Al rifugio di Coppo dell’Orso, dove il Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise è più selvaggio

Su un terrazzo a 1860 metri di quota, un minuscolo e romantico rifugio accoglie gli escursionisti che salgono dalla Vallelonga. E’ possibile proseguire verso i 2003 metri del Monte Cornacchia L'articolo Al rifugio di Coppo dell’Orso, dove il Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise è più selvaggio proviene da Montagna.TV.

May 10, 2025 - 18:01
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Al rifugio di Coppo dell’Orso, dove il Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise è più selvaggio

Uno dei rifugi più suggestivi del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise si affaccia dall’alto sulle fitte faggete della Vallelonga, nell’angolo più settentrionale dell’area protetta. Il bellissimo sentiero che lo raggiunge offre una ripida salita a piena immersione nel bosco. La zona, molto frequentata dal cervo, consente agli escursionisti più fortunati anche l’incontro con l’orso.

Camminatori allenati possono proseguire verso il sassoso e solitario Monte Cornacchia, che è il “duemila” più settentrionale del Parco. Si inizia scavalcando il crinale dei Tre Confini, si continua in un ambiente solitario e segnato dal carsismo, con panorami che abbracciano i Monti Ernici, il Sirente e le vette più elevate del PNALM. 

La Vallelonga, tra le più affascinanti dell’Appennino centrale, si raggiunge comodamente dalla piana del Fucino, e quindi anche dall’Aquila e da Roma. Il rifugio, uno dei costruiti un secolo fa dal Parco per volere del suo primo presidente Erminio Sipari, è rimasto abbandonato per molti anni, ed è stato poi recuperato grazie ai soci della Sezione CAI di Trasacco, Villavallelonga e Collelongo, che s’intitola proprio al Coppo dell’Orso. 

Oggi il rifugio, che in realtà è uno spartano bivacco, può essere utilizzato dagli escursionisti anche per il pernottamento. Il prezzo è modico, il regolamento e il modulo di prenotazione si trovano sul sito, per il ritiro delle chiavi si deve scrivere a coppodellorso@gmail.com o contattare il responsabile Romolo Salvati al 335.7095764. E’ necessario il sacco a pelo, ed è bene portare dell’acqua potabile, dato che al rifugio ce n’è una scorta limitata. Nella zona non ci sono sorgenti. Cucina a gas, pentole e stoviglie sono a disposizione di chi pernotta.

 

L’itinerario: da Villavallelonga a Coppo dell’Orso e al Monte Cornacchia

Punto di partenza: Villavallelonga (AQ), bivio per Fonte Astuni (AQ)
Dislivello: + 780 m fino al rifugio, + 990 m fino in vetta
Tempo: 4.45 ore a/r fino al rifugio, 7 ore a/r fino in vetta
Difficoltà: E

Dal parcheggio ci si incammina sulla strada sterrata raggiungendo il rifugio (chiuso a chiave) e il fontanile di Fonte Astuni (1190 m, 0.45 ore).
Il sentiero, indicato dai segnavia Q9, sale a destra del fontanile, traversa dei cespugli ed entra nella faggeta dove diventa più evidente. Il tracciato raggiunge un crinale, sale direttamente in un largo vallone, poi un tratto obliquo a sinistra porta al crinale che separa il Vallone Martina dalla Valle Fossate (1426 m, 0.45 ore). 

Si continua per delle ripide rampe, si traversa una radura e si prosegue con percorso sempre faticoso. Dove il bosco si dirada il sentiero si tiene a sinistra, supera gli ultimi faggi, traversa un ripido prato e sale al rifugio di Coppo dell’Orso (1860 m, 1.15 ore), belvedere sui Prati d’Angro e i monti Marcolano, Schiena Cavallo, Marsicano e Petroso. La discesa per lo stesso itinerario richiede 2 ore fino all’auto. 

Se si vuole proseguire si sale alle spalle del rifugio, si lascia a destra un sentiero per i Prati Sant’Elia e si riprende a salire su un crinale con segnavia e ometti di pietre. Dalla cresta dei Tre Confini (1950 m) ci si affaccia sulle pietraie del Macerone e della Brecciosa.
Il sentiero scavalca un cocuzzolo e continua in basso a destra. Poi se ne aggira un secondo, si superano delle erosioni, si evita la vetta più alta dei Tre Confini e si raggiunge una sella (1927 m, 0.45 ore) dove ci si affaccia sull’altopiano carsico dei Pozzi. A sinistra si apre il selvaggio Vallone Lacerno. 

Lasciato il sentiero segnato, si segue la facile ed evidentissima cresta. Si scavalcano due cocuzzoli rocciosi, poi se ne aggira un terzo a sinistra per tracce di sentiero indicate da vecchie paline di ferro. Toccate un’anticima e una sella si sale alla vetta del Monte Cornacchia (2003 m, 0.30 ore), belvedere sulla Val Roveto e il Pizzo Deta. La discesa a Coppo dell’Orso richiede 1 ora.


Da vedere: la tomba del “Vecchiaccio” a Collelongo

Chi conosce la storia dell’alpinismo sul Gran Sasso, prima o dopo l’escursione a Coppo dell’Orso, può visitare il piccolo cimitero di Collelongo. A destra dell’entrata, delle pietre calcaree decorate con chiodi e un cordino indicano la tomba di Vito Plumari, ex-bidello di Pierluigi Bini alle medie, che poi è diventato uno dei compagni di cordata preferiti del fortissimo alpinista romano, che lo ha ricordato battezzando in suo onore la Via del Vecchiaccio alla Seconda Spalla del Corno Piccolo. Quando Vito muore nel 1996, sarà proprio Pierluigi a organizzare la sua traslazione da Prima Porta, il nuovo e anonimo cimitero di Roma, al piccolo camposanto di Collelongo, circondato dai boschi della Marsica. E a costruire per lui, insieme all’amico Luigi Cianciusi, un alpinista di Avezzano, una tomba in pietra ispirata alle Dolomiti.


Come arrivare

Dall’uscita Aielli-Celano sulla A 25  si continua lungo la SS 5 e la SP 19 fino a Villavallelonga. Dal paese si segue la strada di fondovalle, superando la Fonte Tricaglio e la chiesa della Madonna della Lanna. Si posteggia poco oltre (1080 m), accanto a un bivio con cartello del Parco.

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