Catalogna, slitta l’entrata in vigore della nuova city tax

City tax alla catalana, tutto rimandato a data da destinarsi. Il governo della Catalogna ha rinviato l’entrata in vigore dell’aumento della tassa di soggiorno, previsto inizialmente per il 1° maggio. Una decisione motivata dall’incertezza giuridica che potrebbe sorgere qualora le nuove tariffe entrassero in vigore prima della ratifica del decreto da parte del Parlamento regionale e successivamente elaborato come disegno di legge. L’esecutivo catalano ha spiegato infatti che le nuove aliquote, che raddoppiano la quota dell’imposta di competenza della Generalitat, saranno applicate una volta che il Parlamento avrà approvato le modifiche all’ imposta. Continue reading Catalogna, slitta l’entrata in vigore della nuova city tax at L'Agenzia di Viaggi Magazine.

Apr 30, 2025 - 12:33
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Catalogna, slitta l’entrata in vigore della nuova city tax
Catalogna, slitta l’entrata in vigore della nuova city tax

City tax alla catalana, tutto rimandato a data da destinarsi. Il governo della Catalogna ha rinviato l’entrata in vigore dell’aumento della tassa di soggiorno, previsto inizialmente per il 1° maggio. Una decisione motivata dall’incertezza giuridica che potrebbe sorgere qualora le nuove tariffe entrassero in vigore prima della ratifica del decreto da parte del Parlamento regionale e successivamente elaborato come disegno di legge.

L’esecutivo catalano ha spiegato infatti che le nuove aliquote, che raddoppiano la quota dell’imposta di competenza della Generalitat, saranno applicate una volta che il Parlamento avrà approvato le modifiche all’ imposta.

Il governo locale, che a febbraio aveva concordato la misura con Comuns – il partito politico catalano di sinistra non indipendentista – ha apportato queste varianti dopo che il Consiglio delle garanzie statutarie gli aveva chiesto di elaborarle tramite un disegno di legge e data la riluttanza dell’Erc – la Sinistra Democratica di Catalogna – ad approvare il testo attuale.

L’Erc ritiene che i vantaggi e i problemi del turismo a Barcellona siano completamente differenti da quelli del resto della Catalogna e desidera che la nuova normativa rifletta questa distinzione.

C’È CHI DICE NO ALLA TASSA

Intanto, l’associazione degli appartamenti turistici di Barcellona, ​​Apartur, ha chiesto al governo catalano di riconsiderare l’attuazione dell’aumento della tassa di soggiorno in Catalogna. Un’opposizione totale a una gabella che viene considerata “l’ennesimo esempio di criminalizzazione del settore e una mancanza di dialogo”.

“La misura renderà le vacanze più costose per le famiglie e per gli stessi catalani“, sottolinea in una nota Apartur, chiedendo che l’approvazione del disegno di legge in Parlamento serva a stabilire un aumento progressivo delle tariffe, “giuste ed eque e contribuisca alla destagionalizzazione”.

Anche il settore turistico della regione di Girona ha già espresso la sua più ferma opposizione al decreto legge 6/2025 del 25 marzo, che adotta misure urgenti in materia di imposta di soggiorno nelle strutture ricettive e autorizza i comuni ad applicare un supplemento fino a 4 euro.

Una dozzina di alti rappresentanti della Federazione alberghiera e del turismo di Girona, dell’Associazione campeggi di Girona, dell’Associazione turistica degli appartamenti (Ata), dell’Ente del turismo di Girona e dell’Associazione del turismo rurale hanno espresso la loro contrarietà in conferenza stampa.

Il presidente dell’Ente del turismo di Girona, Jaume Dulsat, ha definito la tassa un “soffocamento fiscale per un settore che non può continuare a essere una fonte costante di finanziamento per le amministrazioni pubbliche“.

Secondo il sito del Dipartimento per le imprese e l’occupazione, dal 2012 alla prima metà del 2024, in Catalogna sono stati raccolti 641 milioni di euro, di cui il 18%, ovvero quasi 115 milioni di euro, nella provincia di Girona, ​​seconda solo a Barcellona.

Il presidente dell’Associazione dei campeggiatori, Miquel Gotanegra, ha osservato che la misura “rischia di distruggere la competitività con altre destinazioni in un settore imprenditoriale fondamentale per lo sviluppo economico e sociale, che rappresenta il 12% del Pil in Catalogna e quasi il 21% nella provincia di Girona”.

Antoni Garcia dell’Ata ha sottolineato la stagionalità del settore turistico di Girona, motivo per cui ritiene che non si possano applicare le stesse tariffe in bassa e alta stagione: “In bassa stagione la tassa di soggiorno può rappresentare il 30% del costo del soggiorno e avrà un impatto su molte famiglie”.

I dirigenti aziendali hanno inoltre duramente criticato il fatto che il decreto sia stato pubblicato tre settimane prima dell’inizio della stagione estiva, quando molte aziende avevano già firmato contratti con i tour operator con tariffe concordate un anno prima. Hanno anche chiesto “trasparenza nell’uso dei fondi raccolti dalla city tax da parte delle autorità locali, tenendo conto che in Catalogna solo il 40% dei comuni pubblica resoconti completi, nella regione di Girona il 25%”.

E A BARCELLONA TORNANO LE PROTESTE ANTI OVERTOURISM

E mentre la Catalogna discute sulla nuova city tax, Barcellona torna a sollevarsi contro l’overtourism. Davanti alla Sagrada Familia alcuni manifestanti hanno colpito un bus turistico con pistole ad acqua per denunciare il sovraffollamento e il modello economico che, secondo gli attivisti, penalizza i residenti. Il 2024 ha visto 94 milioni di arrivi in Spagna, aggravando una crisi abitativa che tocca oltre 500mila unità. La società di consulenza Braintrust prevede che il numero salirà a 115 milioni entro il 2040.

Dopo le proteste della scorsa estate in tutto il Paese, i focolai si erano già riaccesi prima della Pasqua: i residenti considerano insufficienti le nuove misure governative per contrastare gli effetti negativi del turismo di massa e chiedono alle autorità di rafforzare le normative prima che l’alta stagione porti nuovamente le destinazioni turistiche al collasso.

protesta-overtourism

Nelle scorse settimane disordini a Tenerife. Gli attivisti hanno devastato una flotta di auto a noleggio, avvertendo che avrebbero intensificato le azioni prendendo di mira gli aeroporti.

Alcuni manifestanti hanno organizzato uno sciopero della fame per protestare contro due nuovi cantieri per alberghi. I residenti hanno dichiarato di essere stati costretti a dormire nelle loro auto o in grotte, perché non potevano permettersi un alloggio sull’isola.

“Non abbiamo nulla contro i turisti singoli, ma l’industria sta crescendo sempre di più e sta consumando così tante risorse che l’isola non può farcela“, ha dichiarato Ivan Cerdena Molina, uno dei promotori delle proteste, all’agenzia di stampa locale The Olive Press.

A maggio 15 gruppi di attivisti provenienti da Spagna, Portogallo, Italia e Francia terranno un vertice a Barcellona per coordinare gli sforzi contro il turismo insostenibile. Il movimento Menys turisme, més vida (Meno turismo, più vita), con sede a Maiorca, ha dichiarato che raddoppierà i suoi sforzi in estate.

Uno dei principali problemi è l’aumento vertiginoso dei costi abitativi, poiché molte proprietà sono state destinate agli affitti turistici e i terreni acquistati per la costruzione di nuovi resort.

A giugno 2024 il consiglio comunale di Barcellona ha annunciato un piano per eliminare le licenze per appartamenti turistici entro il 2028. La città non ha concesso nuove licenze dal 2014, quando l’offerta fu limitata a circa 10mila unità.

La Spagna sta inoltre progettando di introdurre una tassa del 100% sugli immobili acquistati da residenti extracomunitari, come ultima mossa per proteggere il mercato dagli acquirenti stranieri. Le vendite di case a stranieri, compresi i cittadini dell’Ue, rappresentano circa il 15% del mercato immobiliare, secondo il registro immobiliare spagnolo.

I due principali sindacati spagnoli, Ccoo (Comisiones obreras) e Ugt (Unión general de trabajadores), hanno proposto un pagamento una tantum o un aumento salariale del 7,75% per il personale di hotel, ristoranti e bar in tutto l’arcipelago, per mitigare i costi di vita proibitivi dei lavoratori.

Secondo l’Istituto nazionale di statistica spagnolo, il 33,8% dei residenti nelle Isole Canarie è a rischio di povertà o esclusione sociale, il dato più alto di tutte le regioni ad eccezione dell’Andalusia.