Roby Facchinetti, l’intervista: “Parsifal è stato il sogno di una vita. I 60 anni dei Pooh? Impossibili da non festeggiare”

In questo racconto inedito, Roby Facchinetti racconta la storia dell'opera Parsifal, il sogno di una vita venuto alla luce nel 2025.

May 9, 2025 - 08:50
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Roby Facchinetti, l’intervista: “Parsifal è stato il sogno di una vita. I 60 anni dei Pooh? Impossibili da non festeggiare”

Sognare un progetto per tutta la vita e vederlo finalmente realizzato dopo 52 anni: è questa la straordinaria storia di Roby Facchinetti, storico componente dei Pooh e figura centrale della musica italiana. In questa intervista esclusiva rilasciata a TvBlog, Facchinetti ripercorre le tappe fondamentali che hanno portato alla nascita di Parsifal – L’uomo delle stelle, un’opera profondamente emotiva, frutto di un lungo viaggio interiore segnato da due dolorose perdite: quelle di Valerio Negrini e Stefano D’Orazio, autori dei testi e amici di una vita, a cui l’intero progetto è dedicato. Pubblicato lo scorso 28 marzo, l’album rilegge in chiave moderna le gesta del cavaliere mitologico Parsifal, affrontando temi universali come il matrimonio e la paternità, per offrire a ogni ascoltatore la possibilità di ritrovarsi nel suo cammino. E sui 60 anni dei Pooh – che saranno celebrati nel 2026 – Facchinetti dice: “Questo traguardo non si può non onorare. Sarebbe ingratitudine“.

Lei c’è stato sin dagli esordi dei Pooh e non è più andato via dalla band restando per più di 50 anni. Se i Pooh fossero nati oggi, avrebbero affrontato più difficoltà nel farsi spazio nel mondo discografico?

Se pensassimo al concetto che noi abbiamo sempre avuto della musica e lo confrontassimo con la musica odierna, credo che i Pooh non vengano collocati da nessuna parte. Oggi i tempi sono cambiati ed è cambiata anche la musica. Noi non ci riconosciamo nel tipo di musica che oggi va. Il nostro concetto si basa sulle armonie e sulla melodie, ma anche sui contenuti dei testi. Credo che, se i Pooh fossero nati oggi, non ci sarebbe stato grande spazio per la band.

Negli anni la formazione dei Pooh è cambiata, Riccardo Fogli è andato via per poi tornare dopo anni. Come ha affrontato personalmente la sua uscita di scena e la trasformazione del gruppo?

Della formazione iniziale non c’è nessuno di noi; io sono entrato qualche mese dopo la nascita discografica dei Pooh. Dopo due mesi è arrivato Riccardo Fogli, dopo due anni Dodi Battaglia e nel 1971 Valerio Negrini, il batterista e l’autore dei testi. Quest’ultimo ha poi preferito dedicarsi completamente alla stesura dei brani ed è quindi uscito dal gruppo. Nel 1973 è avvenuta l’ultima sostituzione, con l’arrivo di Red Canzian al posto di Riccardo Fogli. Il cambiamento più pesante è stato proprio questo, perché bisogna sottolineare che lui era “più frontman” di tutti noi. La sua uscita di scena ha quindi scombinato molto i nostri equilibri, avevamo pensato anche di andare avanti in tre, ma alla fine abbiamo capito che sarebbe stato meglio trovare un sostituto. Da lì abbiamo trovato la forza di continuare senza cambiare nulla di quello che era il nostro percorso artistico. Nel 1973 abbiamo inciso l’album Parsifal, che ci ha cambiato molto sia musicalmente che professionalmente. Nonostante tutte le modifiche che sono state fatte alla band negli anni, i Pooh sono andati avanti come prima e meglio di prima.

A proposito di Parsifal, si tratta di un’opera-prog che tratta i temi della mitologia. Uno stile unico e che si discosta dall’ordinario genere pop dei Pooh. È stata una sfida per lei presentare al pubblico questo lavoro?

Nel 1973 ho composto una suite musicale e l’ho fatta ascoltare a Valerio Negrini, che ha avuto questa intuizione straordinaria di raccontare la storia del personaggio mitologico Parsifal. Quella è stata una folgorazione divina, dato che questo brano ha cambiato quasi del tutto il nostro percorso. Noi dei Pooh ci siamo innamorati subito di questo lavoro, visto il risultato che aveva avuto. L’album ha infatti ottenuto un enorme successo ed è stato tra i dischi più venduti. Il brano Parsifal è anche stato inserito nella classifica mondiale dei 50 brani “prog” più importanti del ‘900. Avevamo quindi in testa l’idea di realizzare un’opera che potesse raccontare tutta la storia di questo grande cavaliere, ma occorrevano anni per prepararla. Non era assolutamente una cosa semplice e, dato che non potevo avere così tanto tempo a disposizione, era diventato per me solo un grande sogno.

roby facchinetti intervista
Intervista Roby Facchinetti (foto gentilmente concesse dall’uff.stampa Valentina Facchinetti) tvblog.it

Nel 2012 ho però chiesto a Valerio Negrini di iniziare a comporre l’opera; abbiamo scritto i primi due brani del nuovo Parsifal, cioè La Nascita e La Preghiera. Nel 2013 Valerio è però andato via improvvisamente, e il nostro sogno è svanito. Io non credevo più che questa opera potesse un giorno essere completata, ma la vita mi è alla fine venuta in aiuto. Dopo 7 anni è tornato sul palco dei Pooh Stefano D’Orazio in occasione della réunion, e lì ho capito che avrei potuto riprendere questo progetto proprio con lui. Avevamo il tempo, perché all’epoca i Pooh avevano dichiarato che quella sarebbe stata l’ultima fotografia della band. Dopo la fine del tour, a gennaio 2016 io e Stefano abbiamo iniziato a comporre e, dopo tre anni, l’opera è stata conclusa. Era settembre 2020, quando il nostro progetto è stato terminato. Il 6 novembre 2020 anche Stefano D’Orazio è però andato via, e lì ho capito che il mio compito sarebbe stato quello di trasferire tutta l’opera in un disco. Ci ho messo altri due anni e, in totale, è stato quindi un lavoro di ben cinque anni. Sono felice di averlo fatto, il mio sogno si è realizzato e il disco sta andando benissimo. Non posso che essere contento per me, ma soprattutto per Stefano e Valerio.

Stefano D’Orazio e Valerio Negrini erano due colleghi ma soprattutto due grandi amici per lei. Cosa rappresentava per loro questo progetto?

Io e Valerio avevamo realizzato questo lavoro con tutta la forza e la volontà, mettendo nel progetto un amore smisurato. Era un mio sogno ma era anche il sogno di una vita di Valerio. Ora che il lavoro è uscito e sta ottenendo dei riscontri straordinari su tutti i fronti, sono enormemente dispiaciuto per il fatto che loro non ci siano. Mi dispiace soprattutto perché avrebbero meritato di avere questi riscontri, anche se penso che da qualche parte ci sono ancora e mi stanno dando una grande mano. Concretizzare questo sogno e trovare i produttori è stato veramente una fortuna. Dentro questo lavoro ci sono 250 musicisti, 2 orchestre sinfoniche, un coro di 100 coristi oltre che cantanti e musicisti aggiunti che usano degli strumenti dell’epoca per creare le giuste atmosfere.

C’è stata anche la Warner che ha creduto e che continua a credere nel progetto, ma anche i produttori che hanno dato un contributo economico. Lo hanno fatto semplicemente ascoltando i provini di questa opera. All’inizio era un obiettivo impossibile, ma alla fine siamo riusciti a concretizzarlo e non posso che essere felice. Anche loro (Valerio Negrini e Stefano D’Orazio n.d.r.) mi hanno aiutato, soprattutto perché con la discografia di oggi presentare un progetto così significa essere “pazzi“. In realtà non è pazzia, è credere in un progetto. Mi hanno insegnato che quando credi davvero in qualcosa, non devi mai farti domande. Se è importante per la tua vita e per il tuo essere, lo devi fare.

Spesso nel mondo odierno ci si adatta a quello che chiede la discografia. Quanto è importante credere in progetti che siano appunto “diversi“?

Farlo è davvero essenziale. Nella vita tutto si può misurare, anche la passione e l’amicizia. Noi spesso usiamo le parole senza dare il giusto significato, ma parlare di amicizia significa affrontare un tema sacro. Quanti amici fuggono inventando scuse inesistenti? Lo stesso si può dire della passione.

roby facchinetti intervista
Intervista Roby Facchinetti (foto gentilmente concesse dall’uff.stampa Valentina Facchinetti) tvblog.it

Questo fuoco che si ha dentro deve essere in cima ai pensieri 24 ore al giorno. Deve essere la priorità assoluta, non c’è nulla di più importante di questo e, se lo senti davvero dentro, non ti fa nemmeno dormire. La musica ha abitato sempre dentro di me ed è in cima ai miei pensieri. Desiderare fortemente da una vita un’opera la racconta molto lunga sul mio modo di lavorare.

Dopo il lavoro Parsifal, ci sono altri progetti in ballo? Sta circolando una voce che parla di un vostro concerto in occasione dei 60 anni dei Pooh. Cosa può dirci a riguardo?

I 60 anni di professione sono un traguardo impossibile da non festeggiare. Noi questo traguardo lo stiamo rendendo possibile ed è una cosa così eccezionale che non si può non onorare. La chiamerei ingratitudine. Il prossimo anno ci sarà quindi un tour degno della nostra storia e di questo traguardo. Nel 2027 farò invece di tutto pur di realizzare il secondo sogno legato a Parsifal – L’uomo delle stelle, cioè quello di portare questa opera sul palco, perché è giusto così. Lo merita da moltissimo, me lo stanno chiedendo tutti, e si farà. Spero di riuscire a realizzare anche questo grande sogno.