Intervista a Federica Abbate: “Tilt? Il primo passo per raccontare un nuovo capitolo”

Intervista a Federica Abbate che torna con "Tilt", brano che da il via un nuovo capitolo artistico e personale L'articolo Intervista a Federica Abbate: “Tilt? Il primo passo per raccontare un nuovo capitolo” proviene da imusicfun.

May 1, 2025 - 21:54
 0
Intervista a Federica Abbate: “Tilt? Il primo passo per raccontare un nuovo capitolo”

Intervista a Federica Abbate che torna con Tilt, brano che da il via un nuovo capitolo artistico e personale. Dopo un periodo di riflessione e una lunga convivenza con il suo “lato da autrice”, la cantautrice milanese ha deciso di rompere gli schemi, affrontare il dolore e rinascere.

In questa chiacchierata ci racconta come un blackout interiore possa trasformarsi in libertà, perché non ha paura del cambiamento e quanto crede nella meritocrazia.

Intervista a Federica Abbate, il nuovo singolo “Tilt”

Federica, partiamo proprio da questo “Tilt” che dà il titolo al nuovo singolo: che significato ha avuto per te?
Tilt per me è stato il momento in cui ho lasciato la “manina” dell’autore. Ero reduce da un disco che mi aveva aiutato a fare pace con la mia parte autoriale, ma sentivo che dovevo capire chi volesse essere Federica Abbate, artisticamente. Mi sono chiesta: “Cosa voglio comunicare?” E lì è arrivato il tilt, un blackout. Mi sono chiusa in studio per una ventina di giorni e sono nati diversi brani, tra cui proprio Tilt, che per me è stato il primo passo per raccontare questo nuovo capitolo.

Quindi un tilt necessario?
Assolutamente. Ero intrappolata in una forma che non sentivo più mia. Spesso quando ci sentiamo così restiamo lì, perché cambiare fa paura. Ma restare fermi è un lento morire. Io invece ho deciso di rompermi, metaforicamente, in mille pezzi. È stato doloroso, ma necessario. Da lì è nata una nuova luce. Tilt è un tilt salvifico, naturale. Credo che nella vita bisogna andare in tilt, bisogna inseguire quello che ti manda in tilt. Se non ti scuote, non vale la pena inseguirlo.

Il brano sembra parlare d’amore, ma c’è dell’altro…
Sì, parlo d’amore, ma solo per semplificare. In realtà è un inno all’autenticità. Dire “non sono più questa forma, voglio essere qualcos’altro” è un gesto di verità. E per farlo serve il coraggio di spezzare qualcosa. Il segreto della libertà sta proprio lì: nel coraggio.

Anche visivamente, nella copertina, hai voluto lanciare un messaggio forte.
Sì, anche la copertina racconta questa trasformazione. C’è un’idea di dualità che mi rappresenta. Io mi sento il dualismo fatto persona, sia dal punto di vista artistico che personale.

Cosa ti spaventa di più in questo nuovo viaggio?
Un milione di cose… e nessuna. Ho imparato che la paura rovina la vita. Cerco di provarla solo per un attimo e poi la lascio andare. Se continui a pensare “oddio, ho paura”, arrivi già sfinito. Certo, quando una cosa ti importa, un po’ di paura arriva. Ma nel mio caso non c’è pericolo, solo bellezza. Sono privilegiata a poter fare questo mestiere, come donna e come artista, in un mondo dove non è scontato. La gioia di poterlo fare è più forte della paura.

Nonostante le critiche, anche quelle arrivate sul tuo nome per Sanremo, sembri molto centrata…
Sono anni che si parla di me. Ma io non replico, rispondo coi fatti: porto belle canzoni. Scrivo da 12 anni. In Italia si parla troppo poco di meritocrazia. Non solo per me, ma per tanti colleghi che si sono sudati ogni centimetro del loro percorso. Chi critica spesso non guarda che dietro ci sono persone che si fanno il mazzo ogni giorno.

Cosa vuoi dire ai giovani che vorrebbero intraprendere la tua stessa strada?
Che non devono concentrarsi su trucchi o scorciatoie. Devono fare. Uno come Cripo ha vent’anni ed è un mostro. È lì perché è fottutamente bravo, punto. E chiunque abbia qualcosa da dire può farcela. Basta parlare poco e fare tanto.

C’è qualcosa, oggi, della tua musica che ti rende particolarmente orgogliosa?
La continua trasformazione. La capacità di intercettare qualcosa di nuovo e abbracciarlo. La mia musica cambia con me. E come dicevo, ogni volta che qualcosa ti imprigiona, devi rompere, soffrire, ma poi cambi. È questo che ti mantiene vivo: la curiosità, la voglia di imparare, di non fermarti mai.

E ora?
Ora non vedo l’ora di portare fuori il mio progetto. Spero che le persone si leghino a Tilt e che si affezionino a questa storia, perché è vera.

Advertisement
Advertisement

L'articolo Intervista a Federica Abbate: “Tilt? Il primo passo per raccontare un nuovo capitolo” proviene da imusicfun.