che potrebbero incriminarla ma presto scopriranno che le prove non sono altro che loro stessi e che Valentina li ha mandati l’uno contro l’altro per eliminarsi a vicenda. Nel caveau troveranno anche un altro personaggio, Bob Reynolds (chiamato anche progetto Sentry), interpretato da Lewis Pullman, figlio del famoso attore Bill Pullman, al suo debutto nell’universo Marvel.
Quest’ultimo non solo è subentrato a Steven Yeun quando dovette abbandonare il ruolo di Sentry per altri impegni lavorativi, ma ricopre il ruolo centrale attraverso cui ruota l’intera storia di Thunderbolts*. Ma continuiamo con la trama; i quattro reietti, a cui si uniranno anche Winter Soldier e Red Guardian, faranno squadra per vendicarsi di Valentina ma un imprevisto di dimensioni stratosferiche si interporrà nei loro obiettivi; Bob si rivela essere l’unico progetto scientifico riuscito della CIA per la creazione di un eroe onnipotente che servisse come macchina da guerra.
Il colpo di scena sarà proprio quello di veder trasformato Bob in un supereroe indistruttibile e “più forte della somma di tutti gli Avengers”, ma soprattutto l’inaspettata minaccia che unirà la squadra dei Thunderbolts*.
Da Bob a Sentry a Void (la sua controparte oscura), Lewis Pullman è la vera rivelazione di questo film. Dopo aver già dimostrato di non essere un nepo-baby (figlio del nepotismo) nel film Bad Times at El Royale, in Thunderbolts fa il salto di qualità e mette in scena un personaggio profondamente dilaniato, dalle mille sfumature, iper sensibile a tutto ciò che lo circonda, ma anche un supereroe onnipotente, epico, estremamente terrificante nella sua noncurante volontà di far calare su tutta New York un’ombra fitta di morte e trasformare i suoi abitanti in polvere.
Il resto della squadra non è da meno, anche se solo la Black Widow 2.0 riusce ad eguagliare la potenza caratteriale di Sentry/Void. Se Lewis Pullman/Void è la benzina di cui Thunderbolts* ha bisogno per camminare, Florence Pugh/Yelena ne è il fuoco. Inarrestabile, senza scrupoli, ironica (ma soprattutto protagonista di tutte le scene d’azione, rifiutando fin da subito uno stunt) ma anche emotivamente in frantumi e con un vuoto esistenziale negli occhi.
Motivo per cui riesce ad empatizzare subito con Bob, la cui oscurità interiore così consumante e potente prenderà proprio il nome di “Void”, in inglese “vuoto”. Il legame creato dai due rappresenterà la parte più sensibile e delicata di questo film, quella dedicata alla salute mentale.
Sono passati anni, se non addirittura un decennio, dall’ultima volta in cui un cinecomic ha raffigurato così profondamente dei temi sociali di vasta portata; psicologia del trauma, depressione, senso di colpa, scissione del proprio io, redenzione, violenza domestica, suicidio.
È questo che innalza Thunderbolts* al di sopra del semplice prodotto Marvel. Si tratta di un vero e proprio ritorno alla dimensione umana della narrazione che il MCU aveva completamente perso di vista negli ultimi tempi a causa del multiverso, prediligendo la messa in scena a discapito dei suoi personaggi.
Quella di Thunderbolts* è prima di tutto una storia di essere umani, non di supereroi, facendo della profondità emotiva la sua vera forza motrice. Diffidate da coloro che paragonano questo team con quello dei supereroi di The Boys, perché il cinismo, la satira e il lato oscuro presenti in Thunderbolts* non sono le principali chiavi di volta di questa storia, ma solo piccole pennellate di un quadro molto più ampio.
È l’umanità dietro l’eroe il suo vero focus. Motivo per cui viene mostrato lo strato interiore imperfetto, intimo ed emotivo di figure che sono sempre state rappresentate come perfette, disumanizzate ed intoccabili. Ogni personaggio in Thunderbolts* si prepara ad affrontare il proprio trauma a testa alta ed esplorare coraggiosamente i propri difetti, donando quindi un grande esempio per chiunque teme il confronto con il proprio personale male.
Ma è un genere anche si appoggia molto anche sulla commedia, certo, e senza mai tener da parte la dinamicità dell’azione. Le sequenze di combattimento sono un’epopea visiva a dir poco elettrizzante che combinano magistralmente un realismo grintoso con scenografie mozzafiato. Non parliamo solo di coreografie meticolosamente create in studio, ma di sequenze cinetiche profondamente personali, abbellite poi da un’impeccabile fotografia da cinema d’autore. Sembrerebbe quasi una sfida al solito stampo tipico del cinecomic.
Cosa c’è dunque di sbagliato in Thunderbolts*? Fondamentalmente niente. Forse dei tempi troppo ristretti per delineare al meglio la figura di Void? Sono sicura che ci sarà l’occasione per farlo in futuro perché la scritta alla fine del film “i Thunderbolts torneranno” presuppone un seguito per tutti i personaggi mostrati in questo primo capitolo.
Com’è giusto che sia. I gloriosi tempi degli Avengers sono finiti da un pezzo e il nuovo millennio si fa finalmente promotore di tutti gli outcast, gli scalda panchina, gli emarginati, i diversi, i derelitti della società, i disillusi, i nemici di sé stessi, gli antieroi, ed assieme ad essi: i perdenti di casa Marvel, coloro che sono rimasti sempre all’ombra delle grandi figure di Iron Man e Captain America.
E cosa c’è di più onorevole del rappresentare gloriosamente questa porzione di società che merita gli stessi diritti degli altri? Per quanto mi riguarda, potete tenervi i vostri Avengers, io preferisco la versione reietta che punta sui propri traumi con cuore pulsante piuttosto che sull’ego.
Traboccante di emozioni crude, alleanze inaspettate, amicizie insolite e azioni elettrizzanti, Thunderbolts* è decisamente la più grande impresa compiuta nel panorama dei cinecomic dai tempi di Endgame, dimostrando finalmente che la Marvel è ancora in grado di donarci delle narrazioni audaci che possano intersecarsi con la nostra realtà contemporanea.
Magia, multiversi, salti temporali e creature soprannaturali appartengono ad un passato che non riesce più a soddisfarci, e Thunderbolts* è stato il primo ad aver compreso tutto ciò. E’ la passione, la forza dell’unione, l’umanità dietro l’eroismo e l’amicizia ciò che ha reso la Marvel un tesoro universale fin dall’alba dei tempi, ed è proprio qui che doveva tornare per riacquistare il suo antico valore.
(Rimanete in sala per due scene post credits, e cercate di non urlare troppo dopo aver visto la seconda)
Thunderbolts*: il Cast
- Florence Pugh: Yelena Belova / Vedova Nera
- Sebastian Stan: James “Bucky” Barnes / Soldato d’Inverno
- David Harbour: Alexei Shostakov / Red Guardian
- Wyatt Russell: John Walker / U.S. Agent
- Olga Kurylenko: Antonia Dreykov / Taskmaster
- Hannah John-Kamen: Ava Starr / Ghost
- Lewis Pullman: Robert “Bob” Reynolds / Sentry
- Geraldine Viswanathan: Mel
- Julia Louis-Dreyfus: Contessa Valentina Allegra de Fontaine
Thunderbolts*: il Trailer
L'articolo Thunderbolts*, recensione del nuovo film Marvel proviene da LaScimmiaPensa.com.