Effetto dazi: rincari delle tariffe aeree e prezzi alle stelle per i packages
Sarà un’estate caldissima per il mercato dei pacchetti turistici che includono passaggi aerei, a causa di rincari generalizzati in tutte le componenti del trasporto aereo. È la previsione senza appello contenuta nella dettagliata disamina di Gediminas Ziemelis, ceo di Avia Solutions Group, una delle principali aziende aerospaziali europee che fornisce servizi di manutenzione e prodotti assicurativi nell’aviazione commerciale. Ziemelis sostiene che i prezzi dei pacchetti vacanze per l’estate 2025 subiranno incrementi medi del 4,2%, pari a circa 60 euro in più a viaggiatore rispetto allo scorso anno. Continue reading Effetto dazi: rincari delle tariffe aeree e prezzi alle stelle per i packages at L'Agenzia di Viaggi Magazine.


Sarà un’estate caldissima per il mercato dei pacchetti turistici che includono passaggi aerei, a causa di rincari generalizzati in tutte le componenti del trasporto aereo. È la previsione senza appello contenuta nella dettagliata disamina di Gediminas Ziemelis, ceo di Avia Solutions Group, una delle principali aziende aerospaziali europee che fornisce servizi di manutenzione e prodotti assicurativi nell’aviazione commerciale.
Ziemelis sostiene che i prezzi dei pacchetti vacanze per l’estate 2025 subiranno incrementi medi del 4,2%, pari a circa 60 euro in più a viaggiatore rispetto allo scorso anno. E si tratta di stime in difetto, poiché si è in attesa di conoscere le tempistiche dei dazi di Trump, attualmente sospesi, che potrebbero entrare in vigore poco prima del picco della stagione, provocando a cascata inevitabili aumenti nei costi delle forniture aeree da parte di tutte le aziende coinvolte nell’aviazione commerciale.
Le compagnie aeree sarebbero così costrette a rivedere al rialzo le tariffe dei loro voli estivi, andando ad incidere non poco sul costo finale dei pacchetti, laddove questi ultimi contemplino passaggi aerei.
“L’aviazione – scrive Ziemelis nel suo lungo articolo postato sul sito di Avia – è un business troppo globale, e dipende in tutto e per tutto da intricate catene di approvvigionamento che attraversano i confini nazionali, e sarebbe quindi impensabile non avere un impatto sui margini e sui conti delle aziende che operano nel trasporto aereo. Un esempio su tutti: un Boeing 787 presenta componenti come ali, sezioni di fusoliera e motori che provengono da paesi come Giappone, Italia, Regno Unito e altri. Qualsiasi dazio non farà altro che aumentare il costo di questo jet”.
“Ma lo stesso varrà per l’Airbus A320 e il Boeing 737 – prosegue Ziemelis – modelli di riferimento per il segmento leisure, soprattutto in considerazione della tariffa del +25% proposta sull’alluminio e sull’acciaio, materiali utilizzati nella fabbricazione degli aerei. E la stessa situazione varrà anche per i produttori di motori che ne saranno duramente colpiti: non a caso il capo di Ge Aerospace, Larry Culp ha chiesto nei giorni scorsi la reintroduzione del regime di esenzione tariffaria per l’industria aerospaziale previsto dall’Accordo sul commercio di aeromobili civili del 1979″.
“Nel frattempo – conclude – con Airbus e Boeing che negli ultimi anni hanno faticato a consegnare nuovi jet come il Neo e il Max, il valore degli aerei di seconda mano è aumentato a causa di uno squilibrio tra domanda e offerta. E sebbene ci siano voci secondo cui Trump stia pianificando di risparmiare alle case automobilistiche alcuni dei suoi dazi più onerosi, anche se gli aerei di seconda mano fossero considerati esenti da dazi – come potenzialmente lo saranno le auto usate – il valore di questi jet per l’esercizio o i ricambi per la manutenzione non farà che aumentare ulteriormente, poiché le compagnie aeree e altre aziende cercheranno di mitigare il più possibile la loro esposizione tariffaria”.
Di conseguenza, con l’aumento dei costi, aumenteranno anche i prezzi dei biglietti: per Ziemelis è una questione di economia di base. I costi nel 2024 erano già ai massimi storici in alcuni mercati e tutto indica che la domanda di viaggi è sufficiente perché le compagnie aeree possano aumentare i prezzi e trasferire questi costi sui passeggeri-clienti.
“Ad esempio, Eurocontrol, l’organismo europeo per la sicurezza della navigazione aerea che gestisce lo spazio aereo – aggiunge Ziemelis – prevede un aumento del 5,2% dei voli quest’estate. Allo stesso modo, secondo una ricerca condotta dalla European travel commission, la maggior parte degli europei ha pianificato vacanze più lunghe e con budget più elevati, nonostante un leggero calo dell’intenzione generale di viaggiare. Un terzo degli europei prevede di spendere tra 1.500 e 2.500 euro a viaggio, quasi uno su cinque sta valutando di spendere oltre 2.500 euro, vale a dire un buon 15% in più della media dello scorso anno”
In altre parole l’esponente di spicco di Avia Solutions Group ritiene fin troppo logico che già a partire da questa estate le compagnie aeree saranno costrette a coprire i rincari sui costi di manutenzione e componentistica, facendo lievitare le tariffe. “E pensare – riflette Ziemelis – che prima delle decisioni di Trump sui dazi, per questa estate era previsto che il costo di una vacanza sarebbe sceso rispetto ai picchi post-Covid di due anni fa e questo perché nella filiera si era riscontrata una abbondanza di nuove camere d’albergo in arrivo sul mercato, per cui i prezzi erano destinati a crollare. Ma ora l’incognita dazi ha cambiato gli scenari”.
La disamina di Ziemelis si conclude con un risvolto positivo all’orizzonte: “Se i viaggi transatlantici cominceranno a diminuire, soprattutto dall’Europa verso gli States, grandi compagnie aeree come British Airways e Virgin Atlantic potrebbero tornare a incrementare i voli all’interno dell’Europa, ampliando l’offerta e innescando così una guerra tariffaria al ribasso, a beneficio dei turisti e viaggiatori europei”.