Yuri Koshelenko e Alexey Lonchinsky alla ricerca di una nuova via vicino al Kangchenjunga
I due fortissimi alpinisti russi, entrambi già vincitori di un Piolet d’Or, non hanno comunicato con precisione la loro meta. Alpinismo esplorativo e salite “pulite” scelta prioritaria per entrambi L'articolo Yuri Koshelenko e Alexey Lonchinsky alla ricerca di una nuova via vicino al Kangchenjunga proviene da Montagna.TV.

È una cordata da Piolet d’Or quella che si unisce virtualmente a Peter Hamor, Romano Benet e Nives Meroi nel massiccio del Kangchenjunga. I russi Yuri Koshelenko e Alexey Lonchinsky sono diretti in questa zona con il proposito di aprire una nuova via questa primavera, ma non hanno rivelato altri dettagli sui loro piani.
Il sessantaduenne Koshelenko ha condotto diverse spedizioni con le ultime squadre sovietiche negli anni ’90, e ha alle spalle una carriera ricca di premi. Si è sempre contraddistinto per aprire nuove vie su pareti difficili, e ha ricoperto il ruolo di maestro e mentore per molti giovani alpinisti suoi conterranei. Nel 2003, ha vinto il Piolet d’Or per l’apertura di una nuova e impressionante linea di 2500 metri sulla parete Sud del Nuptse, insieme a Valeri Babanov. L’anno scorso, Koshelenko si è aggiudicato un’altra prima salita: quella di un 6000 senza nome in Ladakh, nell’Himalaya indiano, insieme a Bayarsaikhan Luvsand e Mikhail Pups.
Lonchinsky ha ricevuto il Piolet d’Or nel 2015, per la salita alla parete Sud Est del Thanmsherku (6608) con Aleksander Gukov. È la terza volta che Koshelenko e Lonchinsky si legano alla stessa corda in spedizione: la prima è stata nel 2017 sul Phungi Peak, per il quale i due sono stati nominati per la versione russa del Piolet d’Or. La seconda è stata invece in Nepal nel 2023, quando i due hanno realizzato la prima salita del Rolwaling Kang Sgar (6645 m).
La cordata russa ha molti punti in comune con Hamor, Benet e Meroi: lo stile alpino, la ricerca di pareti vergini e i valori con cui hanno dato forma alle loro carriere alpinistiche, tutte molto lunghe e prolifiche. Hanno iniziato alla fine del secolo scorso con le spedizioni agli 8000, per poi passare all’apertura di vie di esplorazione dall’elevata tecnicità su montagne più basse.
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