I mestieri di Mirko, la tenace – e trasversale – ricerca dell’eccellenza
Quattro stagioni finora per I mestieri di Mirko, su RaiPlay con le nuove puntate dagli inizi di Marzo

I mestieri di Mirko è uno di quei programmi nati per RaiPlay che conquistano uno spazio nella programmazione televisiva. Quattro stagioni all’attivo – le prime 3 da 20 puntate, la quarta ferma a 14 – in cui Mirko Matteucci va in giro per l’Italia a scovare e raccontare piccole eccellenze locali di ogni tipo, da quelle enogastronomiche alle artigianali, in un viaggio tra le gemme nascoste d’Italia in un format breve e dai tanti spunti.
Negli anni è diventato una sorta di ‘censimento’ video delle antiche attività artigianali e professionali del nostro Paese -e non solo – e soprattutto una testimonianza delle loro trasformazione per ‘resistere’ ai tempi che cambiano. Un archivio cui attingere per vedere come eravamo e come è possibile modificarsi per adattarsi alle esigenze di una contemporaneità che crede, erroneamente, di non aver bisogno del passato. Mai, invece, come in questi tempi la memoria si dimostra necessaria per costruire un futuro libero e democratico (ma questa è un’altra storia…).
La quarta stagione è iniziata lo scorso 5 marzo: per il format di Rai Contenuti Digitali e Transmediali, ideato da Mariano D’Angelo e diretto da Paolo Tommasini, si è deciso un rilascio settimanale al mercoledì. La formula non cambia: nei diversi appuntamenti – che in questa stagione si concentrano in Lazio, Toscana e Emilia Romagna – Mirko Matteucci si muove tra botteghe e locali per raccontare i mestieri d’eccellenza del nostro paese e l’evoluzione dei lavori antichi che mantengono un legame indissolubile con il territorio. Si va dall’arte della prima maestra chocolatier del mondo alle lezioni in una falegnameria sociale che forma giovani allievi e accoglie chi è emarginato, passando per le antiche tecniche di panificazione tramandate da generazioni e per la tradizione del cesellatore.
Il ruolo di Mirko è quello di ‘entusiasta’ esploratore del passato e di apprendista ‘pasticcione’, in un simulacro del pubblico ‘caricato’ di naïveté che dà al racconto la sua specificità rispetto ad altri programmi di tradizione che da decenni scoprono l’Italia più ‘nascosta’. Ma non c’è solo ‘passato’ nelle esperienze vissute da Mirko (e trasferite così al pubblico): lo sguardo narrativo cerca di essere sempre trasversale e cerca anche di tenere insieme, come detto, il passato e il futuro, anche con esperienze insolite, come la guida sicura, il modellismo e la meticolosa ricerca che anima il lavoro dell’erborista. Tutto si tiene nello sguardo narrativo e nel ‘personaggio’ di Mirko, nato nel suo taxi ‘intercettato’ da Propaganda Live.
Un format nato per la piattaforma e che ha nel consumo web la sua modalità d’elezione per linguaggio, personaggi, narrazione, argomenti, anche lunghezza, che in tv rischi di essere ‘intramuscolare’ e che sul web invece è perfetta per un binge-watching. E quando si ha voglia di girare un po’ l’Italia, I mestieri di Mirko è sicuramente una piacevole possibilità.