
La
grandine, un fenomeno meteo spesso sottovalutato, sta mostrando un volto sempre più violento e imprevedibile. Non si tratta più di semplici chicchi di ghiaccio che sorprendono durante un temporale, ma di veri e propri
proiettili naturali capaci di devastare interi territori in pochi minuti. Negli ultimi anni, numerosi eventi hanno messo in ginocchio
intere aree europee, soprattutto tra
Spagna e
Italia settentrionale, dove la frequenza e l’intensità delle grandinate sono in preoccupante aumento.
Il cuore del temporale: dove nasce la grandine La formazione della
grandine avviene all’interno dei
cumulonembi, nuvole torreggianti che si ergono nei cieli durante i temporali più intensi. In queste strutture verticali, le
correnti ascensionali sollevano minuscole gocce d’acqua a temperature sottozero, che si congelano all’istante a contatto con nuclei ghiacciati. È così che prende forma un piccolo chicco di grandine, che, salendo e scendendo più volte dentro la nube,
cresce fino a raggiungere dimensioni sorprendenti. Il fenomeno diventa distruttivo quando le correnti d’aria superano i
140 chilometri orari, riuscendo a tenere in sospensione chicchi anche
superiori ai 5 centimetri. È una condizione che si manifesta sempre più di frequente, favorita dalla crescente instabilità atmosferica e dalla maggiore umidità nei bassi strati, elementi
alimentati dal riscaldamento globale.
La caduta e l’impatto: una questione di energia Quando un chicco di grandine ha raggiunto la sua dimensione massima e la
gravità prende il sopravvento, inizia la sua discesa verso il suolo. La
velocità di caduta è direttamente proporzionale alla grandezza: un chicco più grande cade più rapidamente, scaricando sul terreno un’
energia cinetica capace di provocare danni ingenti. La maggior parte degli episodi registra chicchi con diametro tra
mezzo centimetro e tre centimetri, ma le situazioni estreme portano a dimensioni che
superano i 10 centimetri. In questi casi, il
danno meteo è evidente e diffuso: si colpiscono
campi agricoli, tetti, veicoli e persino le persone, che se sorprese all’aperto, possono riportare gravi ferite.
Uno studio meteo spagnolo: calore marino e grandinate record Un’importante ricerca pubblicata su
Geophysical Research Letters da un gruppo di
ricercatori spagnoli ha analizzato i motivi dell’eccezionale intensità delle grandinate avvenute nell’
autunno 2022. Il lavoro ha identificato come causa primaria una
ondata di calore marino che, nel corso dell’estate precedente, aveva colpito il
Mediterraneo occidentale. Secondo lo studio, le
acque insolitamente calde hanno amplificato la
convezione atmosferica, generando nubi temporalesche molto potenti e ricche di umidità. Questo vapore acqueo, trasportato nell’atmosfera, ha favorito la
formazione di chicchi di grandine eccezionalmente grandi. Le ondate marine di calore, osservano i ricercatori, sono una conseguenza diretta delle modifiche climatiche indotte dall’
attività umana.
Il ruolo dell’anticiclone: un alleato silenzioso della grandine Anche l’apparente calma degli
anticicloni può nascondere insidie. Questi
sistemi di alta pressione, quando stazionano a lungo su una regione, ostacolano il passaggio delle perturbazioni e creano un
accumulo di aria calda e umida nei bassi strati. Al primo cedimento della pressione atmosferica, questo carico termico può dare vita a
temporali esplosivi. Il contrasto tra l’aria bollente in superficie e quella più fredda in quota genera
forti correnti verticali, che rappresentano la condizione ideale per lo sviluppo di
grandine di grandi dimensioni. Anche in questo caso, si tratta di un fenomeno che la climatologia recente sta osservando con crescente attenzione, specie nei mesi più caldi.
Una nuova normalità meteo per l’Europa meridionale I segnali sono inequivocabili:
l’Europa del Sud, e in particolare l’
Italia settentrionale, devono fare i conti con un nuovo regime meteo, in cui le
grandinate violente non sono più un’eccezione. Tra
Maggio e
Agosto, il rischio cresce notevolmente, e la capacità di previsione dei modelli meteorologici tradizionali spesso non è sufficiente. Per monitorare queste celle temporalesche in rapido sviluppo, è oggi fondamentale l’utilizzo di
radar meteo ad alta risoluzione, in grado di cogliere segnali a pochi minuti dall’impatto. L’
imprevedibilità rimane però alta, e il fenomeno della grandine continua a rappresentare una delle sfide più complesse della meteorologia contemporanea.
Meteo e rischio GRANDINE GIGANTE: inizia il periodo peggiore